(ilfattoquotidiano.it - M. Quarantelli)- Dall’impatto urbanistico ai tempi di realizzazione dell’opera, fino ai rischi idrogeologici comportati dalla vicinanza con il Tevere dell’area su cui sorgerà l’impianto. E poi “vincoli paesaggistici“, aree di “inedificabilità assoluta” e la scomoda presenza del depuratore che serve oltre un milione di persone che vivono nella zona sud ovest della Capitale. Il progetto arriverà inCampidoglio solo tra tre settimane, ma i dubbi e le problematiche sul nuovo stadio della As Romasono già tutti sul tavolo. Non basta la promessa del presidente della società, James Pallotta, secondo cui i capitali che verranno utilizzati saranno esclusivamente privati: la scelta del terreno su cui sorge l’ormai dismesso ippodromo di Tor di Valle per tradurre in realtà l’avveniristica creatura di ferro, vetro e cemento partorita dalla penna dell’architetto Dan Meis e presentata mercoledì in Campidoglio ha scatenato un vespaio di polemiche. La Roma giallorossa sogna ma se, oltre al buono, anche il cattivo giorno si vede dal mattino la strada per tradurre la fantasia in realtà pare in salita.
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Stadio Roma, i punti oscuri: dai rischi idrogeologici ai tempi di realizzazione
(ilfattoquotidiano.it – M. Quarantelli) – Dall’impatto urbanistico ai tempi di realizzazione dell’opera, fino ai rischi idrogeologici comportati dalla vicinanza con il Tevere dell’area su cui sorgerà l’impianto.
L’AREA E’ ESONDABILE
In prossimità del luogo in cui lo stadio dovrebbe sorgere, il Tevere fa un’ampia ansa. “Nel Piano di Stralcio numero 5 al Piano di assetto idrogeologico – spiega al fattoquotidiano.it Giorgio Cesari, segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Tevere – per Tor di Valle si parla di ‘possibili rincolli del livello del corso d’acqua’”. Il che significa che se aumenta la portata d’acqua del fiume, l’area rischia di essere inondata. “Ma non c’è una possibilità significativa che accada – precisa Cesari – i dati di cui disponiamo sono vecchi di un decennio: a giugno presenteremo un nuovo studio sul reticolo idrografico minore di cui quell’area fa parte e sapremo dire se il rischio esiste ancora”. Intanto il dubbio rimane.”Sarà rialzato di 7 metri”, spiegava Meis mercoledì, sollevando il velo che copriva il plastico. “Il problema è che un intervento di rinforzo degli argini – risponde Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile dei settori energia e trasporti di Legambiente - e gli interventi urbanistici previsti nell’area possono creare un aumento del rischio”. I fatti dicono già che l’intera zona si allaga facilmente. A inizio febbraio quel tratto della via del Mare era finito sott’acqua dopo l’ondata di maltempo che aveva paralizzato diverse zone della Capitale, con gli abitanti che hanno vissuto giorni di terrore con gli occhi fissi sul fiume. “Non nego che l’area di Tor di Valle è più delicata delle altre – spiegava Andrea Santoro, presidente del IX municipio, alla Gazzetta dello Sport– quando vedremo il progetto dello stadio dovremo tenere di più conto dell’aspetto idrogeologico”.
IL DEPURATORE E I MIASMI
E’ uno dei più grandi d’Europa. Averlo in prossimità di quello che è stato annunciato come il più bello e avveniristico degli stadi italiani non è una bella prospettiva, specie dal punto di vista visivo. Eppure l’impianto di depurazione gestito da Acea sorge a breve distanza dal “nuovo Colosseo”, come lo chiama già qualcuno. Il toto-soluzioni è scattato da tempo. “Andrà interrato”, suggeriva il 26 marzoLuciano Ciocchetti, ex assessore forzista alle Politiche del Territorio e dell’Urbanistica della Regione Lazio, perché è “causa continua di miasmi e cattivi odori subiti dai cittadini del Torrino sud”. C’è la possibilità che l’impianto possa essere spostato?”, è stata la domanda rivolta lo stesso giorno in Commissione Bilancio a Paolo Grillo, direttore generale di Acea Spa. “Ritengo sia complicato- la risposta – bisogna considerare che quell’impianto tratta i reflui di un milione di abitanti, quindi circa un terzo di Roma. Sicuramente abbiamo questo progetto in mente, ovvero oltre a migliorare ulteriormente da un punto di vista fisico il trattamento, anche un miglioramento in termini di impatto visivo facendo degli interventi per renderlo più gradevole, più accettabile visivamente”.
