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Sabatini: «Vogliamo fare una Roma arrogante»

(Il Romanista) – Straordinaria. Una conferenza stampa straordinaria. Nell’incontro, nella presentazione ufficiale con la stampa, c’è tutto Walter Sabatini con i suoi pregi e suoi difetti. Il nuovo direttore sportivo spezza i tabù del...

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(Il Romanista) - Straordinaria. Una conferenza stampa straordinaria. Nell’incontro, nella presentazione ufficiale con la stampa, c’è tutto Walter Sabatini con i suoi pregi e suoi difetti. Il nuovo direttore sportivo spezza i tabù del conformismo e la sua storia d’amore con la Roma inizia così:

«La dimensione nella quale sono capitato adesso la percepisco con chiarezza, ma lo sapevo già. Lo immaginavo. Posso chiedervi una deroga straordinaria? Devo fumarmi due, tre sigarette. Sennò perdo la concentrazione. C’è qualche igienista incallito che non sopporta questa cosa? Il fatto che io chieda una deroga per fumare non significa che voi siete autorizzati a farlo ». Attimi di silenzio in sala stampa. E Sabatini allora torna alla carica con un’altra richiesta: «Ditemi di sì fragorosamente. Mi incoraggia, parlo più tranquillamente». «Dico grazie alla società Roma che generosamente mi permette di presentarmi a voi (i giornalisti, ndr) che siete i traduttori di questa storia antica del calcio. Che raccontate in giro ed indirizzate gli umori ed i pensieri di milioni di persone. Io però, con tutto il rispetto per voi, non mi sto rivolgendo alla stampa. Voglio rivolgermi alla gente di Roma e agli sportivi romanisti che sono in una situazione, mi pare, di astinenza. Non sanno, non si orientano, non capiscono tanto bene. Io cercherò di spiegarmi e di tradurre il pensiero della società, del gruppo di DiBenedetto e di Franco Baldini che sarà qui nei prossimi mesi. Non voglio dire il progetto perché parlare di progetti nel calcio mi sembra una cosa magniloquente, pomposa, non serve a niente. I progetti nel calcio non esistono, esiste il lavoro di tutti i giorni. Noi sappiamo cosa vogliamo fare, lo faremo bene e lo faremo subito. Lo stiamo già facendo. Lo abbiamo già fatto facendo una scelta che può sembrare una scelta al limite del provocatorio ma è una scelta che direi coraggiosa, requisito di cui mi approprio ma che è estendibile alla società e al gruppo degli americani di Thomas Di- Benedetto e pure a Baldini».

Cosa vi ha spinto a puntare su Luis Enrique?

Il motivo per cui l’abbiamo scelto è anche simbolico. Luis Enrique rappresenta la discontinuità. Rappresenta simbolicamente proprio un’idea di calcio che vogliamo perseguire. È un ragazzo giovane, esuberante, un uomo che sfida se stesso, avrete fatto già un po’ di letteratura, è uno che sfida se stesso facendo multiattività, compensando la mia totale immobilità fisica. Lui è uno che sfida sempre se stesso. Lui si sfida sempre e sfiderà anche questa avventura a cui va incontro portando la sua cultura che non è la sua cultura esclusiva, ma la cultura di tutto un movimento. Noi non siamo alla ricerca di un calcio suggerito. Il calcio vive di movimenti, una volta va bene una cosa, una volta vanno bene i calciatori fisici e il contropiede, una volta va bene la transizione, una volta va bene il palleggio. Oggi si impone attraverso la Spagna, il Barcellona, un certo tipo di calcio un po’ barocco, ma molto efficace. Noi abbiamo scelto questo allenatore perché certamente lui saprà fare una sintesi tra quello che è il calcio e la cultura che viene trasferita dai ragazzini fino alla prima squadra. Una cultura di gioco, di modo di essere, di trasmettere la palla e di trattare la trasmissone della palla mutuandola alle esigenze del nostro campionato. E lui sarà bravo a prendere da uno e dall’altro. Luis Enrique costituisce una novità assoluta, una scelta coraggiosa, ma che rifarei sempre anche se questo ci potrebbe portare all’inizio a qualche contaddizione. Siamo contenti di averlo preso.

