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Tommasi:”Dalla Roma puoi aspettarti di tutto”

(Il Romanista – M.Macedonio) – «Ricordo bene quella sera perché avevo la fascia di capitano» racconta Damiano Tommasi, la cui immagine, braccia al cielo dopo il gol, con De Rossi che lo solleva, campeggiava l’indomani sulla...

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) - «Ricordo bene quella sera perché avevo la fascia di capitano» racconta Damiano Tommasi, la cui immagine, braccia al cielo dopo il gol, con De Rossi che lo solleva, campeggiava l’indomani sulla copertina de Il Romanista, con un titolo eloquente: “Godo”.

E la ricordano bene anche i tifosi, quella sera del 26 gennaio del 2006, tra tormenta e gelo, con la neve che non smetteva di venire giù, e in tanti non riuscirono a raggiungere Torino. Cinque anni e un giorno: tanto è passato tra quel quarto di finale di Coppa Italia contro la Juventus e quello che vedrà domani la squadra giallorossa tornare ad affrontare i bianconeri all’Olimpico. «Di quella partita mi torna alla mente che c’era Capello sull’altra panchina – continua l’ex “anima candida”. – Ma ricordo ancora di più il rammarico del mister Spalletti, all’aeroporto e durante il rientro a casa, per quei due gol di Del Piero subìti nel finale, uno addirittura nel recupero, dopo che eravamo stati in vantaggio per 3-0. C’era il dispiacere, insomma, di non aver chiuso lì il discorso qualificazione, anche se, al ritorno, la sconfitta per 1-0 (si giocava ancora su andata e ritorno, ndr) ci permise comunque di passare il turno». Una serata sotto la neve per una trasferta a dir poco proibitiva. Ci fu chi, eroicamente, decise di arrivare fino a destinazione, anche a costo di entrare allo stadio a partita iniziata (e qualcuno vi approdò addirittura al fischio finale). E chi fu costretto invece a ripiegare su qualche autogrill, alla disperata ricerca di un televisore che la trasmettesse. «Non avevamo notizia di tali disavventure, ma non era difficile immaginare che con quelle condizioni climatiche dovesse essere un’impresa mettersi in viaggio».

Era una Roma che veniva già da sei di quelle che sarebbero poi state le undici vittorie consecutive in campionato.

Era il primo anno di Spalletti, ma anche il mio ultimo alla Roma, dopo l’infortunio. In effetti, era una Roma che ripartiva con piena fiducia nei propri mezzi. Anche quella sera, giocammo con grande convinzione. Ricordo bene il mio gol. Il mister mi aveva spostato lateralmente, ma in quell’occasione – eravamo nella ripresa – trovai l’inserimento giusto e riuscii a battere Abbiati, spiazzandolo. Era il gol del 2-0, dopo il vantaggio di Mancini nel primo tempo. E poco dopo arrivò anche il 3-0 di Perrotta.

Una Roma senza Totti, quella sera.

Proprio come quella che scenderà in campo domani. Mi sembra che, rispetto a quella, la Roma di oggi abbia più un problema di abbondanza. Allora, succedeva spesso che in panchina andasse qualche giovane della Primavera. E anche quella sera, giocammo, ad esempio, con Okaka (appena sedicenne, ndr) e Curci. E c’erano anche Rosi e Cerci, altrettanto ragazzini. Oggi la Roma si trova a poter fare turn-over con grandi campioni e questo le consente di competere su più fronti. Prima non era facile star dietro a tutti gli impegni ravvicinati, mentre oggi vediamo che, anche alla luce delle squadre rimaste, la stessa Coppa Italia è tornata ad essere un trofeo importante. Merito della formula, che con l’eliminazione a turno secco fa sì che le gare acquistino interesse, grazie al carico di adrenalina che mettono in gioco. Mi hanno sempre attirato le competizioni di questo tipo, perché danno stimoli in più. E credo che l’interesse aumenterebbe ancora se in palio, con la conquista della Coppa Italia, vi fosse un posto in Champions League. Lo sarebbe soprattutto per quelle squadre che non hanno molto da chiedere al campionato.

Un tuo parere su Delneri.

Vivo a Verona, e so quale bel ricordo abbia lasciato qui con il Chievo. E’ un professionista serio, grande conoscitore del campionato italiano, e che ora, in una società importante come la Juve, sta facendo bene il proprio lavoro. Trovo che stia pagando un po’ troppo i tanti infortuni che hanno colpito la squadra. Ma sulle sue qualità come allenatore, non si discute.

Dove può arrivare questa Roma?

Come sempre: può arrivare dappertutto come può farsi del male da sola. E’ un problema di ambiente e di equilibri nello spogliatoio, che peraltro non conosco.

Ti convince la gestione che sta operando Ranieri, facendo ruotare i tanti campioni che ha in rosa?

Mi sembra che soprattutto queste ultime partite abbiano dimostrato la capacità, da parte dei giocatori, di mettersi a disposizione del tecnico e della squadra. Non lo dico solo io, ma lo hanno ripetuto anche di recente Allegri e tanti altri: la differenza, nelle grandi squadre, la fanno i cambi. La Roma ha delle “prime scelte” che spesso non trovano posto dall’inizio. Penso a giocatori come Brighi, e non solo. Ma la forza sta proprio lì. Nel valore aggiunto che le viene dall’organico. E che può essere davvero la chiave vincente.