rassegna stampa roma

Spettacolo Lamela

(Corriere dello Sport – R.Maida) Al settimo minuto splendeva il sole. Niente metafore, è la verità: in un pomeriggio autunnale di contrasti tra luce e ombra, proprio in quel momento le nuvole sono andate a riposare.

Redazione

(Corriere dello Sport - R.Maida) Al settimo minuto splendeva il sole. Niente metafore, è la verità: in un pomeriggio autunnale di contrasti tra luce e ombra, proprio in quel momento le nuvole sono andate a riposare.

All’Olimpico sono comparsi gli occhiali scuri, come se i tifosi sentissero che qualcosa li avrebbe abbagliati. Erik Lamela, ancora ignaro della serie A, si è allargato sulla destra a inseguire un pallone che De Rossi aveva ravvivato. E’ stato spontaneo pensare: ce l’ha sul destro, faticherà a fare il cross, che peccato. Ma il finale sarebbe stato «incredibile», per dirla con Luis Enrique.

OOOOH - Lamela ha capito i suoi limiti e li ha oltrepassati, spostando la palla nel mirino del piede amico. Gli è bastato un rapido sguardo verso la porta per decidere: dopo due mesi tra fisioterapia e diffidenza, ora conquisto la Roma. Sinistro a girare, un solo angolo disponibile, un solo modo per festeggiare, un solo gol per vincere. One shot , un colpo. Tzorvas il greco non gli ha rovinato i piani. Erik, è fatta, la Roma è tua. «Sono contento, soprattutto per la squadra, ora devo continuare così» aveva detto a Sky durante l’intervallo. Ha ripetuto il concetto in serata attraverso Twitter: «Sono molto felice perché ho cominciato a giocare e anche di più perché abbiamo vinto. Forza Roma!». Fine.

FELICITA’ -  O meglio, inizio. Contro il Palermo non ha vinto da solo, perché nel calcio lo faceva solo il suo connazionale Maradona, ma Lamela è stato il grimaldello della prima partita dopo il derby, un toccasana per il campionato per la Roma, l’uomo di una nuova èra. E chissà, forse proprio la freschezza del suo debutto ha aiutato i compagni a dimenticare la Lazio. Negli spogliatoi è stato abbracciato, ringraziato, vezzeggiato.

UNITA’ -  Fino alla scorsa settimana era rimasto un po’ ai margini del gruppo. Qualche volta era uscito con Rosi e Bojan, ma non aveva stabilito grandi contatti con i colleghi, anche perché nelle prime settimane a Trigoria aveva lavorato a lungo per conto suo, per guarire dal brutto infortunio alla caviglia ereditato dal Mondiale Under 20. Pochi giorni fa la svolta a casa Gago, al Torrino: una cena con tutti gli argentini organizzata in suo onore con parte di Burdisso, Heinze, Gago e Osvaldo prima dell’esordio. Un’investitura e un rito propiziatorio. Aspettando il sole di un minuto.