“AREA NON EDIFICABILE”
La presenza dell’impianto di depurazione comporta un altro problema, secondo Italia Nostra-Roma: “Esistono vincoli di inedificabilità assoluta che riguardano 11 ettari nell’area al confine con il depuratore – spiega Vanna Mannucci, vicepresidente dell’associazione che da decenni si batte per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale del paese – e gli stessi vincoli riguardano la fascia riparea di 9 ettari”. Ci sono poi “vincoli paesaggistici”: secondo il Piano Territoriale Paesistico Regionale adottato dalla Regione nel 2007 e in attesa di approvazione definitiva a fine 2014, 159 dei 190 ettari della Tenuta di Tor di Valle “sono tutelati quali Paesaggio Naturale di Continuità”, si legge nel dossier dedicato da Legambiente Lazio alla scelta dell’area – perché sono “territori che presentano un elevato valore di naturalità e seminaturalità in quanto collocati internamente alle aree dei paesaggi naturali o immediatamente adiacenti ad essi con i quali concorrono a costituire un complesso ambientale unitario o ne costituiscono irrinunciabile area di protezione”. “Ne deriva – si legge ancora – che l’obiettivo di qualità paesistica per siffatti territori risiede nel “mantenimento e nella conservazione”. Non si sa ancora con precisione in quale punto della tenuta sorgerà lo stadio e sarà la Regione a decidere cosa fare, “ma se esistono tali vincoli c’è un motivo – protesta la Mannucci – abbiamo già visto molte volte cosa accade quando le regole vengono ignorate: ne sono un esempio i disastri che il dissesto idrogeologico causa sull’intero territorio nazionale”.
“INFRASTRUTTURE, PAGANO I PRIVATI? E’ TUTTO DA VEDERE”
Se l’impianto (60 mila posti) costerà 300 milioni, ne serviranno 700 per adeguare il sistema dei trasporti, con l’impianto viario che ora è limitato alla sola via del Mare. Si parla del potenziamento della ferrovia Roma-Lido, “servirà un prolungamento fino a Muratella della Metro B – spiega ancora Zanchini – un’uscita dal Gra e dalla Roma-Fiumicino e forse un ponte sul Tevere. Il Comune ha preteso che sborsare il miliardo siano il costruttore Parnasi, proprietario dei terreni, e l’As Roma, ma non c’è nulla di scritto: sarebbe la prima volta che dei privati pagano interamente una struttura pubblica”. I precedenti, però, non sono incoraggianti: “Promesse simili erano state fatte con l’autostrada Brebemi, la Pedementana lombarda e la tangenziale est di Milano, ma poi è finita che buona parte dei fondi ce li ha messi la Cassa Depositi e Prestiti. Ovvero tutti gli italiani”. Legambiente pone interrogativi anche sulla sostenibilità economica del piano: “La nuova normativa sugli impianti sportivi (la 147/2013, l’ultima legge di Stabilità, ndr) prevede che nei pressi dello stadio possano essere costruite strutture non residenziali, ma commerciali: si parla di 245 negozi, un numero superiore a quello di alcuni grandi centri commerciali di Roma. Cosa succede se il progetto viene approvato e poi non si riesce a trovare la quadra economica? Non è che si trova il modo di far recuperare guadagni ai gestori con una bella autorizzazione a costruire palazzi?”.
MOLTO OTTIMISMO SUI TEMPI
“Vogliamo che Totti e gli altri possano giocare già nel 2016/2017 nel nuovo stadio”, scandiva fiducioso il sindaco Ignazio Marino mercoledì. “La costruzione durerà 2 anni”, confermava Pallotta. Ma la matematica dice che per rispettare l’annuncio servirà un miracolo. Perché se è vero che la 147/2013 accorcia i tempi amministrativi, i calcoli sembrano sbagliati in principio. Entro 3 settimane la società dovrà presentare al Comune lo studio di fattibilità con relativo piano economico-finanziario: siamo al 20 aprile. Poi tocca al Comune: “Staremo nei nostri tempi – ha promesso Marino – 90 giorni per la valutazione del progetto”, come prevede l’articolo 304, secondo cui il Comune è chiamato a dichiarare “il pubblico interesse della proposta”: si rischia di arrivare al 20 luglio. Quindi la palla torna alla Roma, che deve presentare il progetto definitivo: il Comune è chiamato a deliberare in via definitiva entro 120 giorni e “ove il progetto comporti atti di competenza regionale” si esprime anche la Regione, entro 180 giorni. Sei mesi. Se tutto va bene, si arriva ai primi mesi del 2015. A quel punto però se, nella più ottimistica delle previsioni, i lavori durassero 2 anni, lo stadio sarebbe pronto nel 2017, a campionato iniziato. E per calcarne il campo Totti e compagni dovrebbero aspettare la stagione 2017/2018.
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