rassegna stampa roma

Sacchi: “Luis Enrique? Impossibile traslare in Italia qualcosa del Barcellona”

(Gazzetta dello Sport) Appuntamento alle 11. «Ci vediamo in spiaggia, si sta bene e possiamo chiacchierare a lungo» . Arrigo Sacchi arriva in bicicletta, puntualissimo, ai Bagni Paparazzi.

Redazione

(Gazzetta dello Sport) Appuntamento alle 11. «Ci vediamo in spiaggia, si sta bene e possiamo chiacchierare a lungo» . Arrigo Sacchi arriva in bicicletta, puntualissimo, ai Bagni Paparazzi.

Si siede, si toglie la maglietta, si mette a favore di sole, fisico asciutto e voglia di parlare di calcio. Sacchi, tre tecnici italiani sulle panchine di Milan, Inter e Juve sono un caso o un segnale? «In Italia le cose solitamente succedono per caso. Gli allenatori sono come Don Abbondio: vaso di terracotta tra vasi di ferro. Per metterli nelle condizioni di lavorare bene serve una società intelligente che capisca di dover comprare giocatori funzionali per un progetto. Perché se Messi è bravo, in una squadra organizzata diventa un fenomeno. Se Pedro è normale, in una squadra organizzata diventa forte. Il vero segreto è il gioco. E l’innovazione» .

Allegri ha lo scudetto sul petto: più responsabilità o una possibilità in più per sperimentare qualcosa di nuovo? «L’anno scorso Allegri è stato bravissimo, in una squadra non facile per tanti motivi ma guidata da grandi dirigenti. Galliani è molto bravo e dopo tanti anni con me è diventato competente (ridacchia, ndr): ha capito che il feeling tra Allegri e Pirlo mancava e ha preso Van Bommel facendo una cosa che io non avrei fatto visto che preferisco i giovani. Allegri ha amalgamato bene il gruppo, però io sogno di rivedere un grande Milan: per farlo diventare tale non può puntare sui vecchi. Le tre grandi squadre che hanno segnato gli ultimi quarant’anni sono stati l’Ajax, il mio Milan e il Barcellona: età media tra i 24 e i 26 anni» . Lei vinse la Coppa Campioni dopo aver conquistato lo scudetto. Quale fu il primo passo per riuscire nell’impresa? «I giocatori erano magari diffidenti, ma mai prevenuti. Capivano quello che trasmettevo loro. Donadoni ieri mi ha ricordato un episodio: giocammo a Como, lui toccò cinque o sei palloni e io gli feci i complimenti. Pensava lo prendessi in giro, invece era sempre stato nella posizione giusta. Le dico qual è uno dei problemi del nostro calcio, anche se si arrabbierà» .

Prego. «La stampa, senza voler generalizzare, spesso giudica in base al risultato e non alla prestazione. L’allenatore è un uomo solo con le sue idee: e se le idee sono poche è ancora più solo. E’ giusto ricordare che non c’è mai stato un grande tecnico che non abbia influito sulla composizione della rosa. Guardiola ha sacrificato Ibrahimovic, che individualmente vale dieci Villa, e i solisti: ha privilegiato l’Idea. Perché il gioco non va mai fuori forma e non si infortuna mai. Il gioco esalta le qualità individuali» .