DiBenedetto ha parlato di 5-6 acquisti per vincere lo scudetto.

No, DiBenedetto ha detto questo, ma forse c’è stata un’accelerazione nell’interpretare queste parole. Certo che DiBenedetto vuole vincere il campionato, Roma deve voler vincere il campionato. Perché quando una società ha alle spalle una spinta così potente, popolare, deve sempre pensare di vincere il campionato. E c’è veramente qui la forza d’urto della gente. È la gente che fa il calcio, non i calciatori, i direttori sportivi, gli allenatori. È la gente che l’ha reso talmente popolare e senza fine, questo sport. DiBenedetto non credo che abbia voluto dire che lo vinciamo subito. Cominceremo a lavorare per vincere il campionato nel giro di qualche tempo.

L’età media della Roma è la più alta del campionato. Conterà sul mercato in uscita?

Non sono pronto ad affrontare l’argomento perché ho mancato uno step: non ho potuto, per questioni coincidenti, confrontarmi ancora con i calciatori. Da questo punto di vista siamo in ritardo, però siamo in anticipo rispetto alle esigenze che ha questa società che ha accelerato stamattina (ieri, ndr). Perché si possa cominciare a lavorare, però, devo prima parlare con tutti i calciatori, per saggiare il loro stato d’animo, capire se vorranno essere peones o protagonisti. Se saranno giocatori pieni di voglie, non di voglia, perché il giocatore deve averci voglia, ma di voglie da assecondare, di creare stato d’animo di grande belligeranza. Di chi vuole essere protagonista. Questi calciatori devono confrontarsi con me e farmi capire quanto vogliono stare nella Roma e a quali condizioni. La Roma è sempre stata competitiva, io questo ve lo devo ricordare e lo dovete ricordare anche voi. Non è stata una grande annata, l’ultima. Ma due anni fa vi siete giocati uno scudetto per due minuti e per una partita sbagliata. Non ci sono macerie nella Roma, ci sono solo da correggere alcune cose non dal punto di vista tecnico, ma da un punto di vista culturale. E in questo risiede anche la scelta che abbiamo fatto con Luis Enrique.

Qual è il budget?

Il budget? Non mi è stato consegnato o riferito, ma mi è stato dato imprimatur per lavorare liberamente nel calcio. Nei prossimi giorni ci sarà quello che pomposamente viene definito un meeting, un incontro tra le varie componenti per capire dove si può arrivare, ma DiBenedetto mi ha detto una cosa che mi ha esaltato: di fare il calcio. Certo ci vogliono i soldi, però per le cose che proporrò avrò copertura adeguata da parte della società. Non vi dico del budget perché vi mando in depressione. Perché supponete che io dica "c’è un budget di 80 milioni". Pastore costa 60, che facciamo? È finito il budget. Allora io non voglio parlare di budget perché il budget ce lo costruiamo giornalmente cercando di pescare il meglio alle migliori condizioni e poi valutare anche nelle dinamiche del calciomercato quali possono essere le entrate e le uscite. La proprietà mi ha autorizzato a lavorare liberamente sul mercato.

Perché si è fatto convincere dalla Roma?

La Roma non deve convincere nessuno. La Roma è la Roma. Io ho avuto solo un piccolo equivoco in corso perché avevo anche accettato subordinatamente al fatto che avevo già speso la mia parola. Sono dovuto tornare indietro e scegliere Roma. Non sto realizzando il mio sogno nel cassetto, non ho dormito con la foto di Giacomino Losi attaccata al muro. Questa ve la risparmio perché chi si presenta ha sempre il sogno nel cassetto che si realizza e la foto di qualcuno attaccata al muro. Ma questa è la mia terza vita e non un’esperienza, non c’è nessun legame con il mio passato, è una cosa esclusiva, irripetibile, eccezionale. Cercherò di onorare questo mio obiettivo. La mia parola non serve.

Vucinic?

