(Gazzetta dello Sport-A.Catapano) Era a San Siro, sabato sera. Da oggi è a Roma, aspetta di incontrare DiBenedetto, che arriverà domani (ha appuntamenti fissati con Alemanno, Petrucci e Letta), e gli uomini di UniCredit.
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Tacopina, la Roma e quel veto…
(Gazzetta dello Sport-A.Catapano) Era a San Siro, sabato sera. Da oggi è a Roma, aspetta di incontrare DiBenedetto, che arriverà domani (ha appuntamenti fissati con Alemanno, Petrucci e Letta), e gli uomini di UniCredit.
Probabilmente, avrà un posto nel nuovo Cda della Roma (fissato per il 27) e, con questo, la definitiva riabilitazione. Tre anni e qualche bufera dopo, diamo a Joe Tacopina quel che è di Joe Tacopina. Ve lo ricordate? Denigrato a Roma dopo il fallimento della trattativa Soros, poi messo in mezzo a Bologna. Questo avvocato newyorchese in Italia ha fatto la figura del ciarlatano, a torto. Perché a Roma non si occupò personalmente della trattativa — ormai pure i sassi hanno capito perché finì male. E dal mancato acquisto del Bologna — questo forse in pochi lo sanno — è uscito con un risarcimento di circa due milioni di euro (la cifra che aveva versato come caparra ad Alfredo Cazzola) che una sentenza del Collegio arbitrale gli ha riconosciuto nel 2009.
Alla nuova Roma americana oggi Joe Tacopina chiede un posto nella stanza dei bottoni. Ne ha il diritto. Perché nel 2007 fu lui ad avviare l'operazione Soros: ebbe l'idea, stabilì i primi contatti con l'Italia, trovò gli investitori e passò il tutto alla Inner Circle. E un anno fa, è ancora lui a stanare l'interesse di Thomas DiBenedetto e dei suoi amici bostoniani e a fornirgli il business plan realizzato da una delle sue società, la Madison Avenue. Dunque, che avrebbe fatto di male? Il suo coinvolgimento per mesi è rimasto nell'ombra, anche e soprattutto per volontà di UniCredit, timorosa che il nome «Tacopina» potesse gettare cattiva luce sull'operazione. Ma da oggi, forse, anche la banca toglierà il veto.
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