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Stekelenburg: «Volevo giocare la Champions»

(Gazzetta dello Sport-M.Viano) «Dopo nove anni all’Ajax, me ne sono andato proprio per fare un passo avanti nella mia carriera calcistica. Questo non è proprio quello su cui contavo, non c’è bisogno di nasconderlo.

Redazione

(Gazzetta dello Sport-M.Viano) «Dopo nove anni all'Ajax, me ne sono andato proprio per fare un passo avanti nella mia carriera calcistica. Questo non è proprio quello su cui contavo, non c'è bisogno di nasconderlo.

Negli ultimi undici anni la Roma ha giocato dieci volte in Champions League, ora invece non c'è assolutamente più niente». Maarten Stekelenburg, nel ritiro dell'Olanda che affronterà San Marino (venerdì 2 settembre a Eindhoven) e la Finlandia (martedì 6 settembre a Helsinki) per le qualificazioni europee, riconosce la sua delusione per quello che poteva essere e non è stato. Roma (e lui) fuori dall'Europa.

Peccato europeo L'analisi di Stekelenburg è serena ma implacabile: «Venire eliminati in una competizione europea è sempre controproducente per un calciatore che gioca in nazionale. Soprattutto in vista di un torneo importante l'Europeo. Non ti vuoi perdere nessuno degli incontri con altri grandi club, perché così puoi solo migliorare». Restano campionato e Coppa Italia, resta l'affascinante avventura romana: «Sebbene sia arrivato da poco, vedo le potenzialità della squadra che ha un ampio margine di miglioramento. Ci sono giocatori nuovi e c'è un modo di giocare completamente diverso da imparare. La società ha dato il via a un nuovo corso e sono stato acquistato anche per questo. Si lavora bene, gli allenamenti sono accurati e aggressivi, il nuovo allenatore vuole dimostrare che può giocare un calcio moderno». Il cibo e l'inglese Stekelenburg, 28 anni, ha 40 presenze in nazionale nella porta degli Oranje. A causa dello sciopero, debutterà in Serie A l'11 settembre all'Olimpico contro il Cagliari, indossando la maglia numero 24 che fa riferimento alla data di nascita di suo figlio. Oltre al calcio, in ogni caso, tutto è nuovo a Roma per l'olandese: «L'ambiente, il cibo, la lingua, nessuno parla inglese a parte Lobont che conosco dai tempi dell'Ajax. Comunque mi sento proprio a casa. E fino ad ora non mi rincresce affatto di essere passato alla Roma».