(Il Romanista) - Damiano Tommasi, come presidente Associazione Italiana Calciatori, ha parlato a Tuttomercatoweb, della condizione dei calciatori in Italia e della situazione relativa al contratto collettivo.
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Tommasi: «Nel 2012 ci vorrà l’accordo collettivo»
(Il Romanista) – Damiano Tommasi, come presidente Associazione Italiana Calciatori, ha parlato a Tuttomercatoweb, della condizione dei calciatori in Italia e della situazione relativa al contratto collettivo.
Il titolo arriva alla fine: per il prossimo campionato la firma sul contratto collettivo è vitale. Un’eredità difficile quella che ha raccolto da Sergio Campana, ma che Tommasi sta vivendo - al solito - con la massima assunzione di responsabilità:
«Sicuramente è una gran bella responsabilità visto che è stato il primo e l’unico presidente di un’associazione che da più di quarant’anni esiste ed ha acquisito una dimensione nazionale di tutto rispetto nel mondo del calcio».
Molte squadre italiane hanno in rosa tanti giocatori stranieri. Per gli italiani è così difficile fare i calciatori?
E’ difficile per tutti, ci sono anche parecchi giocatori italiani che militano all’estero. L’Associazione è l’associazione italiana dei calciatori che giocano in Italia e non quella dei giocatori italiani. Il discorso di tanti stranieri nelle squadre è più un discorso di crescita a livello di Nazionale e bisogna capire se i giocatori italiani hanno le stesse possibilità di emergere e trovare continuità in grandi squadre come in passato, cosa che oggi è un po’ più complicata.
Durante l’ultima sessione di mercato ci sono state polemiche tipo quella fra Marotta e Amauri, con il dirigente che ha accusato il giocatore di aver rifiutato il trasferimento ad un’altra squadra.
Amauri ha un contratto firmato e controfirmato dalla società liberamente, senza nessun obbligo, non vedo perché si debba incolpare un giocatore perché vuole rispettare il suo contratto. Non è la prima volta che accade che una società voglia interrompere prima il rapporto o viceversa che un giocatore voglia andar via prima della scadenza naturale del contratto. Bisognerebbe prendere atto che il contratto è firmato dalle due parti liberamente.
Spesso accade che un calciatore chieda un aumento prima della scadenza del contratto e che l’ottenga. Nelle altre professioni quasi mai capita che un lavoratore riesca a farsi dare un aumento, semplicemente andando dal proprio datore di lavoro e chiedendolo sulla base di aver svolto bene il proprio incarico. Troppo generosi i presidenti o abili negoziatori i procuratori e i giocatori?
Il calcio, a differenza di tanti altri lavori, è fatto di contratti a termine, quindi il mancato aumento può essere l’imminente cessazione di un contratto o la voglia di cambiar squadra. C’è da dire che spesso e volentieri le richieste di aumento avvengono perché ci sono richieste per il giocatore da altre società, che fanno capire al calciatore che avrebbe la possibilità di guadagnare di più se cambiasse squadra. In questi casi non è l’abilità manageriale dei procuratori o dei calciatori, ma sul piatto ci sono varie offerte e quando il contratto è a termine c’è anche l’esigenza da parte dei giocatori di garantirsi comunque contratti al di là della scadenza naturale di quello che era in essere.
Il contratto adesso è stato firmato per i calciatori di serie A e per quelli di B è in dirittura d’arrivo, ma varrà fino al 30 giugno 2012. A quella data ci troveremo di nuovo con le contrapposizioni fra i calciatori e le società che hanno portato allo sciopero?
No, mi auguro di no anche perché la scadenza così a breve impone a tutti la riflessione sul fatto di mettersi seduti per tempo a trattare e trovare un accordo prima di quella data o quanto meno di prolungare l’accordo trovato oltre quella scadenza. Una cosa è chiara: non si può pensare di partire la prossima stagione senza l’accordo collettivo. Questo è anche l’impegno che ci siamo presi come Associazione di rinnovare e prolungare l’accordo collettivo al più presto
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