(Il Romanista - C.Zucchelli) - Ancora una sconfitta in casa (la seconda consecutiva), ancora un’umiliazione da parte di una squadra che, in questo campionato, aveva preso più sberle che altro, ancora un’occasione gettata al vento.
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Sogno Usa? Incubo siciliano
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Ancora una sconfitta in casa (la seconda consecutiva), ancora un’umiliazione da parte di una squadra che, in questo campionato, aveva preso più sberle che altro, ancora un’occasione gettata al vento.
La Roma, dopo il successo di Udine di una settimana fa, si suicida all’Olimpico contro il Palermo perdendo 2-3 e dice addio, quasi definitivamente, alle possibilità di agganciare il quarto posto utile per la Champions. E stavolta non ci sono alibi: l’avversario era uno dei più arrendevoli visti a Roma, l’arbitraggio (pessimo, da una parte e dall’altra) ha sì inciso, ma se Vucinic e Menez non si fossero divorati i gol del vantaggio all’inizio del secondo tempo, non ci sarebbe stata storia. E invece, per l’ennesima volta quest’anno, bisogna raccontare un altro incubo giallorosso. Incubo che si materializza nel secondo tempo, dopo che nel primo la Roma, non bellissima, aveva dato comunque l’impressione di poter vincere in tranquillità. Il Palermo, del redivivo Delio Rossi, aveva iniziato bene la partita, affacciandosi dalle parti di Doni al 3’, con Pinilla che cerca il contatto con Burdisso, ma Romeo lascia correre. Poi è la Roma a sfiorare il gol con Sirigu bravo a respingere un tiro di Riise, ma Menez, per due volte, non lo è altrettanto nell’approfittare del pallone libero in area. Il Palermo tiene molto palla, Burdisso prima e Totti poi invitano la squadra a salire: detto, fatto. Rosi libero in area prima “cicca” la palla, poi passa a Menez che si vede ancora una volta respingere il tiro da Sirigu. Ancora il francese protagonista, quando Bacinovic, per fermarlo dopo uno splendido assist morbido di Totti, gli tira la maglia buttandolo giù: rigore netto, sul dischetto va Totti che spiazza Sirigu e segna non solo l’1-0, ma anche il gol numero 204 in serie A, a meno 1 da Roberto Baggio. L’Olimpico se lo coccola “Un Capitano, c’è solo un Capitano”, la panchina tutta si alza per applaudirlo, Ilary e gli amici in tribuna fanno lo stesso, The King of Rome è sempre e solo lui. I ritmi non sono altissimi (se ne accorge anche Perrotta, che sbadiglia in panchina) e il Palermo continua a tenere palla, con la difesa della Roma che però non corre pericoli tanto che anche per Loria arriva qualche timido applauso. Tre minuti e la partita cambia ancora: Pinilla si appoggia a Burdisso, Romeo si fa ingannare e fischia il rigore. «Non l’ho proprio toccato», dice Nicolas, ma l’arbitro non cambia la sua decisione. Sul dischetto va lo stesso Pinilla, che spiazza Doni sotto la Sud. L’argentino proprio non riesce a digerire il rigore e quando l’arbitro fischia la fine va ancora a chiedere spiegazioni. Il secondo tempo si apre nel segno di De Rossi, il cui tiro, violentissimo, colpisce la parte esterna della rete. Applausi per lui e fischi, un minuto dopo, per Jeremy Menez che, solo davanti a Sirigu, si divora il 2-1 tirando a lato e fallendo ancora una volta l’appuntamento col gol. Montella cambia: fuori Rosi, applaudito, dentro Vucinic, altrettanto incitato dai tifosi, che si sistema a sinistra, con Taddei a destra e Menez al centro. E’ proprio il brasiliano a servire a Riise l’assit per un sinistro al volo che Sirigu blocca. Un secondo dopo l’incredibile: contropiede romanista, Menez serve per Vucinic che, solo davanti alla porta (spalancata) tira alto. L’Olimpico non ha più neanche la forza per fischiare: c’è la Sud che, tanto per cambiare, canta e il resto dello stadio che assiste al passare dei minuti. Qualche applauso si sente quando Borriello si prepara ad entrare in campo. L’attaccante napoletano entra al posto di Menez, fischiatissimo: lui lo applaude, così come Rosella Sensi in tribuna, la gente non gli perdona i due gol falliti. La Roma prova a spingere, più con i nervi che con gli schemi, ma non riesce ad essere incisiva, tanto che anche Juan e Simplicio, in tribuna, scuotono la testa. E si mettono, loro come tutti, le mani in testa quando, al minuto 38, Hernandez fa quello che Vucinic non aveva fatto, segnando a porta vuota dopo l’assist di Pinilla. E’ una mazzata terribile e infatti Hernandez fa il terzo gol. L’umiliazione è completa e a nulla vale il gol di Vucinic a tempo scaduto. Martedì c’è la semifinale di Coppa Italia, a questo punto l’unico obiettivo rimasto: la Roma si dia una svegliata, i suoi tifosi non meritano più certe umiliazioni.
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