Vucinic è un grande calciatore. Lo dico da avversario perché la Roma l’ho incontrata e l’ho anche battuta e non mi vergogno a dirlo perché sono tifoso delle squadre per le quali lavoro, tanto con il Palermo, tanto con l’innominabile Lazio, abbiamo vinto e perso, ma ho sempre avuto paura della Roma, una paura assurda della squadra e di uno dei calciatori. Vucinic è un grande giocatore, ma mi devo confrontare con lui perché ho colto qualche disagio da parte sua. Me lo ha riferito Kranjcar che è il selezionatore della nazionale montenegrina. Ho percepito qualche disagio riferito alla collocazione tattica in campo. Siccome avremo allenatore che determinerà il modulo, e ci vorrà lavorare, bisogna che i calciatori assecondino la volontà dell’allenatore.

Il portiere?

Ovviamente ci sono dei nomi che non farò. Di certo prenderemo un portiere, poi vedremo chi rimarrà a fare il dodicesimo o il terzo.

Che idee vi siete fatti con Luis Enrique?

Ci siamo già confrontati. È soddisfatto dell’organico della Roma. Ci dovrà chiedere delle cose per determinare qualcosa di nuovo. Il problema della Roma non è rappresentato dal valore dei giocatori. Forse qualcosa dall’anagrafe. Abbasseremo il tetto dell’età, porteremo forti giovani. Quello che ho colto sembra una squadra sclerotizzata nei rapporti di forza. Ci sono i titolari, quelli che giocano meno, c’è una sorta di staticità. Ci vogliono dialettica e competitività diversa. Sana competitività, perché contano due principi: la lealtà e la generosità. Se così sarà, faremo uno straordinario passo avanti.

Che scelte verranno fatte per la Primavera?

La Roma porta fuori calciatori di grandissima rilevanza. La Roma ha fatto sempre grandi cose. Poi però succede che la canteradel Barcellona riesce a produrre il giocatore da prima squadra. Quello che riesce a fare un po’ meno la Roma, è che nel momento topico di passaggio si fa più fatica. Non anticipo niente, perché devo parlare con Bruno Conti, ma voglio chiedergli di apportare delle modifiche. La squadra Primavera e Allievi Nazionali saranno sotto il controllo dell’allenatore della prima squadra. Questa contiguità tra settore giovanile e prima squadra determinerà un’osmosi più facile da realizzare.

C’è una clausola per Luis Enrique?

Non c’è una clausola, Luis Enrique ha firmato - cosa che sarà riferita nei contratti federali - per due anni. C’è un’opzione sulla parola per il terzo anno, però è evidente che due anni basteranno per capire a lui e per capire a noi se potrà restare per i prossimi 10 anni. In tema di contratti, io ho chiesto e ottenuto da questa società un contratto di un anno. Noi non dobbiamo essere un peso per la società, dobbiamo essere un’opzione per la società, produrre un lavoro che sia remunerativo e poi sottoporci al giudizio della società che deve prolungare il contratto. Eventualmente. Comunque lui è blindato, due anni saranno sufficienti per capire chi sarà lui e come potrà, insieme a noi, ottenere gli obiettivi che ci siamo raccontati sommessamente e che non diamo a sbandierare.

Menez e Borriello faranno parte del progetto Roma?

Di Menez non ho notizia diretta e positiva: ho un riverbero di un suo disagio, che si è palesato in diverse circostanze. Menez è un giocatore forte che esalta la gente e noi vogliamo giocatori che esaltano la gente. Il calcio non deve essere noioso. Io vorrei che la Roma fosse una squadra divertente e produttiva. I giocatori forti rimarranno tutti se vorranno rimanere e se accetteranno i presupposti offerti dalla società e dell’allenatore. Nello specifico, Menez deve accettare che l’allenatore lo potrà impiegare in un determinato ruolo, così come no, ma deve star dentro un progetto ed un organico che deve essere competitivo. Se il suo stato d’animo sarà rivolto all’accettazione di questa cosa, sarà un calciatore della Roma, le sterzate di Menez esaltano me che sono un esteta del calcio. Quando lui ondeggia e va, piace a tutti.Vorrei che lo facesse fino in fondo. Borriello è un problema, perché ha caratteristiche di giocatore molto molto forte però ha vissuto una stagione di due fasi, una fase esaltante ed una fase depressa. Con lui bisogna capire quanto vuole essere un giocatore della Roma e a quali condizioni.

