(Il Romanista - C.Zucchelli) Luis Enrique è stato chiaro: «Soriano? È davvero un grande giocatore. Peccato che davanti ha gente che si chiama Messi, Pedro e Villa».
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SORIANO Dopo Messi, Pedro e Villa, c’è lui il bomber di Enrique
(Il Romanista – C.Zucchelli) Luis Enrique è stato chiaro: «Soriano? È davvero un grande giocatore. Peccato che davanti ha gente che si chiama Messi, Pedro e Villa».
Il (probabile) futuro nuovo allenatore della Roma, con semplicità, ha detto una piccola grande verità. Il bomber del suo Barcellona B è un attaccante che in tante squadre d’Europa farebbe il titolare. Ha 25 anni, è destro, ma sa usare bene anche il sinistro e il colpo di testa.
Il suo unico obiettivo è far gol, come ha raccontato di recente: «Segnare mi piace. Sono un attaccante, devo farlo». E’ una delle sue poche frasi pubbliche, visto che il Barça preferisce che i ragazzi della seconda squadra parlino poco e pensino solo a giocare. Soriano, con Luis Enrique in panchina, quest’anno lo ha fatto tanto e bene: 31 gol in 36 partite finora, con tanto di triplette (2) e doppiette (4). Un’ottima media gol che probabilmente lo porterà a lasciare la Catalogna a fine stagione: ha voglia di misurarsi con qualcosa di più della seconda divisione spagnola, lo vuole la Dinamo Kiev, ma anche in Spagna non mancano le pretendenti.
I costi incoraggiano le trattative: Soriano ha un valore di uno e mezzo, massimo due milioni di euro e con un ingaggio da 800mila euro a stagione si può far felice. Con Luis Enrique il feeling è ottimo: l’allenatore asturiano, ad inizio stagione, ci ha parlato a lungo e lo ha convinto a rimettersi in gioco dopo che, da grande promessa qual era (ha fatto parte di tutte le selezioni giovanili spagnole fino all’Under 21) si era un po’ perso a causa di qualche infortunio di troppo. Lui ha ascoltato e ripagato in pieno la fiducia del tecnico, col quale il rapporto è molto stretto: «E’ come un padre», ha spiegato, facendo riferimento anche a tutte quelle conversazioni su argomenti che col calcio c’entrano poco o nulla.
Non a caso, domenica, dopo il terzo gol al Salamanca, è corso verso la panchina ed ha abbracciato il suo allenatore. Poi, al fischio finale, è stato quello che ha convinto i compagni a lanciarlo in aria. Non solo: nello spogliatoio, almeno stando ai racconti della stampa locale, i due avrebbero parlato a lungo, emozionati entrambi per quella che dovrebbe essere stata la loro ultima partita al Mini Estadi.
In molti sono convinti che Jonathan potrebbe anche seguire il suo allenatore a Trigoria: una valutazione contenuta, la possibilità di crescere ancora alle spalle di uno come Francesco Totti, l’attitudine al lavoro silenzioso farebbero di lui un candidato ideale. Conferme però non ce ne sono. L’unica conferma che arriva è quella su Luis Enrique allenatore duro in campo e dal cuore tenero fuori: Soriano e compagni, a microfoni spenti, svelano un allenatore inflessibile negli allenamenti, maniaco della tattica e desideroso di avere un gruppo sempre al top atleticamente (della serie, chi non corre non gioca), e assolutamente disponibile fuori, capace persino di chiedere ai propri giocatori, quando li vede giù, se ci siano problemi o meno con le rispettive fidanzate. In questo Pep Guardiola è molto simile a lui. Basti pensare che è stato proprio l’allenatore del Barça a consigliare a Piqué di ufficializzare la love story con la pop star Shakira: «Almeno – sono state le sue parole – la stampa si calma e tu puoi pensare soltanto a giocare». Visto come è andata, ha fatto bene.
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