(Corriere dello Sport - A.Maglie) - Un bel Siena svela tutti i limiti di questa Roma incapace di vincere. Luis Enrique non può essere soddisfatto: i timidi progressi messi in mostra contro l’Inter sono scomparsi contro un avversario bene organizzato, soprattutto lesto a sfruttare in contropiede gli ampi spazi che la Roma ha sistematicamente lasciato.
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Tanto Siena. Zero applausi per la Roma
(Corriere dello Sport – A.Maglie) – Un bel Siena svela tutti i limiti di questa Roma incapace di vincere. Luis Enrique non può essere soddisfatto: i timidi progressi messi in mostra contro l’Inter sono scomparsi contro un...
Il computo delle occasioni da gol è impietoso per Totti e c.: a parte il gol, una conclusione di testa nel finale di Osvaldo (poteva essere il raddoppio), un bel tiro di Pjanic (non lontano dall’incrocio), una punizione di Totti potente ma tra le braccia del portiere; dall’altra parte almeno quattro nitide opportunità, un salvataggio sulla linea di Kjaer, un palo diventato poi gol con la ribattuta di Vitiello (addormentati i difensori giallorossi in mezzo all’area). La Roma avrebbe dovuto approfittare del fatto che Sannino aveva deciso di lasciare inizialmente a riposo ben sei titolari.
Ciononostante, dall’inizio alla fine i giallorossi hanno sofferto la velocità degli esterni, prima di Angelo (costretto a uscire nel finale del primo tempo per un problema muscolare) e poi Gonzalez, una vera forza della natura (notevole un coast to coast di almeno una cinquantina di metri con tiro che sfiorava il palo e i difensori romanisti che gli arrancavano alle spalle). La Roma non ha ancora una identità. Essendo troppo interessata a ricordare le battute del copione, virgole comprese, dimentica la sostanza, cioè la necessità di liberare l’uomo al tiro. Non è un caso che le soluzioni migliori i ragazzi di Luis Enrique le abbiano trovate quando hanno buttato il copione all’aria e si sono messi a cercare la profondità fregandosene del giro-palla inconcludente. Il Siena non poteva non approfittarne. Ha tenuto nove uomini dietro la linea della palla, gli esterni molto larghi per allargare il campo e gli spazi.
OSVALDO -Nei primi 25’ si è vista poca Roma. La solita lunghissima teoria di passaggi: palla avanti, palla indietro, palla laterale. Pochi tagli dall’esterno verso l’interno (anche perché tutte e tre le punte schierate da Luis Enrique avevano vocazioni «centrali»), soprattutto uno spostamento troppo lento della palla con una squadra ferma. Non a caso la svolta del primo tempo è venuta da una soluzione,come dire, tradizionale: cambio di gioco da destra a sinistra per il veloce Josè Angel, che metteva la palla in mezzo all’area dove Borriello molto lestamente la toglieva dalla pancia a un addormentato Vitiello per poi crossare senza trovare resistenza in Pesoli; un gioco da ragazzi per Osvaldo, a un metro dalla linea di porta, realizzare il gol del vantaggio. Sino a quel momento la Roma aveva replicato il solito copione condito con i soliti errori difensivi: un paio di disattenzioni di Kjaer (fuori tempo su un cross, «liberava » in area Calaiò il cui diagonale non si perdeva troppo distante dal palo; una palla appoggiata a un avversario sulla propria trequarti che poteva essere letale; un anticipo di testa di Brienza che obbligava Lobont a una respinta non particolarmente facile); contropiedi vissuti pericolosamente cioè uomo contro uomo o addirittura in inferioritànumerica.
DELUSIONE -La Roma non ha mai dato l’impressione, nel corso dei 90’, di poter imporre il risultato (non tanto il gioco perché quello sinceramente si vede poco). La realtà è che il possesso-palla (tutto favorevole ai giallorossi, sessantasei per cento) se resta accademico non regala gol e, quindi, vittorie. Così sviluppato, quel possesso ha il sapore di un inutile spreco di energie. Lo ha sottolineato il Siena che nel secondo tempo, controllando la palla molto meno, ha tenuto costantemente in allarme Lobont fino a quel gol del pari non immeritato, comunque non imprevisto per quello che stava accadendo sul terreno di gioco. Il punticino offre ai toscani la possibilità di affrontare con una certa fiducia lo scontro diretto con il Lecce. La Roma, invece, dovrà andare a Parma e se queste sono le premesse, non sarà una gita di piacere.
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