rassegna stampa roma

Taddei, risorsa imprevista

(Corriere dello Sport- R. Maida) – Nella Roma che sta imparando a domare, non solo dominare, gli avversari di turno, è spuntato un protagonista inimmaginabile. Rodrigo Taddei, titolare a sorpresa per scelta e non per necessità, ha raccolto...

Redazione

(Corriere dello Sport- R. Maida) - Nella Roma che sta imparando a domare, non solo dominare, gli avversari di turno, è spuntato un protagonista inimmaginabile. Rodrigo Taddei, titolare a sorpresa per scelta e non per necessità, ha raccolto applausi in cui non credeva più.

Merito di un assist furbo e preciso per Pjanic, di un contributo costante alla manovra offensiva, ma anche di 24 palloni recuperati: record della partita Roma-Lecce. Umiltà e qualità, il massimo per un allenatore come Luis Enrique. Forse deve crescere nell’attenzione difensiva ma «mi sto impegnando tutti i giorni per migliorare in questo ruolo di esterno sinistro, che ormai sento mio». Magari si riciclerà in un novello Zambrotta. Tra Novara e Lecce è tornato un calciatore, Taddei.

Ereditato dalla vecchia gestione, con un contratto lungo e poco gradito (fino al 2014), in un contesto di giovincelli ambiziosi, sembrava essersi perso nel cantiere, come un operaio rimasto senza coordinate. Si era immalinconito. Non ha mai protestato, certo, perché nella sua educazione brasiliana cattolica questo atteggiamento non esiste. Ma aveva pensato a un futuro diverso che lo rendesse più felice ed efficiente. Si allenava con passione, si applicava per capire un ruolo nuovo, quello di esterno sinistro alla catalana, ma non giocava mai. Dopo Inter-Roma, in cui era stato promosso titolare dalla squalifica di Josè Angel, era andato quattro volte in panchina e tre in tribuna: sette partite, un mese e mezzo di niente. Non esistevano preclusioni da parte dell’allenatore. Semplicemente Taddei era la riserva di Josè Angel, che proprio Luis Enrique aveva chiesto di comprare per quasi 5 milioni di euro dallo Sporting Gijon.

Il capo ha deciso di insistere sul suo pupillo, asturiano come lui, finché non si è reso conto delle difficoltà di ambientamento a un nuovo campionato e a una nuova vita. E allora, ha ripiegato sull’usato sicuro. Taddei ha risposto subito: a Novara dopo un primo tempo indeciso ha preso fiducia e ha dato il suo contributo alla vittoria; con il Lecce, «non so se sia stato il migliore in campo ma sicuramente è stato tra i migliori» ha ammesso Luis Enrique. I numeri, o almeno i risultati, gli danno ragione: con Taddei in campo, la Roma ha vinto due volte e pareggiato a San Siro con l’Inter. Incassando solo un gol (indolore). Solo un caso? Adesso tante sicurezze sul mercato di gennaio sono svanite. La Roma cercava un terzino sinistro di livello, tipo Tremoulinas del Bordeaux, ma forse non è più tanto convinta di investire in quel reparto. Se Taddei continua nell’adattamento al ruolo, da trentunenne vissuto può trasformarsi in vispa risorsa. Si vedrà da qui a Natale. Anche perché lavorare con gente che ha questo spirito, contenta quando gioca e professionale quando guarda, è sempre un piacere. «Ogni giorno allenarmi con la Roma è una gioia e un onore. Qui ho tutto per essere felice» dice lui, unico brasiliano rimasto di moda dopo la rivoluzione ispano-americana. La serenità, unita a una sana consapevolezza di qualità e limiti, è stata la sua arma migliore.