L’Inter ha scelto Gasperini dopo aver trattato con Bielsa, Villas Boas e Capello. Dal punto di vista tattico, quindi, non c’era una linea precisa. «Infatti mi chiedo se Gasperini potrà esprimersi. Il suo Genoa faceva un gran movimento senza palla: all’Inter sarà possibile? Probabilmente dovrà adattarsi lui alla squadra: ma questo sarà un completamento del suo bagaglio di tecnico oppure una riduzione delle sue capacità? Pavarotti seguiva la musica, De Niro rispetta il copione: nel calcio deve accadere lo stesso con i campioni. Messi è un fenomeno perché gioca con la squadra, per la squadra, a tutto campo e a tutto tempo. Tornando ai dubbi nerazzurri, ho il sospetto che Bielsa non abbia accettato perché non riteneva l’Inter ideale per il suo modo di intendere il calcio. Ricordo un episodio che riguarda me: nel ’ 91 la Juve mi contattò per affidarmi la panchina. Berlusconi mi disse che gli avrei dato un gran dispiacere e allora non ci andai. E la Juve prese Trapattoni: bravissimo allenatore, ma abbastanza diverso da me» . A proposito di Juve, cosa si aspetta da Conte? «Ho grandissima fiducia in Antonio. E per questo faccio un appello a Marotta: non vada alla ricerca dei migliori, ma dei più funzionali al gioco di Conte. Ripenso a Colombo, Filippo Galli, Evani, Massaro: non erano in assoluto i migliori del mondo, ma per me erano i più bravi. E fecero la fortuna del Milan. La Juve deve spendere quasi tutto il budget per un campione giovane e poi completare la rosa con acquisti mirati anche a basso costo» .

Quindi poi dovrà pensarci l’allenatore. «Conte ha tutto per diventare bravissimo: personalità, idee. In un Paese che ama il vecchio, lui è la novità: sarà visto quasi come un eversore, ma deve fregarsene. Mi auguro che resti sempre un innovatore e spero che dia alla Juve un copione emozionante e divertente per chi lo pratica e per chi lo vede» . Provocazione: se la Juve avesse Pastore in mano, dovrebbe rinunciarci perché non funzionale al 4-4-2? «Con Pastore devi giocare con il 4-3-1-2. Se il progetto è un altro, va assecondato in ogni mossa» .

Anche il Napoli ha un tecnico italiano, solo la Roma è in controtendenza. «Di Mazzarri ho apprezzato il modo in cui la sua squadra dimostrava la voglia di dare il massimo fino all’ultimo minuto. Ed è sano il rispetto delle regole voluto da De Laurentiis. Per quanto riguarda Luis Enrique, credo sia impossibile traslare in Italia qualcosa del Barcellona. Quello del mio Milan era un progetto ambizioso perché usciva dalla tradizione: ecco, bisogna guardare avanti. E in Italia ci riesce molto più difficile che negli altri Paesi» . El Shaarawy sta facendo gli esami di maturità. E’ maturo per il Milan? «Dio gli ha dato un gran talento. E’ un bravo ragazzo, che non sempre è stato aiutato dai tecnici. Come sempre, abbiamo sfruttato le sue qualità naturali senza ampliarne le conoscenze e le potenzialità. Spero che Allegri riesca a farlo» . L’anno in Inghilterra ha fatto crescere Balotelli? «E’ il più grande talento che abbia visto. Ma se a 13, 14, 15 anni la sua formazione fosse stata diversa, adesso che giocatore avrebbe il calcio italiano? E quanto maturo sarebbe lui?» . Sacchi, cosa deve fare il calcio italiano per tornare grande? «Serve un lungo lavoro perché siamo indietro. Viviamo un momento di grande confusione perché si seguono strade spicciole per arrivare alla vittoria trascurando l’importanza del merito. E c’è uno scandalo dietro l’altro. L’ambiente è poco positivo, le pianificazioni sono limitate. Ricordo quando a Parma feci l’accordo con Mutu che un terzo del suo stipendio era legato al comportamento: a fine stagione potevo darglielo o non darglielo a discrezione mia. Quell’anno Mutu fece il suo record di gol. Da noi il calcio non è vissuto come uno sport né come uno spettacolo sportivo. Si deve ripartire con l’educazione e la cultura. Si deve ripartire dai giovani» . Sono passate due ore. Durante l’intervista non si contano le persone che si sono avvicinate a Sacchi per salutarlo, stringergli la mano, fargli i complimenti. Molti sono naturalmente milanisti. «A parte la parentesi del ’ 96-97, sono passati vent’anni dalla fine della mia avventura in rossonero. Eppure tutti si ricordano di quella squadra. E’ la forza delle idee» .