Si riparte da De Rossi?

Io posso dire quale è il mio stato d’animo perché non mi sono ancora confrontato con lui. Penso che De Rossi debba rimanere a Roma, perché con lui sarà più forte. Ha avuto un periodo non bellissimo, ma è del tutto accetabile perché è un ragazzo che ha cominciato a tirare la carretta molto presto e ci sta un periodo di flessione. Auspico che rimanga alla Roma e faremo di tutto perché questo succeda. Poi dico, questo non è riferito a De Rossi particolarmente, ma a tutti i calciatori in generale. Non dobbiamo drammatizzare il contratto e le scadenze. Io certe cose vorrei viverle con serenità, ma ve lo dice uno per cui la serenità non è ricorrente. Io non sono un uomo sereno, sono sempre molto agitato ma vorrei che gli altri fossero sereni.

Cosa vuole fare la società?

Viene ad introdurre la possibilità di vincere ma con i mezzi che ha deciso di usare. Parlo del fairplay finanziario, che sarà per tutti una spada di Damocle. E in fretta sarà un problema perché quando ci sei dentro, sei già spiazzato e in grande sofferenza. Ma non significa rinunciare. Significa voler lavorare tutti i giorni, rincorrere calciatori e comportamenti. Significa voler essere competitivi. Se la domanda è rivolta ad una risposta "sono arrivato, porto i campioni", non sarà così. Non voglio deludere. Magari sarò fortunato e porterò grandi calciatori. Magari saremo fortunati e vinceremo qualcosa di importante presto. Questa società ha scelto me perché pensa che io possa, con risorse e passione, riuscire a portare calciatori da integrare con i grandi giocatori che ci stanno. La Roma ha grandissimi calciatori, che se integrati con ottimi calciatori giovani riuscirà ad essere competitiva. Qui c’è una sorta di abitudine, mi riferisco al calcio. Si dice "è giovane ma non è pronto". Tutte sciocchezze. I giocatori si dividono in due categorie: calciatori forti e calciatori scarsi. Non si divide in calciatori giovani e calciatori vecchi. Io sento allenatori dire "non è pronto" che è una cosa che... Se son forti son forti vanno in campo e vincono le partite. Se sono giovani e scarsi dirò che mi sono sbagliato e mi farete la "cappotta".

La Juve può essere un modello da non seguire visto che è alla sua terza rivoluzione in tre anni?

La mia non sarà una rivoluzione tecnica, ma culturale. Un modo di essere diversi. Vorrei che la squadra fosse piena di voglie, che si voglia realmente misurare, non a parole, con gli avversari, con il calcio. A volte le squadre si impigriscono, si accontentano, non si caricano a vicenda, non si stimano a vicenda, non hanno quella generosità che serve per difendere l’errore di un compagno. Io voglio fare una rivoluzione culturale, ma non sono un ideologo. Rivoluzione significa introdurre nei comportamenti pensieri alternativi, da lì cominceremo a fare delle cose importanti. Scusate ho detto troppe volte io, ma non sono in delirio di onnipotenza. Io significa la Roma. Chiedo complicità non chiedo pazienza. Chiedo fortemente la complicità della gente, la complicità non si realizza solo nei misfatti, si realizza in un modo di condividere le cose, di pensarle insieme. Che la gente di Roma, che i tifosi della Roma, siano complici di questo gruppo di persone.

Il fatto che Luis Enrique venga dal Barcellona B dove le pressioni non erano paragonabili a quelle di Roma e del nostro campionato, può essere un problema?

No, penso che non sarà un problema. Io mi sono intrattenuto con Luis Enrique. Quando mi inseguivate, io ero già stato ampiamente con lui a Barcellona. Mi sono intrattenuito con lui e parte dello staff, è un competitivo che sfida se stesso, sapete che fa delle cose assurde, triathlon, corsa ad ostacoli e quindi pretenderà questo dai giocatori che gestirà. Alla mia addetta stampa di Palermo che ogni tanto mi aiuta ho detto "capta qualche cosa su questo personaggio". Ha raccolto pensieri di Luis Enrique e io li ho molto apprezzati. Li ho riferiti a Baldini che non ha neanche voluto sapere chi fosse l’estensore dei pensieri, ha detto di prenderlo senza sapere chi fosse.

