(Il Romanista - D.Giannini) «Mio figlio non ha ancora due anni e già sa l’inno della Roma». Basterebbero queste poche e belle parole per capire quanta gioia possa avere dentro di sé in questo momento Fabio Simplicio, vale a dire l’uomo che ha reso gli ultimi minuti della prima vittoria in casa della nuova Roma un vero trionfo, una festa.
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Simplicio: «Ho sofferto, eccomi»
(Il Romanista – D.Giannini) «Mio figlio non ha ancora due anni e già sa l’inno della Roma». Basterebbero queste poche e belle parole per capire quanta gioia possa avere dentro di sé in questo momento Fabio Simplicio, vale a dire...
Perché quel suo gol, che ricorda tanto quello segnato lo scorso anno alla Fiorentina (stessa porta, stessa mattonella, tiro un po’ più semplice, e stessa esultanza) ha chiuso definitivamente una partita che la Roma ha strameritato di vincere. Anche per merito suo, del giocatore che nessuno si aspettava nell’undici titolare di Luis Enrique. Che una volta di più ha confermato di non avere pregiudizi: chi sta meglio gioca. Simplicio l’occasione l’ha presa al volo e ha dato il suo contributo con una partita fatta di qualità, quantità, geometrie. E poi quella rete che gli ha fatto cancellare il periodo buio, quelle settimane, forse mesi in cui sembrava non rientrare più nei piani della Roma.
Ma lui è voluto rimanere a tutti i costi, per dimostrare che in questa squadra ci può stare, che questa città gli è entrata dentro, come a suo figlio che a due anni già canta l’inno. E nelle interviste del dopo gara Simplicio è ripartito proprio da lì, dal ritiro di Riscone al quale non aveva preso parte: «Il calcio è strano - ha detto a Mediaset Premium -. Non è stato un momento certo facile, ma ho avuto molte persone che mi sono state vicine. Ho lavorato duramente da solo e i risultati si vedono. Ho avuto grande pazienza. Anche l’anno scorso non dovevo giocare, ma poi ho fatto ricredere l’allenatore. Non devo dimostrare a nessuno le mie qualità. Devo solo fare il mio lavoro. La dedica per il gol? È per la mia famiglia».
Certo, ieri mancavano per infortunio Gago e Perrotta ed è anche per questo che lui ha trovato spazio. Ma la sostanza non cambia, perché Simplicio ora sa che ha fatto cambiare idea a Luis Enrique e che nella nuova Roma ci potrà essere spazio anche per lui: «Ho dato la mia disponibilità al mister, non ho mai pensato di lasciare la Roma e voglio restare a lungo - ha raccontato in Mixed Zone -. Piano piano dobbiamo ricuscire a mettere in pratica quelle che sono le idee del mister. Dobbiamo solo fare quello che ci dice, lo stiamo seguendo. Questa è la mia prima partita, devo ancora cercare la migliore forma». E meno male, perché già questo è un signor giocatore, uno che nel centrocampo a tre ci può stare molto bene. Anche perché il brasiliano nel suo dna ha la capacità di inserirsi negli spazi, come in occasione della rete del 3-1. «Al mister piacciono tanto gli inserimenti - ha proseguito ai microfoni di Roma Channel -. Li riesco a fare bene e ho fatto un bel gol».
Anche per merito di Miralem Pjanic, che lo ha affiancato nella percussione e che gli ha dato una palla con il contagiri. Simplicio non lesina complimenti per il ragazzo bosniaco: «E’ un giocatore molto intelligente, un inserimento perfetto e un suo grande assist. Ma devo ringraziare tutta la squadra. Questo modulo mi facilita e agevola. Un modulo che mi piace e sto cercando di lavorare per fare il massimo». Un modulo e un modo di giocare che la squadra sta cominciando a sentire propri: «Stiamo riuscendo a capire il gioco che vuole il mister, fisicamente la squadra sta bene. Dove possiamo arrivare? L’abbiamo detto dall’inizio - ha spiegato a caldo a Sky -. Bisogna avere pazienza». E ancora: «Ci sono molti giovani e siamo pronti ad aiutarli. Abbiamo ancora due settimane prima del derby per rimetterci a posto con le gambe e con la testa. Piano piano la Roma sta crescendo e i risultati si stanno vedendo».
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