(Corriere dello Sport )La tentazione di rispettare il contratto con Del Neri è forte in casa Juve.
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Spalletti: “Roma tieni Montella”
(Corriere dello Sport ) La tentazione di rispettare il contratto con Del Neri è forte in casa Juve.
E l’unica discriminante per accelerare o meno verso la piena conferma dell’allenatore di Aquileia sarà questo finale di campionato: non necessariamnte la qualificazione in zona Champions. Del Neri è un gran lavoratore, un grande gestore (eccezion fatta, magari, per qualche sbavatura nella vicenda Buffon-Storari...), il gruppo gli riconosce queste qualità. Una maggiore duttilità tattica lo aiuterebbe ulteriormente, non ci piove. L’ASSIST... - I più maligni sospettano che Del Neri possa restare perché di meglio non c’è. Al meglio non si può arrivare. Se così fosse... bene, le parole di Luciano Spalletti a Sky Sport 24 arrivano a sgombrare il campo da una candidatura ingombrante e che in qualche modo (forse in più di qualche modo) a Torino è circolata con basi solide. Niente Juve per l’ex tecnico giallorosso che Marotta ha definito uno zar a San Pietroburgo, sia per poteri decisionali che per... portafoglio. Niente Juve, lo dice il diretto interessato. «Sono venuto volentieri a fare l’allenatore dello Zenit e voglio continuare a farlo, come ho sempre detto».Appuntamento a fine 2012, quando scadrà il contratto russo? E dove? Spalletti accorcia i tempi, ma ora non è aria. «lI calcio italiano è bellissimo, è un’attrazione continua, per certi versi un po’ esasperante. Però, quando non ci sei, poi, ti manca: è bello da vedere, lo seguo. Per cui, a me piacerebbe tornarci, ma ho fatto una scelta e qui mi trovo bene, non ci sono problemi. Quest’anno rimango allenatore dello Zenit, poi, si vedrà». Niente Juve, niente Inter, altra panchina su cui ogni tanto viene candidato. Spalletti sorride, risente il sapore delle vecchie abitudini di casa nostra... «Allora, Leonardo lo avete quasi esonerato o, per lo meno, è stato quasi esonerato dalla sua bravura. Cioè, perché è stato troppo bravo, quasi quasi lo si esonera. Per due mesi ha vinto tutto, è ritornato in lizza per il campionato, poi, perde una partita, e viene messo in discussione: dalla sua bravura, dall’aver vinto per due mesi. E’ lo stesso calcio italiano, le stesse esasperazioni, dove il risultato fa la differenza su quelli che devono essere i rapporti» . IL VECCHIO AMORE - C’è tempo anche per parlare della Roma americana: con molta prudenza, per usare un eufemismo. «Vista da fuori, la cordata americana non m’intriga assolutamente. Troppe percentuali, troppi discorsi, troppi fogli. E’ chiaro che un investitore straniero farebbe bene al calcio italiano. Ma che sia una proprietà che ha una potenzialità, perché la Roma merita un capo tipo quello del Chelsea, tipo quello dello Zenit, del Manchester City. La mia è solo una sensazione perché non conosco e non posso dare giudizi. Poi, è chiaro che spero che venga un capo, un capo sotto tutti gli aspetti, che dia la possibilità di sviluppo a questa società, dietro al gran lavoro che ha fatto Franco Sensi precedentemente» . Di lì al grande assist per Montella, è un attimo. «Voglio aggiungere anche che deve essere preso in considerazione quello che ha fatto vedere Montella, perché sta dimostrando di essere un tecnico a tutti gli effetti, di essere bravo sotto l’aspetto del campo e soprattutto, sotto l’aspetto psicologico, di personalità e autorità, che poi fa la differenza: tutti i miei ex collaboratori mi dicono che è bravo. Lui ha un piccolo vantaggio rispetto a tutti gli altri, conosce benissimo l’ambiente di Roma, la città, la particolarità che ha quell’ambiente. Può essere un vantaggio importante nel lavorarci se, naturalmente, gli si dà forza. Se, poi, tutti i giorni lo si mette in discussione... E’ chiaro che è un allenatore che ha bisogno di farle e di sbagliarle due o tre cose. Ma verrà un grande tecnico».
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