(Il Messaggero - R.Renga) Che la palla sia quadrata, e non rotonda come dicono, è provato dalla Champions League, manifestazione che finisce (quasi) sempre ai favoriti.
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Serve un progetto che attiri i giocatori
(Il Messaggero – R.Renga) Che la palla sia quadrata, e non rotonda come dicono, è provato dalla Champions League, manifestazione che finisce (quasi) sempre ai favoriti.
E non a caso Barcellona e Manchester, i cui solisti si esaltano interpretando un magico spartito musicale, se la vedranno nuovamente in finale, come due anni fa all’Olimpico. Nell’ultima edizione solo accidentali imprevisti frenarono il cammino delle due signore più belle che ci siano. Manchester e Barcellona hanno vinto per due a zero fuori casa, pareggiando anche nel risultato.
Gli inglesi fanno gioco d’insieme in profondità, mentre i catalani cercano la profondità in orizzontale ed è questa la loro grande novità.
Hanno allenatori seri, intelligenti e amanti della poesia. Hanno soldi e tradizione. Il Barca ha rischiato a Madrid, dove il genio del male (Mourinho) le ha studiate tutte per impedire agli avversari di giocare. Ne avesse avuto l’opportunità, avrebbe bucato il pallone o fatto scendere la neve o trasformato il terreno in giungla e i suoi calciatori in marines. Hanno prevalso i buoni ed è un magnifico messaggio lanciato a tutti gli allenatori del mondo: si può vincere esprimendo un buon calcio. Al contrario di quanto si sostiene in Italia: devo vincere, non posso pensare all’estetica. Nel Manchester fanno cose fenomenali Giggs e Van der Sar, il primo (personale Pallone d’oro) prossimo ai quaranta, l’altro addirittura oltre. L’età è quella che dimostri. I fuoriclasse allungano la carriera grazie ad allenamenti personalizzati e disciplina di vita. Succede anche in Italia, dove i migliori hanno superato, vedi il fenomenale Totti, i trentaquattro.
Nel Barca fanno cose altrettanto geniali nanetti rapidi ed equilibrati. Si celebra così la rivincita nei confronti di chi ritiene che calcio si possa fare solo con giganti e giovani. In Italia due società possono puntare sul rinnovamento tattico e tecnico: Il Milan, che da sempre cerca gioco e spettacolo; la Roma, grazie a Liedholm, Eriksson, Zeman e Spalletti, allenatori che hanno fatto crescere culturalmente l’ambiente giallorosso. Il Milan sa già come sarà il suo futuro; la Roma è un affascinante cantiere, dunque può ancora andare a caccia del bello: giovani, ma non è detto; soprattutto calciatori intelligenti e coinvolti in un progetto che li seduca.
I dirigenti saranno tutti di altissimo profilo, tecnico e intellettuale: Baldini a dirigere, Sabatini e Pradè al mercato; Conti tra i giovani; Tempestilli team manager. Montali? Lo vuole la Fiorentina. Pradè, quando Sabatini disse addio a Zamparini, gli offrì un ruolo alla Roma. Ora si ritroveranno: hanno caratteristiche diverse e che bene si amalgamano.
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