rassegna stampa roma

Roma senza identità

(Il Messaggero – M.Ferretti) – Un esordio (ufficiale) peggiore, la nuova Roma non l’aveva mai neppure immaginato.

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) - Un esordio (ufficiale) peggiore, la nuova Roma non l’aveva mai neppure immaginato.

La sconfitta rimediata l’altra sera in casa del modestissimo Slovan Bratislava, figlia degli errori di tutti, nessuno escluso sia in campo che in sede, ha ribadito per l’ennesima volta che la Roma è una squadra ancora (molto) incompleta, che la rosa attualmente a disposizione di Luis Enrique non è all’altezza delle giuste aspettative di una piazza allibita e preoccupata. Una Roma al momento senza identità. Una Roma che sta lavorando per darsene una forte e credibile ma la sensazione, supportata dai risultati delle ultime partite, è che si sia in netto ritardo sulla tabella di marcia. A una settimana o poco più dall’inizio del campionato, il mercato non è stato ancora completato: ci sono reparti che non devono essere perfezionati, ma rifatti completamente eppure le notizie che arrivano dal mondo delle trattative non lasciano spazio, per ora, all’ottimismo. Luis Enrique chiede quotidianamente a Walter Sabatini altri giocatori, «al più presto», ha detto a Bratislava, ma il ds non è ancora riuscito ad accontentarlo, e a calmarlo. Giovedì prossimo, a poche ore dalla partita di Bologna, prima di campionato, la Roma sarà già chiamata all’impresa, cioè a non uscire dall’Europa League, a non farsi eliminare dallo Slovan Bratislava. Sembra incredibile, invece è tutto vero.

 

 

Luis Enrique in retromarcia ecco tutte le scelte che non hanno convinto

La prima cosa da capire è la seguente: Luis Enrique ha voluto fare il presuntuoso (vinco anche senza Totti e Borriello) oppure si è grossolanamente sbagliato (Roma con Okaka e Caprari al posto di Totti e Borriello)? Di certo, le sue scelte, l’altra sera a Bratislava, non soltanto non hanno convinto nessuno, ma hanno prodotto una clamorosa sconfitta. Che è maturata con Totti e Borriello in campo, è vero, ma questo è soltanto un dato statistico. Il tecnico asturiano, a fine gara, ha dichiarato di non essere pentito per le decisioni prese allo stadio Pasienky: questo vuol dire che ha personalità, che non ha paura di metter fuori questo o quello, anche se si tratta del capitano della squadra. Complicato, però, pensare che - con tutto il rispetto per tutti - Okaka e Caprari siano più bravi di Totti e Borriello. Il capitano alla vigilia aveva dimostrato di essere pronto, di non dovere fare i conti con alcun impaccio fisico, e l’ex milanista (avvelenato per l’esclusione) si era allenato sistematicamente senza mai accusare problemi. Una (doppia) scelta tecnica e basta. Ma perché dopo aver provato continuamente il tridente d’attacco composto da Bojan, Totti e Borriello, Luis Enrique ha rivoluzionato il reparto? Come mai, allora, non aveva portato Okaka - titolare nella prima gara ufficiale della stagione - in ritiro a Riscone di Brunico? «Colpa mia», ha ammesso qualche giorno fa Walter Sabatini. Ma da emarginato a titolare il passo è enorme, o no? E poi: Borriello è stato tenuto inizialmente in panchina poi è stato impiegato, così adesso potrà eventualmente giocare in Champions (Milan o Inter) soltanto da febbraio 2012. Questo, se ci pensate bene, non aiuta a far crescere il prezzo del suo cartellino in caso di una cessione che non sembra così lontana. Luis Enrique a Bratislava ha detto anche che non è sua abitudine dare spiegazioni, ai giocatori o ai cronisti (quindi ai tifosi), su questa o quella scelta: sarebbe interessante, invece, capire come mai Fabio Simplicio, anche lui non portato in ritiro a Riscone, sia diventato uno dei titolari a centrocampo a discapito di Perrotta, che fisicamente stava bene e l’ha dimostrato quando è stato mandato in campo. E perchè Brighi, provato e riprovato da difensore centrale, sia stato riportato al volo in mezzo al campo. Il progetto dell’allenatore asturiano è bello e intrigante, merita pazienza e fiducia. Luis Enrique, però, ha bisogno di far fare tanto addestramento ai suoi uomini e soprattutto di uomini giusti per proporlo: in attesa di salutare nuovi arrivi, potrebbe rivedere qualcosa - ad esempio - sulle palle inattive a sfavore. Perché non mettere un uomo sul primo palo in occasione dei calci d’angolo? Stekelenburg l’altra sera ne ha combinata una grossa, ma se ci fosse stato un compagno sistemato sul primo palo il portierone olandese non sarebbe dovuto intervenire. Roma cantiere aperto, è vero. La fase difensiva va assolutamente perfezionata: i due esterni bassi fanno tanto le ali e poco i terzini; e chiedere ai due centrali di fare il possibile e anche l’impossibile è un po’ troppo. Il centrocampo ha bisogno (urgente) di giocatori con caratteristiche diverse rispetto a quelle che hanno gli attuali titolari. Arrivando nella Capitale, Luis Enrique disse: «Il sistema di gioco della Roma? Lo farò in base agli uomini che avrò a disposizione». Finora, però, non ha mantenuto la parola. O non è riuscito a mantenerla.

