Ora anche l’Italia apre ai soci tifosi attraverso l’azionariato popolare che all'estero, soprattutto nella Liga spagnola e nella Bundesliga tedesca, ha avuto tanto successo. Un emendamento al Ddl delega sullo sport appena approvato apre infatti a questa opzione disegnando la cornice per dare vita anche nel nostro Paese al sogno proibito di ogni tifoso di calcio: diventare il proprietario, anche se per una piccola quota, della squadra del cuore. La proposta punta ad allargare la delega per il riordino del Coni e dello sport in generale stabilendo un criterio direttivo. Come menziona Il Sole 24 Ore, quello di "individuare forme e condizioni di azionariato popolare per le società professionistiche". La norma, quindi, punta a regolare la partecipazione al capitale sociale di una società sportiva da parte di un gruppo di persone, che, in base alla percentuale di partecipazione e all'entità del loro investimento prenderanno parte ai risultati economici aziendali. In Europa, il modello è abbastanza diffuso soprattutto nel calcio. In Germania è stata introdotta nel 1998 la regola del 50+1 che prevede l'obbligo che la maggioranza delle azioni sia in mano ai supporter: le squadre possono comunque scegliere di mettersi sul mercato , con le quote spesso raccolte da imprenditori o aziende locali. In Spagna la situazione è più netta: o una squadra è totalmente in mano ai privati che possono quindi acquistare anche tutte le quote della società o è invece un'associazione no profit in mano ai propri soci, con la regola “un socio un voto” in sede di assemblea. In Italia c’è stato qualche esperimento tra i tifosi della Roma e in qualche squadra minore. Ora si apre anche in Italia la strada dell’azionariato popolare.
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Tifosi soci della propria squadra: così l’Italia apre al modello Barcellona
I sostenitori potranno partecipare alle azioni del proprio club calcistico preferito, come nelle altre grandi realtà calcistiche d'Europa
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