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Stekelenburg: «Ajax? Meglio Roma»

(Il Romanista-D.Giannini) «Io e la mia famiglia siamo sempre più convinti della scelta che abbiamo fatto». A un mese e mezzo dalla ufficializzazione del suo trasferimento nella Capitale, Maarten Stekelenburg

Redazione

(Il Romanista-D.Giannini) «Io e la mia famiglia siamo sempre più convinti della scelta che abbiamo fatto». A un mese e mezzo dalla ufficializzazione del suo trasferimento nella Capitale, Maarten Stekelenburg

è sempre entusiasta di aver scelto il giallorosso. Quello che lui definisce un «passo avanti nella sua carriera».

In una intervista rilasciata nel suo paese a "Elf Voetbal" il portierone ha risposto come avrebbe fatto ogni romanista all’intervistatore che, con un po’ di malizia, gli poneva davanti i differenti numeri in fatto di trofei tra Roma e Ajax. Con la bacheca dei lancieri che può vantare 30 titoli nazionali, 4 Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa e due Coppe Intercontinentali, Stek ha risposto senza battere ciglio: «Capisco dove vuole arrivare, mi chiede se è un passo avanti? Beh, ti do una notizia... Sì. La Roma è un club più grande dell’Ajax. Noi olandesi siamo più sobri, qui è differente. Qui non puoi camminare normalmente per la strada e neppure andare a fare shopping. La Roma è un club della gente. Sono spietati nelle critiche quando le cose non vanno, ma dall’altro lato trasmettono una carica incredibile quando le cose vanno bene. Io e la mia famiglia siamo siamo ancora convinti al cento per cento di aver fatto la scelta giusta. E questa è la cosa più importante. Per il resto... ero pronto per un nuovo passo».

Quel passo Maarten l’ha fatto e la nuova realtà gli piace. Nel bene e nel male, nella passione e nelle critiche. Che per il momento alla squadra non sono arrivate più di tanto, nonostante i risultati deludenti (l’intervista l’ha rilasciata prima della sconfitta con il Cagliari). E certamente avrà apprezzato anche lui, come tutto lo staff tecnico, l’applauso che l’Olimpico ha comunque tributato alla squadra al fischio finale. Il popolo romanista si è dimostrato più che maturo. Ha capito di dover pazientare per poter apprezzare i risultati della rivoluzione culturale e tecnica di Luis Enrique, per poter vedere le reali qualità dei vari Bojan, Gago, Pjanic e di tutti gli altri nuovi arrivati. Compreso Stekelenburg. Che in carriera ha fatto ampiamente vedere di essere un grande portiere (se l’Olanda è vice campione del mondo un po’ di merito è anche suo), il migliore in circolazione tra quelli prendibili. Ma che nelle prime tre uscite ufficiali di stagione non ha ancora avuto modo di far vedere tutte le sue qualità. Non a Bratislava quando gli è arrivato quel pallone colpito di testa da pochi metri e neppure nel ritorno all’Olimpico quando a procurare il gol è stato un mezzo errore della difesa. Come quello di domenica che ha permesso a Daniele Conti di andare a segno. Su quelli ci poteva fare poco o nulla. Forse qualcosa in più sul 2-0 di El Kabir. Ma in pochissimi gli hanno rimproverato qualcosa. Perché i romanisti sanno che lui, come gli altri, ha bisogno di tempo per far vedere quanto è forte. Stekelenburg ha capito subito che è capitato in una città ed in una squadra che non si possono misurare con i trofei in bacheca. Perché la Roma è di più, è «un club più grande dell’Ajax». E Stekelenburg è «sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta».