(Il Romanista - C.Zucchelli/V.Meta) - Un gol alla Lazio, in trasferta, glielo ha già fatto. Ed è stato pure bello: un tocco d’esterno sul secondo palo festeggiato prima in campo e poi fuori con un «è stata una delle soddisfazioni più grandi. Non lo dimenticherò mai».
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Rosi, fai come sei anni fa
(Il Romanista – C.Zucchelli/V.Meta) – Un gol alla Lazio, in trasferta, glielo ha già fatto. Ed è stato pure bello: un tocco d’esterno sul secondo palo festeggiato prima in campo e poi fuori con un «è stata una delle soddisfazioni...
Aveva appena 18 anni Aleandro Rosi quel 9 novembre del 2005, si giocava in un insolito mercoledì, e fino al giorno prima non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a scendere in campo, visti i guai muscolari che lo tormentavano da settimane . La Roma Primavera, campione d’Italia appena qualche mese prima, con De Rossi squalificato e Baroni in panchina, affrontava la Lazio a Formello. In campo, oltre a Rosi, c’erano Cerci, Greco e Okaka, dall’altra parte - ma solo in panchina - De Silvestri. La Roma domina, il gol arriva al 4’ di un secondo tempo che poi diventa una sofferenza perché i giallorossi, nettamente più forti, non riescono a chiudere la partita. Domani, a quasi sei anni di distanza da quel giorno, Aleandro Rosi tornerà a giocare un derby.
Luis Enrique comunicherà la formazione soltanto domani pomeriggio ma a meno di clamorose sorprese toccherà a lui scendere in campo sulla fascia destra. Cicinho non sta bene, Perrotta serve a centrocampo, Cassetti sembra fuori dai giochi. Non sarà soltanto necessità, visto che contro Parma e Atalanta Rosi è stato uno dei migliori, autore anche di due assist decisivi per Osvaldo. A proposito di assist, sempre quando giocava in Primavera, Rosi ne fece uno di tacco per Virga che consentì alla Roma di vincere un altro derby. Sempre a Formello, sempre a casa loro. Con la prima squadra non ha mai giocato un derby da titolare. C’era nella stagione 2006-2007, c’era anche l’anno scorso in Coppa Italia ma sempre in panchina. L’emozione di scendere in campo dal primo minuto nella partita che sente di più non l’ha mai provata. Totti, due giorni fa in conferenza stampa, ha detto: «Non ci sarò io, ma ci saranno De Rossi e Rosi, due romanisti doc» e queste parole gli hanno fatto piacere. A lui, che ha lasciato la Lazio a 12 anni per trasferirsi - senza rimpianti - a Trigoria, il compito di tenere a bada soprattutto l’emozione e il nervosismo. Corsa e polmoni, gli chiede la Roma. Cuore, gli chiede la gente. Ma anche e soprattutto testa. Perché quella di domani sera potrebbe essere per lui l’ennesima prova di maturità. Deve evitare di rispondere alle provocazioni, che pure ci saranno, deve evitare di farsi condizionare dall’ambiente (durante i derby giovanili è sempre stato uno dei più insultati) e deve pensare solo a fare bene come ha fatto in queste ultime settimane.
Tanto che persino il ct della Nazionale ha iniziato ad interessarsi, seriamente, a lui. A 24 anni è nella fase decisiva della sua carriera e non può - non deve - più sbagliare. In questa settimana ha cercato di stare tranquillo, di fare le cose di sempre, si è concesso persino una serata mondana con l’inseparabile Okaka cercando sempre di rimanere concentrato in vista di domani sera. Luis Enrique, come fa spesso, ci parla, gli spiega i movimenti da fare, gli chiede di spingere ma anche di fare cose semplici. Perché è con la forza della semplicità che Rosi, 80 presenze e 3 gol con la maglia della Roma, può definitivamente conquistarsi un posto da titolare. Domani sera, nella notte più importante, ha l’occasione di convincere se non tutti, almeno tanti. Con la speranza che quel derby di 6 anni fa possa essere accantonato con uno più bello e più importante.
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