(Il Romanista - V.Valeri) - Nascere in un distretto povero, isolato dagli altri grandi centri, senza sbocchi lavorativi, ti presenta alla vita da svantaggiato. È come iniziare una gara di corsa senza le scarpe, ti fai male e tutti hanno un occhio pietoso nei tuoi confronti.
rassegna stampa roma
Si chiama Ranieri ha fermato Ibra e incantato San Siro
(Il Romanista – V.Valeri) – Nascere in un distretto povero, isolato dagli altri grandi centri, senza sbocchi lavorativi, ti presenta alla vita da svantaggiato. È come iniziare una gara di corsa senza le scarpe, ti fai male e tutti...
Sandro Ranieri Guimaraes Cordeiro, conosciuto semplicemente come Sandro, ha iniziato proprio così. Senza scarpe. Ora è una stella nascente del calcio brasiliano, talento classe 1989 in forza al Tottenham, desiderato da tutti i club europei e anche dalla Roma. Riachinho, municipalità settentrionale dello stato di Minas Geiras, ha coltivato per anni un giocatore professionista, ma non se ne è accorta, troppo presa dai problemi sociali, dalla disoccupazione e dalla delinquenza. Lui, però, zitto zitto, si è fatto strada. Scontato scrivere delle partite improvvisate con gli stracci, non fa notizia. In Brasile, soprattutto se non sei bianco, è così che cominci. Lo hanno fatto tutti e non è questo che fa di Sandro un ragazzo speciale. Piuttosto, sono la grinta e la semplicità con cui si è battuto per trovare un posto nel calcio che conta.
I PRIMI DIFFICILI PASSI A 16 anni, quando già era ben visto anche grazie alle doti fisiche, il centrocampista brasiliano entra a far parte di una delle accademie calcistiche più prestigiose del Sudamerica, ossia quella dell’Internacional di Porto Alegre. Lì, dove prima passò Falcao a fare la storia e dove il Divino è tornato da allenatore vincendo subito un campionato Gaucho, Sandro è riuscito a farsi largo tra i grandi e impressionare la dirigenza, diventando un punto di riferimento nella metà campo del O Clube do Povo, il Club del Popolo, come viene comunemente chiamata la società ormai centenaria. Prima, però, di bocconi amari ne aveva dovuti digerire diversi. Impiegato inizialmente come attaccante, Sandro muove i primi passi in una scuola calcio di Araponga, quando ha solo 8 anni. A influenzarlo è il fratello maggiore Saymon. Lo prende il Zè Vasco, una squadra satellite del Vasco da Gama, dopodiché a Curitiba finisce in una Casa per Atleti dove ogni fine settimana, puntualmente, rimane solo: «Ho sempre pensato – si legge nel suo sito ufficiale – che sarei tornato a casa solo se avessi cominciato ad aiutare economicamente i miei genitori ». La luce, Sandro, la vede nel 2007, con la formazione junior dell’Internacional, quando gli viene fatto firmare il primo contratto da professionista.
ARIA INGLESE Dal clima brasiliano alle piogge londinesi, il salto non è da poco. Ma per l’interditore tutto fisico e corsa (188 centimetri d’altezza), non fa grossa differenza. Deve regalare alla sua famiglia un presente più tranquillo e un futuro di progetti e speranze. Il suo approdo al Tottenham di Redknapp è travagliato e misterioso, soprattutto riguardo alla reale cifra sborsata dal manager britannico per strapparlo al club d’appartenenza. Il 20 agosto 2009, i tabloid della City raccontano di un’offerta rifiutata pari a 14 milioni di sterline. Inizia, dunque, una telenovela: il 26 ottobre Redknapp conferma l’interesse per l’allora ventenne Sandro, la cifra scende a 8 milioni. Si arriva fino a marzo, quando finalmente viene ufficializzato l’affare, ma la cifra non è indicata. I 10 milioni di euro specificati dal presidente dell’Internacional sono un’approssimazione, chissà se per difetto. In ogni modo, Sandro disputerà prima la Copa Libertadores: «Do l’anima come se ogni match fosse l’ultimo – spiegò al tempo il ragazzo – e voglio rimanere qui il più a lungo possibile». In altre parole: fino alla finale, raggiunta e vinta contro i messicani del Guadalajara, battuti 2 – 1 all’andata e 3 – 2 al ritorno. Per Sandro, ormai, le porte dell’Europa sono spalancate e lasciare da trionfatore non fa altro che accrescere la sua popolarità e la stima della gente in patria.
CHE TACKLE A SAN SIRO L’occasione per consacrarsi definitivamente arriva in Champions League, contro il Milan a San Siro. È il 9 gennaio, gara d’andata degli ottavi di finale. Gli inglesi non sono favoriti, ma giocabo da subito un gran calcio e il Diavolo finisce k.o. Il brasiliano, in campo, è una furi agonistica mai vista: recupera decine di palloni, tenta il gol, contrasta le incursioni in area di Ibrahimovic. Sandro è un armadio senza paura, umile ma ambizioso, che ora di soldi a casa ne spedisce tanti, ma sempre senza dimenticarsi delle sue origini. Nella sua prima esperienza in Premier League, il brasiliano scende in campo 18volte, di cui 8 da titolare (le ultime quattro di seguito) segnando un bellissimo gol con il destro al volo contro il Chelsea, anche se inutile. Mica male. Il suo contratto con gli Spurs è ancora lungo, scadendo solo nel 2014. Questo lo rende un gioiello molto difficile da avvicinare, anche se sul fronte Roma ci sono delle possibilità, qualora Mirko Vucinic mostrasse la volontà ferma di andare via – nonostante i tentativi di Sabatini – e accettase la destinazione londinese. Ma almeno fino ai primi di agosto se ne saprà poco: Sandro è impegnato nella Coppa America di scena in Argentina. Una vetrina bella e pericolosa, che puà far crollare gli interessi come far schizzare vertiginosamente i prezzi. La concorrenza spietata dei vari Elano, Jadson, Lucas, Ganso e Ramires potrebbero privarlo della gioia di vestire da titolare il verdeoro. Una notizia non sicura, ma in prospettiva positiva
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