(Corriere dello Sport - A.Polverosi) - La Roma ha giocato più e meglio dell’Inter, verrebbe da dire ha giocato, in senso tecnico e tattico, solo la Roma, ma alla fine la grande occasione è arrivata sui piedi di Sneijder
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Roma, ti manca solo il gol
(Corriere dello Sport – A.Polverosi) – La Roma ha giocato più e meglio dell’Inter, verrebbe da dire ha giocato, in senso tecnico e tattico, solo la Roma, ma alla fine la grande occasione è arrivata sui piedi di Sneijder
e, senza la miracolosa deviazione del debuttante Kjaer, in crisi (di risultati) sarebbero rimasti i giallorossi. Così invece la partita di San Siro ha mostrato le idee chiare di Luis Enrique e quelle offuscate di Gasperini, che ha chiuso, in casa, una partita che doveva vincere, con Zarate, una seconda punta, in attacco più 6 centrocampisti. Se la strada per costruire una grande Roma è ancora lunga (ma l’avvio è incoraggiante) quella per ricostruire una buona Inter deve ancora iniziare.
ALLA GUARDIOLA -Se Pep mette Busquets e Mascherano, due centrocampisti veri, al centro della difesa, perchè io non posso schierare un’ala d’attacco (Taddei) e un trequartista (Perrotta) come terzini? Se per caso l’ex barcellonista si è fatto davvero questa domanda, alla Marzullo si è anche dato subito la risposta: certo che lo faccio. Così, in casa dei campioni del mondo in crisi, Luis Enrique ha messo in campo la Roma più offensiva della stagione. Ha preso il campo, ha tenuto la palla, l’ha riconquistata spesso nel centrocampo del-l’Inter, tutto, o quasi, secondo il pensiero del suo allenatore. E l’interpretazione dei due attaccanti-terzini, soprattutto quella di Taddei, alla fine è stata impeccabile. Gasperini, che temeva il palleggio dei neo...catalani, ha pensato invece a difendersi. Ha cambiato per la terza volta in tre partite il modulo, ha riempito il centrocampo e, in molti momenti della gara, marcava a uomo: Cambiasso appiccicato a Totti, Zanetti intorno alle caviglie di Pjanic e Sneijder rinculava per coprire Pizarro. La Roma difendeva a due (più De Rossi), l’Inter a cinque, ma quando ripartiva, attaccando i corridoi esterni (soprattutto quello di destra con Nagatomo e Zanetti) creava qualche pericolo.
GLI ESTERNI -Nel tentativo di ricompattarsi, la squadra di Gasperini aveva più ordine rispetto alle gare precedenti. Un ordine che la Roma avrebbe fatto barcollare se la sua manovra fosse stata più rapida e se ildifensore centrale incaricato di impostare il gioco non avesse avuto il piede duro di Kjaer, che ovviamente gli interisti lasciavano libero di spedire la palla fra le proprie fila. I due attaccanti esterni, Borini e Osvaldo, lavoravano sodo per il recupero della palla, ma nella fase d’attacco non erano mai troppo efficaci.
IL PIEDE DI LUCIO -Il campo era molto scivoloso perchè su Milano si era scatenato un nubifragio e per tutto il primo tempo è continuato a piovere. Dopo un quarto d’ora è partito il primo contropiede dell’Inter, Cambiasso per Lucio, uscita con perfetto tempismo di Stekelenburg, ma il brasiliano non ha tolto il piede e ha centrato la testa del portiere olandese, che è svenuto sul campo. Lucio è stato ammonito e Stekelenburg portato in ospedale.
APPROSSIMAZIONE -Dopo un’ora, Gasperini ha cercato di ravvivare l’attacco con Zarate al posto di Milito e poco dopo ha tolto Obi per disperazione (non ne azzeccava una) facendo entrare Jonathan sulla corsia di destra con Nagatomo a sinistra, mentre Luis Enrique ha richiamato Pizarro (al debutto stagionale) e inserito Gago, così da non abbassare il livello di qualità del centrocampo. Con una pazienza infinita, la Roma continuava a tenere palla nel centrocampo dell’Inter che mostrava in tutta la sua crudezza limiti di gioco sempre più preoccupanti. Da una parte c’era una filosofia, un pensiero, una linea netta e rimarcata, dall’altra c’era un minimo di ordine in difesa, ma in attacco erano il caso, l’approssimazione, lapalla a Sneijder e pensaci tua ispirare un’Inter senza capo nè coda. Ognuno per conto suo.
I FISCHI -L’ultimo cambio di Gasperini è stato quello di un allenatore che non si fida della sua squadra e che ha una paura folle della sua panchina: fuori Forlan, dentro Muntari, con Pazzini rimasto in panchina. San Siro ha vomitato la sua rabbia per quel cambio. L’Inter ha alzato improvvisamente il ritmo nel finale e l’ultima grande occasione della partita è stata di Sneijder: tiro in piena area a botta sicura, deviazione in angolo di Kjaer. Non è bastato quel finale per salvare la squadra dai fischi del suo stadio a fine gara. San Siro è stufo almeno quanto Moratti.
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