(Il Romanista - C. Fotia) «Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più». Ricordate? E’ la battuta chiave del film di Sidney Lumet, Quinto Potere, nel quale un anchorman della tv americana riscuote un enorme successo presentandosi in video urlando questa frase e invitando tutti gli americani a fare come lui.
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Siamo incazzati neri
(Il Romanista – C. Fotia) «Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più». Ricordate? E’ la battuta chiave del film di Sidney Lumet, Quinto Potere, nel quale un anchorman della tv americana riscuote un enorme successo...
Noi non abbiamo avuto bisogno di affacciarci da nessuna finestra televisiva: la rabbia del popolo giallorosso si è manifestata da sola, senza bisogno di essere sollecitata da nessuno e ha dilagato da Trigoria alla Rete. Il Romanista si apre a questa protesta civile e pacifica, una protesta d’amore, di rabbia e di dolore, e se ne fa portavoce, affinché l’urlo dell’amore tradito giunga chiaro e forte nelle stanze dei giocatori, dell’allenatore, dello staff dirigenziale e anche in quelle ovattate della Banca che sta trattando la vendita della società. La crisi c’è e brucia perché sembra figlia di una male oscuro, che non può avere una spiegazione tecnica, o almeno non solo tecnica. Il problema non è Claudio Ranieri, troppo facile capro espiatorio e non avrebbe senso risolverlo con la caduta della sua testa, perché ciò non farebbe altro che aggravare la crisi, facendola diventare senza via d’uscita. Il problema non è nella prestazione di questo o quel giocatore, ma nella tenuta di tutta la squadra, che appare snervata, senza testa e senza cuore. Why? Scriveva ieri Tonino Cagnucci, sferzando una prestazione inguardabile come quella di sabato e non intendeva affatto (come hanno frainteso alcuni tifosi del Napoli) sminuire l’impresa compiuta dalla squadra di Mazzarri, bensì bocciare una prestazione che non è stata da Roma. Non della nostra Roma, quella attorno alla quale si sono stretti i suoi innamorati tifosi lo scorso anno, festeggiando i loro beniamini come se avessero vinto uno scudetto, anche se l’avevano sì perso, ma dopo una stagione caparbia e indomita, fatta di cuore e di volontà, di sudore e fatica, di denti stretti e artigli affilati. Dove sei lupa affamata, lupa spietata che lotta e soffre, lupa dagli occhi di sangue?Perché al tuo posto c’è questa bestia altezzosa e inconcludente, senz’anima, senza nervi, senza forza? Non lo senti il richiamo del branco? Non senti l’ululato rabbioso che si leva dalla tua foresta, quella dove hai imparato a lottare per la vita, a fare della lotta la ragione stessa della vita? Non capisci che sei tu ad aver fatto perdere la testa agli americani che ti vogliono bella e crudele, che sognano i tuoi muscoli scattanti e non sanno che farsene di questo lupacchiotto floscio e spelacchiato che trotterella per i campi d’Italia? Devi tornare, ora. Hai davanti a te prede succose che t’aspettano: l’Europa di oggi e quella di domani e un trofeo d’Italia. Che aspetti a sbranarle? Vai, lupa, vai, corri a Trigoria, prendili tutti a morsi finché non tornano tutti ad essere tuoi figli legittimi. Non fermarti finché non avrai capito che hanno appreso la lezione. La devono capire, devono sentire la forza spaventosa del nostro amore deluso, incazzato, offeso. Sì, offeso, perché è questo che sente il popolo giallorosso, il tradimento di coloro che ha sostenuto senza smettere mai, anche quando le cose non andavano bene. Ehi, lì a Trigoria, avete capito o no? Ci dovete mettere orgoglio e volontà, gambe e cuore, classe e forza. Ci dovete mettere lo spirito romanista, se ce l’avete. Se no andatevene a casa.
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