(La Repubblica - A.Di Maria) Un pallone che lento lento si incammina verso la porta avversaria. Tanto lento che sembra un’azione vista in slow-motion.
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Sfida ad alto rischio. Ecco perchè
(La Repubblica – A.Di Maria) Un pallone che lento lento si incammina verso la porta avversaria. Tanto lento che sembra un’azione vista in slow-motion.
Eppure è tutto maledettamente in diretta e reale. Attimi che durano minuti. È il pallone che potrebbe salvare la Fiorentina dalla retrocessione in serie B. E che invece Carnevale, all’epoca uno che difficilmente sbagliava davanti alla porta, calcia nel modo peggiore.
È il 6 giugno 1993, la squadra viola sta vivendo una delle sue peggiori stagioni di sempre e si ritrova all’ultima giornata di campionato a dover sperare non soltanto in un sua vittoria (che puntualmente arriva per 6-2 sul Foggia), ma anche a dover sperare in un aiuto sui campi di Brescia-Sampdoria e Roma- Udinese.
È soprattutto quest’ultima la partita che potrebbe regalare la permanenza in A alla Fiorentina. E invece finisce 1-1. Viola condannati, Udinese allo spareggio con il Brescia e poi salva.
Carnevale con quel tiro facile facile avrebbe potuto segnare il gol del 2-0 (dopo quello di Hassler su rigore), cosa che avrebbe messo al sicuro la squadra di Chiarugi. Ma non finisce qui. Perché all’80’ ecco il pareggio bianconero di Desideri e la condanna viola, tra l’esultanza totale dello stadio Olimpico.
Parte da qui la grande rivalità, soprattutto tra le due tifoserie, della sfida tra Fiorentina e Roma. Un’ingiustizia che a Firenze non è mai stata digerita, considerando che da lì a pochi giorni lo stesso Carnevale si trasferì proprio all’Udinese, la squadra che aveva salvato con quel tiraccio sbilenco.
Qualche anno prima però i tifosi viola si erano presi una bella soddisfazione contro quelli giallorossi: il 30 giugno 1989 le due squadre si trovano l’una di fronte all’altra a Perugia per contendersi un posto in Uefa. Quella volta la Fiorentina ebbe il sopravvento, vincendo 1-0. Ma i motivi di giubilo e gioia non si erano esauriti con il risultato. Perché il gol che diede l’Europa ai viola fu segnato da Roberto Pruzzo (al 12’ del primo tempo, di testa come gli capitava spesso di fare, su assist di Roberto Baggio), attaccante simbolo della Roma arrivato a Firenze l’estate prima a guadagnarsi gli ultimi soldi di una lunga carriera.
Un po’ come se Antognoni si fosse trasferito alla Roma. Eresia. Tra l’altro quella fu l’unica rete realizzata in maglia viola dal baffuto attaccante. Smacco doppio. Altra gara storica è quella del 9 aprile 2001. Quella che si disputò di lunedì per motivi di ordine pubblico. Quella della prima volta di Gabriel Omar Batistuta a Firenze da avversario. I tifosi giallorossi srotolarono uno striscione: “Semo tutti parrucchieri”. Probabilmente era vero, visto che dalla Capitale arrivarono circa 7.000 tifosi.
La Fiorentina vinse 3-1, grazie anche ad una doppietta di Chiesa. Bati non segnò e la corsa verso lo scudetto della Roma ebbe uno stop. Ma solo momentaneo, visto che alla fine arrivò il terzo titolo. Da ricordare, però, non ci sono solo le sfide che riguardano le due squadre. Mihajlovic e Montella, oltre ad essere stati compagni di squadra per due anni alla Sampdoria, si sono trovati di fronte da avversari numerose volte. Ma nella memoria di entrambi c’è soprattutto il derby del 10 marzo 2002, con la Lazio di Mihajlovic contro la Roma di Montella. Fu un disastro per il tecnico della Fiorentina, visto che l’attaccante giallorosso gli segnò quattro gol. Tutti in una volta.
È anche per questo che per Mihajlovic le sfide con la Roma sono particolari, senza dimenticare che fu proprio la Roma a portare il serbo in Italia. Poi ci sono i giocatori che hanno vestito entrambe le maglie.
Detto di Batistuta e Pruzzo, Pietro Vierchowod, dopo aver sfiorato lo scudetto nel 1982 con la Fiorentina, centrò l’obiettivo l’anno successivo con i giallorossi. Francesco Graziani si trasferì da Firenze a Roma in tempo per giocare la finale di coppa Campioni persa con il Liverpool, ma anche per sbagliare uno dei rigori decisivi. In precedenza Giancarlo De Sisti è stato un simbolo di entrambe le società, mentre Niels Liedholm si è seduto sulle panchine di entrambe. Anche l’allenatore più amato a Firenze degli ultimi decenni, Cesare Prandelli, per poche settimane ha guidato la Roma, mentre Adrian Mutu solo per poco non c’è riuscito. Bloccato proprio da Prandelli. Pantaleo Corvino l’aveva già impacchettato e spedito in cambio di 19 milioni l’estate 2008. L’attuale ct della nazionale fece saltare tutto. E non se ne fece più nulla. Tutto quello che è accaduto dopo ha dato in parte ragione a Corvino. Oggi il romeno ha l’occasione per dimostrare il contrario.
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