(Il Romanista - C.Zucchelli) - E’ la perla di questa stagione. Ranieri e Montali gliel’hanno ribadito anche ieri: lui è un punto fermo di questa Roma. E della prossima.
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Società e tecnico si coccolano Menez
(Il Romanista – C.Zucchelli) – E’ la perla di questa stagione. Ranieri e Montali gliel’hanno ribadito anche ieri: lui è un punto fermo di questa Roma. E della prossima.
E lui, Jeremy Menez, ha ascoltato e sorriso. Come fa spesso, ultimamente. Non ha mai cambiato espressione, fin da quando è uscito dallo spogliatoio mercoledì sera. Il derby era finito da neanche mezzora e lui lasciava l’Olimpico dicendo, con gli occhi che ridevano, solo una frase: «Abbiamo vinto, abbiamo vinto». Sembrava quasi non crederci, il francese. A pochi minuti di distanza dalla fine della partita, lo sguardo di Jerry (soprannome coniato da Ranieri per lui a Riscone) era tutto un programma. Bastava quello a descrivere il suo stato d’animo, non c’era bisogno di tante parole. D’altronde, con Menez accade spesso così. Perché lui più che parlare preferisce ascoltare. Sempre. Succedeva così quando era piccolo e giocava in Francia e il pallone era solo un divertimento (anche se già allora era il più forte di tutti), succede anche adesso che la sua Parigi è diventata Trigoria. Dove tutti lo adorano. Dai dirigenti all’allenatore, passando per compagni e magazzinieri, non c’è nessuno che non parli bene di lui. Di questo giovane talento francese (non ha neanche 24 anni, li compirà a maggio) che dopo un inizio burrascoso con Ranieri, ha trovato nel tecnico uno dei suoi più fedeli alleati per quella crescita che è necessaria per chiunque voglia diventare un campione. Anche ieri i due si sono parlati e con loro c’era Gian Paolo Montali. A Menez è stato fatto presente quanto ormai sia diventato importante per la Roma, essendo uno di quei giocatori in grado di cambiare in pochi minuti il volto di una partita. È successo nel derby, dove pure era partito dalla panchina, e non era la prima volta che le sue accelerazioni e i suoi spunti sono stati determinanti. In questa stagione, Jeremy sta trovando quella continuità che finora gli era mancata (25 le presenze totali, due più di Totti e una in meno di Borriello, 1501 minuti complessivi) e quando riuscirà a limare alcuni dettagli (vedi le proteste con gli arbitri) la sua esplosione diventerà definitiva. Con la Roma, prima di tutto. Ma anche con la Francia, perché lui punta a diventare un punto fisso anche della Nazionale di Blanc. Un’aspirazione sacrosanta, considerando il talento (immenso) di cui dispone. E di cui la Roma non vuole privarsi per nessun motivo.
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