rassegna stampa roma

Sneijder è un tuttofare. De Rossi alla Busquets

(La Gazzetta dello Sport – A.Schianchi) – Quando si spengono le luci di San Siro non resta l’impressione di aver assistito a uno spettacolo indimenticabile. Troppa tensione, troppo nervosismo.

Redazione

(La Gazzetta dello Sport - A.Schianchi) - Quando si spengono le luci di San Siro non resta l'impressione di aver assistito a uno spettacolo indimenticabile. Troppa tensione, troppo nervosismo.

Lo 0-0 è la logica conseguenza di una sfida tra due squadre che, anche se in modo diverso, sono in fase di costruzione. L'Inter sbanda parecchio, neanche fosse una macchina alle prese con una pista ghiacciata: la difesa a 3 (Gasperini è tornato alla sua idea preferita) soffre non poco le incursioni avversarie. La Roma di Luis Enrique non è ancora una farfalla, ma un embrione: vorrebbe giocare come il divino Barcellona però non può (Totti non ha l'accelerazione di Messi, Osvaldo non assomiglia neanche lontanamente a Villa, e il talentuoso Borini deve crescere prima di arrivare ai livelli di Pedro). La mano dell'allenatore spagnolo, tuttavia, si vede: di questi tempi c'è da essere soddisfatti. Lingue diverse Il gioco di Inter e Roma, a conti fatti, ruota attorno a due uomini: Sneijder e De Rossi.

L'olandese viene schierato da Gasperini come mezzala sinistra nel 3-5-2 iniziale: ha il compito di cucire la manovra, di sacrificarsi in fase di copertura e di «strappare» verso gli attaccanti. Mica facile. Wes s'impegna, ci mette l'anima (e le gambe), prova in tutti i modi a cambiare il corso della storia. Se l'Inter avesse avuto undici Sneijder, contro la Roma avrebbe vinto: questo è sicuro. Il problema dell'olandese, più degli schemi, dei moduli e dei disegni sulla lavagna, sono i compagni: lui parla una lingua che gli altri, oggi, non capiscono. Tra i nerazzurri è quello che tocca più palloni (76) e ha un'altissima percentuale di precisione (85 per cento): ogni azione sgorga dai suoi piedi. E poi, questa è la bravura di Sneijder, ha pure la forza atletica di spingersi ai confini dell'area di rigore avversaria per tentare la conclusione. Ci prova 5 volte e nell'ultima occasione è anche sfortunato.

Sapienza tattica Se nell'Inter brilla soprattutto una stella, della Roma piace il gioco corale. E, di conseguenza, il direttore d'orchestra: De Rossi. Perfetto a gestire le manovre (tocca 94 palloni) e ad interpretare tatticamente il ruolo: quando la Roma ha il pallone, spesso De Rossi si abbassa sulla linea dei due centrali (Kjaer e Burdisso) e permette le avanzate dei terzini (Perrotta e Taddei). In questo modo i giallorossi possono schierarsi con un 3-4-3. Prendendo come modello il Barcellona, De Rossi ha giocato alla Busquets: gli sono mancati Xavi, Iniesta e Messi, ma non si può mica avere tutto nella vita... De Rossi, a parte fare il metronomo, si è preoccupato anche di tagliare la strada agli avversari: 9 palloni recuperati e 8 intercettati. Uno schermo perfetto davanti alla difesa. E Luis Enrique, difatti, se lo tiene stretto e lo piazza al centro del suo progetto.