rassegna stampa roma

Roma totale: trame, pressing e meritocrazia

(Gazzetta dello Sport-A.Catapano) Ricordate gli aderentissimi jeans Jesus? «Chi mi ama mi segua», diceva lo slogan. Ecco. Affascinante come il lato B di quella pubblicità, Luis Enrique sta spopolando.

Redazione

(Gazzetta dello Sport-A.Catapano) Ricordate gli aderentissimi jeans Jesus? «Chi mi ama mi segua», diceva lo slogan. Ecco. Affascinante come il lato B di quella pubblicità, Luis Enrique sta spopolando.

La sua idea di calcio stupisce per coraggio, intraprendenza, personalità. L'asturiano ha sedotto i suoi calciatori. Lo ha detto la recita della Roma a San Siro, lo ha confermato il viaggio di ritorno da Milano: clima disteso in aereo, grandi sorrisi, battute e allegria tra i giocatori. L'allenatore si è fatto coinvolgere: ha scherzato con tutti e ha fatto grandi complimenti a quelli che sono scesi in campo. Ieri, ha affidato la sua soddisfazione ad un tweet: «Voglio ringraziare la squadra, che si è impegnata molto, e i tifosi, che ci sostengono. Adesso vogliamo tutti la prima vittoria, daje Roma!».

 

Meritocrazia La scelta della prima persona plurale non è casuale: la squadra sta diventando un gruppo, il gioco una esibizione corale, le partite prove d'orchestra. Fateci caso, anche nei commenti post-gara, l'uso del «noi» comincia a prevalere sull'«io». Protagonisti e comprimari, si sentono tutti parte di questo progetto tecnico, coinvolti e responsabilizzati dalle scelte di Luis Enrique. Hanno tutti le stesse possibilità, ognuno con i suoi limiti tecnici, ma indipendentemente da età, carisma, curriculum: solo gli allenamenti stabiliscono chi andrà in campo. Mai vista tanta meritocrazia alla Roma. Sabato, sono stati riabilitati Pizarro e Taddei, responsabilizzato Perrotta, promosso Borini. Non è un caso che l'esterno brasiliano, pur dopo una prestazione sofferta, abbia sottolineato proprio questo aspetto: «Chi è sceso in campo, magari un po' a sorpresa, ha mostrato di esserci con la testa». E se ci stanno tutti, con testa, gambe, cuore, il merito non può che essere di Luis Enrique. «L'allenatore pesca a piene mani nell'organico (ha utilizzato già 26 uomini, ndr) — ha sottolineato il d.s. Walter Sabatini —, in modo da stimolare tutti. Sta proponendo un'idea di calcio nuova».

Roma totale E avvolgente, come la trama del gioco che propone: una ragnatela di passaggi in un fazzoletto di campo, costante superiorità a centrocampo grazie al coinvolgimento dei terzini (che spesso finiscono per giocare più alti perfino delle ali), un'asse centrale lungo la quale corre il pallone, dalla difesa all'attacco. Con l'Inter si è visto chiaramente: la manovra partiva dai piedi di De Rossi — difensore alla moda del Busquets del Barça —, passava per quelli di Pizarro (o Pjanic), proseguiva con Totti: tre (o quattro) play uno sopra l'altro, quanto potenziale creativo nella spina dorsale della squadra. E, quando la palla ce l'hanno gli avversari, pressing alto e asfissiante che li fa sentire chiusi in gabbia. È la Roma totale.

Accelera! Che, però, segna col contagocce, precludendosi la possibilità di vincere le partite, oltre che dominarle. Due gol in quattro gare ufficiali, solo nel 1995 e, ancora più indietro, nel 1971, la Roma era stata tanto stitica. «Quando saremo più veloci nella circolazione della palla — ha giurato Perrottasegneremo con grande facilità». Bisogna solo spingere sull'acceleratore, allora.