rassegna stampa roma

Stekelenburg Uno chef per la porta della Roma

(Gazzetta dello Sport-M.Cecchini) È stato un lanciere, diventerà un lupo. Miracoli della genetica applicata al calcio, quella che in queste ore— officiata da una congrua cascata di denaro (sei milioni più due di bonus)

Redazione

(Gazzetta dello Sport-M.Cecchini) È stato un lanciere, diventerà un lupo. Miracoli della genetica applicata al calcio, quella che in queste ore— officiata da una congrua cascata di denaro (sei milioni più due di bonus)

— sta consentendo a Maarten Stekelenburg di trasformarsi da portiere dell’Ajax ad estremo difensore della Roma. Occhio, perché la differenza lessicale non è casuale visto che Luis Enrique vuole che il numero uno non sia solo uno che eviti i gol, ma un giocatore in grado di partecipare alla manovra difensiva. Il portiere è sordo ad un orecchio, handicap di cui non ha mai sofferto in campo

Problemi d’orecchio In fondo è quello l’aspetto dove Stekelenburg — soprannominato con poca fantasia «Steke» oppure «Gatto» — deve migliorare di più, ma le intenzioni sono ottime. Prima fra tutte quella di mettersi alle spalle il brutto infortunio occorsogli il 1 marzo scorso (frattura del pollice sinistro) che gli ha rovinato l’ultima parte della scorsa stagione. I contrattempi fisici non sono mancati nella carriera di questo 28enne di grande talento, vice campione del mondo con l’Olanda un anno fa, ottimo tra i pali ed affidabile nelle uscite, grazie al suo 1.98 di altezza (per soli 85 kg) e ad una tecnica di base notevole. Una sua caratteristica, tra l’altro, è quella di essere sordo ad un orecchio, anche se questo non è mai stato un handicap in carriera.

Diploma da chef Non a caso il suo curriculum è da campione, vantando quattro Supercoppe, tre Coppe d’Olanda e due titoli olandesi (l’ultimo un paio di mesi fa), senza contare le 40 presenze totalizzate in nazionale che si sommano alle 282 fatte con l’Ajax. Nato ad Haarlem e giunto tra i «lancieri» a 15 anni dopo aver giocato nelle giovanili di Zandvoort e Schoten, a lanciarlo in prima squadra è stato Ronald Koeman nel 2002, mentre in Nazionale è stato nel 2004 Marco Van Basten a farlo esordire. In scadenza di contratto nel 2012, Stekelenburg ha rinunciato a partecipare alla prossima Champions League pur di tentare l’esperienza romanista. Inutile nascondere che il suo obiettivo è quello di tornarci già il prossimo anno vestito di giallorosso, per la gioia della moglie Kim e del figlio Sem (con la e!), a cui le cronache un po’ mielose raccontano dedichi tutto il proprio tempo libero. Hobby? Soprattutto la cucina, visto che in bacheca ha un diploma da chef.

Vecchio compagno L’olandese — a Roma da domani (si escludono intoppi, ma in caso la Roma ha pronta l’alternativa: l’argentino Sergio Romero) — ritroverà Lobont, con cui è stato compagno di squadra nell’Ajax. Anzi, il suo esordio in prima squadra (agosto 2002) fu dovuto proprio a un infortunio di Lobont e Didulica. «È bravo, ha tante qualità e potrà fare bene in Italia» , ha detto il romeno. Deve essere vero se nel 2008 ha vinto il titolo di miglior calciatore dell’Ajax ed in Olanda è universalmente giudicato l’erede del totem Van der Sar. A proposito, che sia la volta buona che «gli Orange» — da ieri gemellati col giallorosso — comincino a perdonare a capitan Totti per quel cucchiaio che li tormenta fin dall’Europeo del 2000?