rassegna stampa roma

Sabatini: «Io romanista convinto»

(Il Romanista – G.Dell’Artri) – Il Palermo, il derby e il possibile esordio di Lamela. Walter Sabatini parla a 360 gradi del mondo Roma. E lo fa come sempre, senza nascondersi, senza ipocrisie.

Redazione

(Il Romanista - G.Dell'Artri) - Il Palermo, il derby e il possibile esordio di Lamela. Walter Sabatini parla a 360 gradi del mondo Roma. E lo fa come sempre, senza nascondersi, senza ipocrisie.

E ribadendo un concetto già espresso nei giorni scorsi, quello a proposito della "rivoluzione" fatta dai tifosi che stanno aspettando pazientemente che l’idea Roma si tramuti in realtà: «Il vero salto di qualità lo hanno fatto loro - ha spiegato il ds giallorosso intervenendo nella trasmissione "Il mio canto libero On Air" -. Noi stiamo cercando di farlo, stiamo cercando di praticare la rivoluzione culturale che, invece, la gente ha già messo in atto. Ci sta capendo e questa cosa è andata oltre le nostre previsioni». La gente romanista ha capito, sta sostenendo la squadra, e lo farà anche domani contro il Palermo, quando dovrebbe finalmente fare il suo esordio Erik Lamela, il gioiellino fortemente voluto da Sabatini, che dell’argentino parla senza freni: «Erik è forte, giovane ed è arrivato malconcio dopo il torneo Under 20 con l’Argentina. Ha lavorato poco con il gruppo e ora stenta, Luis pretende dai giocatori una coesione che si ottiene solo lavorando con il gruppo. E’ ancora indietro ma è del 1992 e non dobbiamo mandarlo allo sbaraglio. Lui è tecnico, un pò confusionario, ma è forte. Nel River si è caricato sulle spalle una situazione grande, deve avere ancora tempo». Insomma, il suo talento dovrà essere dosato soprattutto all’inizio. E in questa ottica, forse è stato un bene che non abbia avuto modo di giocare contro la Lazio. Un derby finito male, che per Sabatini ha significato anche le critiche per le dichiarazioni sul suo passato biancoceleste:

«Io ho fatto riferimento alla Lazio dicendo che sono stato suo tifoso. In futuro starò più attento nel parlare. Trovo risibile la mia supposta lazialità, penso che i tifosi della Roma siano oltre questi pensieri. Non credo che avrebbero apprezzato una banderuola che rinnega il suo passato. Io sono romanista da quattro mesi, sono un romanista convinto e spesso esageratamente». Un passo indietro, dal campo al mercato, a quei mesi convulsi per costruire la nuova Roma: «Quasi tutte le operazioni sono state molto complicate. Quella per prendere Pjanic era impostata nelle ultime ore e pensavamo che non ce l’avremmo fatta per tempi e situazioni esterne. Fatto salvo per quella di Gago, in cui è intervenuto Baldini con i suoi buoni rapporti con il Real, tutte sono state complicate». Domani si torna in campo, e dopo la Lazio per Sabatini è un nuovo scontro col passato: «Il Palermo l’ho definito la mia utopia calcistica, chiaramente si è trattato di un progetto non completamente realizzato - ha detto a mediagol.it -. Perché potesse essere tale, era necessario un traguardo che è quasi arrivato, prima con la qualificazione sfiorata alla Champions League, in seguito, anche se fisicamente non ero più presente, con la vittoria della Coppa Italia. Volevo portare qualcosa a Palermo attraverso la strategia che era stata adottata, quella strategia che io definisco un’utopia. Già, era proprio un’utopia pensare di portare la Champions a Palermo. Per me l’esperienza siciliana è stata comunque una parentesi di grandissima crescita, sarà sempre qualcosa di significativo nella mia vita. Quando vedo il rosa accendersi in campo, provo davvero una forte emozione. Anche qui a Roma sono presenti diversi sostenitori rosanero, ciò inevitabilmente fa piacere. I tifosi del Palermo sono ovunque e credo aumenteranno poiché la squadra è bella, simpatica ed ispira sentimento.

Zamparini? L’ho sentito una quindicina di giorni fa l’ultima volta, ma non intendo farlo a ridosso del match. Nei suoi confronti nutro grande stima e anche gratitudine perché mi ha sempre dato la facoltà di potermi esprimere. Con Zamparini sono cresciuto tanto, mi ha dato la possibilità di costruire qualcosa e per questo gli sono riconoscente. Cosa faccio se mi chiama in questi giorni prima della gara? Se a chiamare è lui, non potrei non rispondere». Poi ancora suoi rosanero. «Silvestre? Lo ritengo certamente uno dei migliori difensori della Serie A, complimenti al Palermo che con lui ha fatto davvero un ottimo colpo. Ci ho pensato a portarlo a Roma, perché è un ragazzo che mi è rimasto un po’ sospeso nell’aria perché già alla Lazio avevo accarezzato l’idea di riprenderlo quando ancora giocava nel Boca Juniors, poi non l’ho fatto e devo dire che ho sbagliato. Mi sono pentito di non averlo portato alla Lazio». Gli chiedono un confronto tra Totti e Miccoli. E lui non si nasconde: «Le due figure per il rispettivo peso specifico all’interno del proprio club sono sovrapponibili, poi ognuno ovviamente ha la propria storia e quella meravigliosa di Totti si caratterizza per aver passato tutta la vita sportiva alla Roma rinunciando ad opportunità professionali incommensurabili. Fabrizio oltre al Palermo ha avuto altre tappe nella sua carriera. In questo sono un po’ diversi, ma il peso all’interno del club è analogo». Le ultime battute sono ancora sui suoi primi mesi a Roma: «Sono stati molto impegnativi, la Roma è un grandissimo club e una città piena di sentimento con una notevole densità di opinioni, sussurri e "grida". Roma è tanto in ogni sua manifestazione. Il compito è faticoso ma, adesso, con Baldini e Fenucci la società è completa e rispetto all’inizio, che ero da solo, le cose stanno cambiando e migliorando».