(Corriere dello Sport - P.Torri) Lo avevano detto quando ancora il closing non si era materializzato. «La nuova Roma punterà sui giovani» ci avevano fatto sapere, in tutte le maniere, Tom DiBenedetto e i nuovi dirigenti.
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Roma, una rivoluzione necessaria
(Corriere dello Sport – P.Torri) Lo avevano detto quando ancora il closing non si era materializzato. «La nuova Roma punterà sui giovani» ci avevano fatto sapere, in tutte le maniere, Tom DiBenedetto e i nuovi dirigenti.
Detto e fatto, al termine di un mercato infinito e pirotecnico che, al termine, a Trigoria ha portato la bellezza di undici facce nuove, in pratica una squadra intera. Una scelta, quella della nuova proprietà americana, un po’ dettata dalla consapevolezza di ereditare una squadra assai in là con la carta d’identità e per certi versi logora, un po’ dalle logiche di un mercato che, oggi, se non sei uno sceicco, difficilmente possono consentire di andare ad acquistare i top player che costano uno sproposito soltanto di stipendio mensile.
I NUOVI - Gabriel Heinze, peraltro arrivato a Trigoria a parametro zero, deve essere considerato l’eccezione che conferma la regola di scelte che sono state tutte dettate da un’età che si potrebbe definire quasi vietati ai maggiori. Sommando, infatti, gli anni di chi è arrivato a Trigoria e dividendo per undici, quanti sono i nuovi, viene infatti fuori un’età media di ventitrè anni e sette mesi (senza Heinze sarebbe di quasi un anno in meno), quasi cinque in meno rispetto a quella della Roma all’inizio della passata stagione, sei si considera quella stessa Roma alla fine dello scorso campionato. Escludendo Stekelenburg (29 anni) che, peraltro, ha meno anni di quelli che ha considerando che storicamente la carriera di un portiere è più lunga, il più vecchio dei nuovi è Osvaldo con ventincinque anni e otto mesi. Gli altri sono un po’ la mejo gioventù, partendo da Erik Lamela considerato il nuovo talento del calcio argentino e finendo con il bosniaco (con passaporto lussemburghese) Pjanic arrivato dal Lione per sistemare (si spera) il centrocampo giallorosso. E’ stato fatto, in sostanza, quello che aveva richiesto Luciano Spalletti, giusto due anni fa quando decise di lasciare Trigoria, dopo due sconfitte in altrettante partite di campionato, ma soprattutto dopo aver preso atto che le sue indicazioni di mercato erano stato completamente disattese.
I VECCHI - Il progetto di ringiovanire la Roma, scelta inevitabile se si vuole, appunto, parlare di progetto, non si fermerà qui. E’ probabile che già nel prossimo mercato di gennaio a Trigoria possa arrivare qualche altro giovane (dipenderà dalle risposte che si avranno dai primi quattro mesi di campionato). E poi, nel giugno del prossimo anno, ci saranno altre novità. Anche in considerazione di contratti in scadenza di giocatori come Perrotta, Cassetti, Cicinho, Lobont, Heinze, Simplicio, tutti abbondantemente oltre i trenta ( per De Rossi il discorso è completamente diverso). Insomma, la rivoluzione americana, o spagnola se volete, dovrà essere completata, avendo come obiettivo quello di azzerare o quasi la vecchia Roma per costruirne una tutta nuova. Del resto la squadra ereditata dalla proprietà americana ufficialmente il diciotto agosto scorso con la firma sui contratti, era una Roma che aveva chiuso la stagione con un’età media che sfiorava i trenta anni e che aveva un assoluto e logico bisogno di una rinfrescata e ringiovanita, giusto per usare due participi passati cari, due anni fa, a Luciano Spalletti. In questa stagione, Luis Enrique dovrà essere bravo a far convivere il vecchio e il nuovo nel miglior modo possibile, cercando di sfruttare l’esperienza della vecchia guardia e l’entusiasmo di un gruppo di giovani che, in molti casi, hanno e avranno anche l’esigenza di ambientarsi in un campionato complesso come è quello italiano.
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