(Il Tempo-A.Austini) Tre partite ufficiali, quattro gol subiti, di cui uno e mezzo sul groppone, una sola parata degna di questo nome. Inutile nasconderlo: l’impatto di Maarten Stekelenburg sulla Roma è stato deludente.
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Stekelenburg, aspettando il primo miracolo
(Il Tempo-A.Austini) Tre partite ufficiali, quattro gol subiti, di cui uno e mezzo sul groppone, una sola parata degna di questo nome. Inutile nasconderlo: l’impatto di Maarten Stekelenburg sulla Roma è stato deludente.
Dall’errore di Bratislava alla scarsa reattività mostrata domenica scorsa con il Cagliari, le prime prestazioni da romanista non sono state all’altezza della sua fama. E del curriculum: sempre di un vice-campione del mondo stiamo parlando. La Roma ci ha investito sopra 6,325 milioni di euro, versati tutti e subito all’Ajax, più eventuali bonus e ora aspetta un segno di vita.
Una parata decisiva, una scintilla, quella che servirebbe a parecchi giocatori (vedi Bojan) per sbloccarsi. Walter Sabatini e Franco Tancredi restano convinti che la Roma sia in ottime mani. «È un portiere di livello internazionale, al Mondiale mi ha impressionato» disse in un’intervista al Tempo il preparatore ancor prima di tornare a lavorare nella Capitale. I dirigenti si sono confrontati anche con lui durante il mercato, convincendo Luis Enrique a scartare Kameni o Romero, i due nomi indicati dall’allenatore e da De La Pena. Ma cosa succede a Stekelenburg? A vederlo in campo sembra ancora un po’ spaesato. L’eliminazione clamorosa dall’Europa per lui è stato un brutto colpo visto che ha deciso di lasciare Amsterdam dopo una vita per diventare uno dei migliori al mondo. Gli resta un campionato iniziato in salita.
I pochi allenamenti sostenuti dall’olandese con i nuovi compagni hanno avuto il loro peso: dopo una trattativa estenuante non ha fatto in tempo ad arrivare a Trigoria che è dovuto partire per la nazionale. Idem dopo le gare con lo Slovan Bratislava. Ieri ha iniziato finalmente una settimana intera da romanista: Tancredi lo sta aiutando a correggere i suoi difetti. Luis Enrique, ad esempio, lo vorrebbe molto più sciolto nel gioco con i piedi. Anche l’intesa con i colleghi del reparto va migliorata. Nella nuova difesa si parla molto spagnolo, un po’ portoghese con qualche sprazzo di italiano e il portiere non può usare il suo perfetto inglese in campo. Presa casa a Casal Palocco con la moglie Kim e il figlio Sem, nei prossimi giorni andrà a lezione di italiano. Parlare lo aiuterà a parare.
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