(Leggo-F.Maccheroni) Quando Mirko-fu-Vucinic è rotolato sul pallone a un metro da Julio Cesar, erano passati appena otto minuti, sufficienti a capire che non c’è più niente da capire, niente da chiedere a una Roma che, bollita com’è, aspetta soltanto la maionese.
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Si consola soltanto l'Inter
(Leggo-F.Maccheroni) Quando Mirko-fu-Vucinic è rotolato sul pallone a un metro da Julio Cesar, erano passati appena otto minuti, sufficienti a capire che non c’è più niente da capire, niente da chiedere a una Roma che, bollita com’è,...
L’ha servita Stankovic al 44’ del primo tempo: botta da oltre venti metri, forse davvero imprendibile, sicuramente troppo per Doni (del resto, se si opta per il citofono si risparmia, ma poi nemmeno ti mettono la posta nella cassetta delle lettere). E così l’andata di questa semifinale è finita 0-1, rimandando il gong finale all’11 maggio a San Siro: dando per scontato che la squadra di Montella riuscirà a mantenere le energie per salire su un aereo. Perché, durante questa recita, tornava in mente Rocky, il pugile, quell’ultimo round con Apollo. Entrambi sfiniti, a terra, a cercare l’ultimo alito per tornare in piedi. Spettacolo penoso. E Leonardo? Quando le maglie difensive giallorosse allentavano, guardava il match invece di spingere Pazzini, aspettava l’ultimo quarto d’ora per togliere Diego-fu-Milito e promettere un grande finale, nel quale zompettava anche Geremia Menez, Zidane annunciato, entrato al posto di Borriello, ospedalizzato dopo uno scontro in area (la Tac ha escluso complicazioni).
Certo, Montella aveva poco da scegliere. Totti squalificato, ha messo dentro quello che restava: Borriello e Vucinic. In difesa, con Mexes fuori uso, restavano Juan e Burdisso. Sulle fasce e a centrocampo? An-ghin-gò: ha ragione come al solito chi è fuori. Ma fuori c’erano Rosi, Brighi e Simplicio, dentro Pizarro, De Rossi, Perrotta e Taddei. Giriamola come vogliamo, la somma è sempre la stessa. Il povero (si fa per dire) Aeroplanino urlava a Vucinic di seguire Maicon. Peggio per le sue tonsille. E a De Rossi, bravissimo con Bonolis al Senso della vita, che in contropiede con Juan libero a sinistra tirava addosso ai difensori che vogliamo dire? Che sarebbe ora di dare un senso anche alla sua stagione, certo, troppo facile. Allo stesso De Rossi che batteva un corner mentre, giustamente, Montella gli urlava di lasciarlo a Pizarro, che non è certo un corazziere e in area si perde fra i fili d’erba, che dovremmo dire?
Montella cerca di spiegare l’orrore-bis di Vucinic «non è sereno», sostiene che «la squadra ha creato molto» e azzarda «anche con velocità». L’unica velocità auspicabile è quella che si chiede alla nuova proprietà per ricostruire questo disastro. Poi che il tecnico, con l’esuberanza imposta dall’avventura che gli è rotolata sui piedi dica che «a volte ci si sofferma sul risultato», ricordiamo che questa è la terza sconfitta interna. L’unica non definitiva, purtroppo, perché la coppa Italia condanna Roma e Inter a un match di ritorno alla fine di una stagione senza ritorno: è andata, è finita, per tutte e due, comunque finisca.
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