Quale di questi pensieri l’ha impressionata di più?

La voglia di mettere in campo una squadra che non subisca l’avversario e che voglia demolirlo in tutte le zone del campo. Questo a livello teorico, poi vedremo se riusciremo a realizzarlo in campo, ma se non ci fosse un pensiero preventivo come questo staremmo messi molto male, ma ci vuole la collaborazione dei calciatori. Molti allenatori non ce l’hanno questa idea, molti allenatori guardano cosa fa l’avversario. Lui pensa un calcio un pochino diverso, potrei definirlo arrogante, come i parcheggi che ogni tanto faccio a Roma che sono sbagliati.

All’inizio del ritiro la squadra sarà pronta?

No, la squadra non potrà essere pronta per quella data, che dovrebbe essere il 12 ma è passibile di essere verificata. Dopo aver visto Luis Enrique stasera (ier, ndr), potrò capire meglio se sarà qualche giorno in più o qualche giorno in meno, però concettualmente sarà il 12. Certo per quella data non sarà pronta la squadra, purtroppo è la natura e la caratteristica del mercato, il calciomercato si chiude il 31 agosto e non ci consente di chiudere tutte le cose. Avrete notato che comincia a fibrillare negli ultimi giorni di agosto. Luis Enrique avrà già una buona squadra da allenare, fatto salvo qualche buona azione degli ultimi giorni.

Da quanto lavora per la Roma? Da Natale?

Si, ma ho lavorato per me stesso con la speranza, che è stata realizzata stamattina, che il lavoro fatto per me stesso potesse essere trasferito alla Roma. Mi sono dimesso dal Palermo a novembre, 2-3 giorni ho preso in subaffitto una stanza... Non si può dire? Vabbè allora diciamo che mi hanno prestato una stanza in un posto in centro e ho trasferito le mie cose, perché sennò mi sarei impigrito e lì ho fatto il lavoro che ho sempre fatto nella mia vita. Ho visto il calcio, vedere il calcio è il mio lavoro. Il mio lavoro supplementare sarebbe di capirlo, ogni tanto ci riesco. Ma adesso faccio troppo salotto, sono diventato un uomo salottiero. Perché questa città porta a questi intrattnimenti carini, ma io vorrei far altro. Questa è l’ultima volta che mi presento, poi si presenterà gente più qualificata di me e vi chiedo in maniera simpatica di non rompermi tanto le scatole. Voi fate il vostro lavoro e io lo capisco molto bene perchè ho una grande sensibilità e so che c’è qualcosa da raccontare, so anche che la gente deve essere informata. Da oggi non farò parlottii telefonici per indirizzare, per non far prendere le "toppe". Parlerò poco ma in maniera ufficiale.

Totti?

E’ innominabile, è una divinità. Come lo vede nel progetto tecnico? Totti è il progetto tecnico della Roma. Intorno a lui, di questo abbiamo già discusso con l’allenatore, sarà modellata la Roma. Totti è intramontabile, è come la luce sui tetti di Roma a primavera inoltrata. La luce persiste, quello è un orario della giornata che mi piace moltissimo… Lui va avanti, resiste. Io sono un bel testimone, mi prendo l’aperitivo e guardo la luce, lui dilaga, inopinatamente, imprevedibilmente. Tutti, lo avevano dichiarato claudicante, morto, sfranto, con dei problemi. Lui però va in campo e schianta l’avversario. Poi dipenderà dalla sua sensibilità, io non lo conosco, lo incontrerò tra qualche ora, starà a lui capire quando dovrà esser lì e quando sarà il caso che ci sia qualcun altro. Lui dovrà gestire qualcosina di più all’interno di questa azienda. Dovrà costruire il futuro di questa società.

Volti nuovi?

Penso che arriveranno 5 o 6 calciatori, ma ci dovrà essere un andirivieni. Penso che qualcuno andrà ceduto ma non scaricandoli, vendendoli.

