rassegna stampa roma

Successi, lacrime e debiti È finita la Roma dei Sensi

(Corriere della Sera – L.Valdiserri) È stata una telenovela infinita, in alcune sue puntate persino stucchevole, ma non c’è dubbio che ieri si sia chiusa un’era della storia della Roma.

Redazione

(Corriere della Sera - L.Valdiserri) È stata una telenovela infinita, in alcune sue puntate persino stucchevole, ma non c'è dubbio che ieri si sia chiusa un'era della storia della Roma.

La famiglia Sensi è ufficialmente fuori, dopo 18 anni, dalla sua creatura più amata. Rosella Sensi e la sorella Silvia, la madre Maria Nanni Sensi e la signora Angela Nanni F oravanti si sono dimesse dal Consiglio di amministrazione della società giallorossa.

L'impero costruito da Franco Sensi nel 1993 non c'è più. Ai quattro posti lasciati vacanti accedono due uomini di UniCredit, che negli ultimi anni ha «salvato» economicamente la Roma, e due della cordata bostoniana. Sono: Paolo Fiorentino, Bernardo Mingrone, Claudio Fenucci e Mauro Baldissoni. «Il mio pensiero va a Franco Sensi — ha detto una commossa Rosella —: voleva far grande la Roma e ci è riuscito. In questo momento penso a lui. Dedicargli lo stadio sarebbe un sogno. Auguro alla nuova proprietà grandi successi e spero che arrivino il prima possibile. Bisogna lasciar lavorare i nuovi con meno pressione di quella con cui avete fatto lavorare noi. Il mio futuro? Per ora farò la mamma».

Freddezza, semmai, c'è stata verso Franco Baldini. I rapporti con la famiglia Sensi non si erano mai rinsaldati dopo che il direttore generale era stato costretto ad andarsene perché non approvava le nuove alleanze — anche con la Juve di Giraudo — della Roma. Era un uomo da battaglia al sistema, non da alleanze con le «grandi» del Nord. Una politica che Rosella Sensi ha mantenuto anche in Lega fino all'ultimo istante, appoggiando Milan, Inter e Juve, per esempio, nella battaglia sulla divisione dei diritti televisivi. Secondo molti — tra i quali anche la cordata bostoniana che fa capo a Thomas R. DiBenedetto — la Roma perderebbe circa 8 milioni di euro appoggiando le storiche rivali. Non c'è nessun dubbio che i risultati sportivi ottenuti nell'era Sensi siano stati eccezionali: uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, molti (troppi) secondi posti e una presenza costante nell'élite europea.

La famiglia Sensi ha dato molto alla Roma, ma ha anche ricevuto molto. Ha introdotto la Roma in Borsa, ricevendone un grande beneficio economico, e ha speso moltissimo, fino a compromettere le sorti della controllante Italpetroli. Chissà se, potendo tornare indietro, Rosella si farebbe ancora consigliare così male da rifiutare l'offerta del George Soros Fund Management. Con i se e con i ma, però, non si vincono partite e non si risanano bilanci. Quelli della As Roma, dopo anni di mancata programmazione per l'assenza di soldi in cassa, sono particolarmente impegnativi. Così sarà importante e durissimo il lavoro che attende Claudio Fenucci, ex amministratore delegato del Lecce, che avrà dal 4 luglio il potere di delega per la firma dei contratti. Si può risanare e, nel contempo, spendere per rafforzare la squadra? Servirà un miracolo, o qualcosa di simile. Ecco perché è stato chiamato chi un piccolo miracolo l'ha già fatto: consegnare a chi arriverà da Lecce una società in pareggio senza bisogno di plusvalenze da calcio mercato.