(Il Romanista - V.Meta) - Quando è arrivato a pochi centimetri dalla doppietta, quelli che gli avevano predetto un gol hanno tremato: «Avessi fatto il 2-2, mi sa tanto che non sarebbero arrivati tutti questi complimenti...».
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Se una notte d’inverno Bertolacci
(Il Romanista – V.Meta) – Quando è arrivato a pochi centimetri dalla doppietta, quelli che gli avevano predetto un gol hanno tremato: «Avessi fatto il 2-2, mi sa tanto che non sarebbero arrivati tutti questi complimenti…».
Ride Andrea Bertolacci ripensando alla sua notte speciale, a metà fra promessa e rivincita. Lo apettava tanto il primo centro stagionale, è arrivato nello stadio in cui tante volte ha fatto il raccattapalle da piccolo e contro la sua squadra del cuore, lasciata a diciannove anni senza essere riuscito a esordire. «Tanta roba. Tanta davvero. Una grandissima gioia, difficile immaginare un ritorno a casa più bello». Alla sfida che lo avrebbe riportato là dove convergono tutti i suoi sogni, il centrocampista del Lecce aveva cominciato a pensare già da tempo, nonostante la tregua imposta dagli impegni azzurri con l’Under 21. Quando è tornato a Lecce, ha passato tre giorni a rispondere sempre alla stessa domanda dicendo che sì, giocare all’Olimpico è un’emozione e no, contro la Roma non può essere una partita come le altre. L’ipotesi di un gol, però, l’aveva soltanto accarezzata: «Il giorno prima mio zio mi ha detto che avrei segnato. Lì per lì mi sono messo a ridere, però ci pensavo a questo gol, in un certo senso un po’ me lo sentivo».
E infatti l’ha cercato, Bertolacci, salutato con un buffetto da tutti i compagni con cui si è allenato fino al 23 agosto, gli stessi che alla fine sono andati a fargli i complimenti. D’altra parte, il suo ritorno all’Olimpico non poteva passare inosservato. La prima volta contro la Roma era in panchina, della seconda gli è rimasto qualche rimpianto per non essere riuscito a segnare alla Lazio il suo primo gol in Serie A, stavolta ha scritto finalmente il suo nome sul tabellone «e faceva un certo effetto». Unico gesto di esultanza il bacio verso la tribuna e una dedica da dividere fra mamma e fidanzata. Ha riaperto la partita e sembrava stesse chiedendo scusa: «Non avrei mai potuto esultare. Sono un tifoso della Roma, io». Non ha potuto nemmeno festeggiare, visto che il Lecce è ripartito subito dopo la gara e ha avuto giusto il tempo di salutare quelli che erano venuti a vederlo. Ieri di nuovo in campo per gli allenamenti, emozioni da mettere via in fretta, compresi i pensieri di quel che poteva essere se invece di uno solo, avesse segnato due gol: «Probabilmente avremmo parlato di tutt’altro. La Roma? Si comincia a vedere il lavoro che si faveca in ritiro, tanto possesso e mai buttare via il pallone. Mi ha fatto piacere rivederli e sono stato contento per la bella partita di Taddei, che è un amico». Spettatore interessato della sua notte da incorniciare Walter Sabatini, che in estate lo avrebbe trattenuto a Trigoria se Bertolacci non avesse preferito tornare dove sapeva di poter trovare spazio. Se ne riparlerà a fine stagione: più che di rivincita, quel sinistro morbido sull’uscita del portiere aveva il sapore di una promessa.
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