Il nuovo organigramma?

Quando ho parlato con DiBenedetto, mi ha illustrato l’organico che avrebbe voluto e nell’accettare ho fatto riferimento a quello. Peruzzi? E’ stata una mia idea, ma ora sarò costretto rivedere questa cosa e parlare con Angelo. Devo riflettere. Pradé ha fatto un grande lavoro, rimarrà nella Roma se lui prenderà questa decisione, con altri incarichi, lui è stato molto disponibile, lo dovremo considerare un valore aggiunto, ma non sarò io a decidere, lo faremo insieme con Franco. L’organigramma che ho sottoscritto è con un DG, un DS, a me piacciono le soluzioni snelle, non devono esserci conciliaboli

Il rapporto con Zamparini?

Abbiamo ripristinato un rapporto. E’ stato un presidente importante per me, gli voglio molto bene. Adesso lavorerai con DiBenedetto. Io ho alvorato anche con Gaucci e lo ringrazio, lo tiro in ballo anche perché è un grande romanista. Anni fa sono stato in difficoltà e lui mi ha fatto lavorare. Gli voglio bene.

Che tipo di presidente sarà DiBenedetto?

Ci ho parlato con difficoltà perché il mio inglese è ignobile… Mi sembra un uomo sereno, informato e determinato. E penso che abbia capito dentro quale avventura incredibile si sia messo. Gian Paolo Montali, si è parlato di conflitto con Baldini… E’ un ottimo professionista, un uomo che ha grandi risorse culturali e che ha lavorato bene per la Roma. Io ho accettato un organigramma che mi è stato proposto e per me è quello l’organigramma. Per me le persone devono essere tre: l’allenatore, il Direttore Sportivo, poi c’è il Direttore Generale che arriverà presto. Altre persone non ci devono essere.

Il calcioscommesse? La Roma è stata tirata in mezzo…

La società si è espressa bene. Chi vorrà giocare con la Roma dovrà fare i conti con la Roma. I millantatori non sopravviveranno. La Roma difenderà i propri tesserati. I nostri calciatori sono fuori da tutto.

Lamela è un giocatore che interessa e c’è trattativa?

C’è una nevrotica trattativa. Ammetto candidamente che è un ottimo calciatore e combatterò per prenderlo. Se non verrà, arriverà qualcuno di equivalente.

Arriverà qualche giocatore segnalato da Luis Enrique?

Sì, inevitabilmente è preso da giocatori che ha allenato. Noi lo asseconderemo se ci esporrà la volontà di averli.

Quando arriva Baldini?

Franco ha un accordo con la federazione inglese. Lui più di me è ligio alle regole. Quando riuscirà a liberarsi verrà.

Luis Enrique è stato la vostra prima scelta?

Noi abbiamo monitorato molti allenatori. Ci siamo avvicinati ad obiettivi importanti, ma non abbiammo avuto una risposta soddisfacente. Abbiamo valutato Pioli, Garcia, Giampaolo… Luis Enrique è una prima scelta, non vale meno di Villas Boas.

Lei potrà trattare liberamente sulla cifra del rinnovo di De Rossi?

Non so quale sarà la cifra che chiederà. E’ vero che noi faremo un discorso virtuoso, ma DiBenedetto qualche deroga me l’ha data. Io però lascerei tranquillo De Rossi. Poi parleremo e troveremo un accordo. Ma se l’accordo non si trovasse, lui farà l’ultima stagione ed andremo avanti tranquillamente insieme. Però De Rossi deve rimanere alla Roma.

La paura della piazza è che la trattativa DiBenedetto-Unicredit abbia allungato i tempi…

Loro anno accelerato, ma i tempi tecnici sono indipendenti dalla loro volontà. Il fatto che sono qui oggi fa capire che si vogliono snellire le cose.

Quanti romani ci saranno nella nuova Roma? Storari, Bovo?

No questi non verranno, ma voglio che salgano giocatori romani in prima squadra dalla Primavera. Lo stesso Montella, che ringrazio, ha già fatto vedere che si possono mettere in campo giocatori dalla Primavera.