 

Mercato, troppi impacci sfumati i campioni il futuro è una scommessa

Un difensore centrale, due centrocampisti e un attaccante. Ecco la richiesta prioritaria che Luis Enrique ha formulato a voce a Walter Sabatini, sabato 23 luglio, dopo l’amichevole di Riscone di Brunico contro il Sudtirol. È passato quasi un mese da quel faccia a faccia, e Luis Enrique sta ancora aspettando. Se il tecnico asturiano qualcosa (parecchio) a Bratislava ha sbagliato, va detto che i suoi dirigenti l’hanno quasi aiutato a sbagliare. Un paradosso? Chissà. Sabatini non sta fermo un attimo, corre da una parte all’altra della penisola e del continente ma la Roma, a una settimana o pochissimo più dall’inizio del campionato, è una squadra ancora da completare. Pur essendo stati ceduti due attaccanti, Vucinic e Menez (ma è arrivato Bojan), il problema è il centrocampo dove non se ne è andato nessuno. A Luis è bastato poco per capire che soltanto De Rossi (a proposito: il contratto?) va bene per il suo disegno tattico: gli altri, a cominciare da Pizarro, non lo convincono. Perrotta può dare corsa e esperienza, Greco è ancora acerbo, Taddei è stato arretrato a terzino, Brighi a difensore centrale, Fabio Simplicio era stato messo fuori rosa. Servono due centrocampisti titolari, ecco il punto. Si sono fatti mille nomi, da Fernando a Guarin e Lucho Gonzalez fino a Casemiro ma a Trigoria non si è visto ancora nessuno. Problemi di soldi o di che cosa? Il mercato non sarà facile, aveva anticipato Sabatini, ma i tifosi - che avevano sognato un altro impatto sul mercato da parte dello statunitense Tom DiBenedetto - mai avrebbero immaginato una situazione simile a quella attuale. Riuscirà il talentuoso Lamela (quando starà bene) a colmare una lacuna? Chissà. Ma l’argentino giocherà da centrocampista o da attaccante? Luis Enrique ancora non lo sa, non può saperlo. Lui, come ha detto a Bratislava, vuole «al più presto» lavorare su una rosa al completo. Vuole avere certezze, cioè uomini. In attacco, partiti Menez e Vucinic, si sta ancora cercando un sostituto ma se dovesse esser ceduto anche Borriello gli acquisti dovrebbero essere due. Anche in questo caso sono stati accostati alla Roma decine e decine di giocatori ma finora zero arrivi. Impensabile, poi, che la Roma paghi il vice Vucinic più di quanto abbia preso dalla cessione del montenegrino: se si dovesse verificare una situazione del genere, un errore - in entrata o in uscita - sarebbe stato per forza di cose commesso. I nomi che sono circolati, Osvaldo e Nilmar gli ultimi, non hanno suscitato grossi entusiasmi tra i tifosi. Che avevano sperato nell’acquisto di Pastore e che forse dovranno accontentarsi (accontentarsi?) di una scommessa, magari di un altro argentino naturalizzato italiano. La speranza che Sabatini abbia in serbo un grosso colpo a sorpresa, però, non l’ha ancora persa nessuno (o quasi). Una mera speranza e basta, per ora. Serve anche un difensore centrale perché Mexes se ne è andato a parametro zero al Milan e perché Juan è costantemente fermo ai box. Il danese Kjaer da giorni viene dato a un passo da via Laurentina ma non arriva mai. C’è sempre un intoppo di troppo a frenare questa e qualsiasi altra trattativa. E oggi mancheranno soltanto undici giorni alla fine del calciomercato. Non più tanti, ormai.