rassegna stampa roma

Roma non poteva esere costruita in 10 giorni

(Il Romanista – C.Zucchelli) «Una squadra non si costruisce in dieci giorni e io non ho la bacchetta magica». Parole e pensieri di Luis Enrique dopo il triangolare di Innsbruck, dove la Roma ha mostrato quello che già si supponeva: è...

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) «Una squadra non si costruisce in dieci giorni e io non ho la bacchetta magica». Parole e pensieri di Luis Enrique dopo il triangolare di Innsbruck, dove la Roma ha mostrato quello che già si supponeva: è ancora un cantiere aperto.

E ci mancherebbe altro, dopo appena due settimane di lavoro. Un lavoro che l’allenatore spagnolo e il suo staff stanno impostando con idee rivoluzionarie, almeno per quanto riguarda metodologie e schemi. Possesso palla, sempre e comunque. Pressing. Difesa alta. Portiere che è quasi un difensore aggiunto. Attaccanti esterni che in realtà si accentrano e attaccante centrale che viene indietro a prendersi il pallone: sono solo alcune delle idee che Luis Enrique sta cercando di introdurre nella testa – perché è «quella che comanda il corpo» - dei giocatori. Non è e non sarà facile, ma è e sarà affascinante. E per avere un giudizio completo, reparto per reparto, non si può non aspettare che la rosa sia completa, che si definiscano acquisti (il portiere a brevissimo, ma anche un altro centrale e un centrocampista) e cessioni (Vucinic su tutti) e che la quotidianità faccia il suo corso. Anche se adesso, e questo va ribadito, il tempo per gli esperimenti sta per terminare. Tra tre settimane iniziano gli impegni ufficiali e non si potrà sbagliare. Reparto per reparto, ecco luci (tante) e ombra (qualcuna) delle prime due settimane della Roma di Luis Enrique. Una Roma che tornerà al lavoro domani pomeriggio, dopo i due giorni di relax concessi dall’allenatore (tornato a Barcellona), pronta a ricominciare da dove aveva terminato. Si continua a costruire, con corsa, trabajo, sudor e bel gioco.

IN PORTADa Stekelenburg parte il gioco Dietro di lui Curci o Lobont?

Stekelenburg sarà il titolare, Curci e Lobont si giocheranno il posto di secondo, Pigliacelli farà la spola tra la prima squadra e la Primavera. Sembrano essere abbastanza delineate le gerarchie per il ruolo di numero 1 della Roma, come poi ha ammesso lo stesso Curci qualche giorno fa in conferenza stampa. E’ vero, Luis Enrique col Barcellona B era solito far ruotare i suoi portieri praticamente ogni partita, ma in Italia le cose funzionano diversamente: l’estremo difensore ha bisogno di giocare per avere e dare sicurezza non solo alla difesa, ma all’intera squadra. Nella Roma di Luis Enrique questo sarà un aspetto determinante: il portiere è un calciatore a tutti gli effetti, gioca con i piedi, sta spesso fuori area, parla moltissimo con i difensori, non butta mai via il pallone con i rilanci, ma appoggia sempre per un terzino. Praticamente, dà il via al costante possesso palla della squadra. Ecco perché deve essere affidabile e sempre concentrato. In queste prime due settimane, Tancredi (con Luis Enrique sempre attentissimo ad ogni esercizio) ha lavorato moltissimo sia sulla tecnica sia sulla testa dei giocatori a sua disposizione. Tutti hanno risposto bene in allenamento, mentre in campo qualche incertezza si è vista. Non nelle prime due partite, con avversari modesti, quanto piuttosto contro il Paris Saint Germain. Curci, in particolare, è sembrato piuttosto incerto. Tancredi dice che ha solo bisogno di sbloccarsi e se lui la pensa così non si può far altro che credergli, considerando il fatto che conosce Gianluca (26 anni) da quando era un ragazzino. Se davvero ci riuscisse sembra lui il favorito per il ruolo di secondo, con possibilità di farsi vedere in Europa League e soprattutto in Coppa Italia.

DIFESA Josè Angel piace, centrali ancora da verificare

La priorità sono i difensori centrali. In particolare, per poter valutare il rendimento della difesa della Roma in questa prima parte di pre campionato, non si può non considerare che la coppia centrale messa in campo da Luis Enrique è sempre stata piuttosto improvvisata. Hanno giocato Cassetti e Antei (bravo, ma acerbo), poi addirittura Brighi e Viviani: esperimenti su esperimenti, che mai si rivedranno in partite ufficiali. Questo perché Juan non si è praticamente mai allenato, mentre Burdisso è in vacanza dopo la Coppa America e quando tornerà - tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima - bisognerà capire se il problema all’anca si può risolvere, come pare, senza operazione. Sulla carta sono loro i titolari, ma la realtà è che al momento sono entrambi un punto interrogativo. E’ arrivato appena una settimana fa Heinze, centrale argentino di 33 anni, svincolato dal Marsiglia, che non è ancora sceso in campo con i compagni. Ieri si stava allenando a Trigoria, il 3 agosto a Budapest potrebbe debuttare. E’ esperto e col passare dei mesi potrebbe diventare davvero il punto di riferimento della difesa. Una difesa che l’allenatore vuole sempre piuttosto alta, con i terzini che spingono continuamente. Ecco spiegata quindi la conferma di Cicinho, che a Riscone non doveva neanche esserci e che rischia di essere, in concorrenza con Cassetti e Rosi, il titolare a destra. A sinistra è invece arrivato José Angel, giovane spagnolo di 22 anni che ha messo in mostra bei piedi e ottima corsa. Va però istruito tatticamente, altrimenti dalla sua parte potrebbero essere dolori. In quel ruolo Luis Enrique ha provato anche Taddei: il brasiliano, con la sua duttilità, si è adattato bene e non è detto che questa soluzione non possa essere riproposta in futuro. Prossimo o lontano che sia.

CENTROCAMPOTutto ruota intorno a De Rossi. Un altro titolare è in arrivo

A centrocampo tutto ruota intorno a De Rossi. Luis Enrique, in uno dei primi giorni di ritiro, è stato chiarissimo con lui in campo: «Ti voglio ovunque». Detto, fatto: Daniele sarà il perno del centrocampo, lo schermo davanti alla difesa chiamato poi ad impostare l’azione, diventando una sorta di terzo centrale in fase di non possesso palla. L’allenatore spagnolo, che già lo conosceva, se ne è innamorato e la sensazione è che la cosa sia reciproca, con la speranza che la questione contratto non si trascini troppo a lungo. Per la tranquillità sua e della Roma. Nel 4-3-3 marchio di fabbrica di Luis Enrique, accanto al centrale (per il ruolo di vice De Rossi si punta molto su Viviani) ci so due intermedi tutti corsa e dinamismo. Per adesso Pizarro si sta adattando - a volte bene, altre meno - così come Greco e Perrotta: il primo sta lavorando tantissimo con l’allenatore, il secondo è uno che con la sua esperienza può risultare preziosissimo. Brighi, come sempre, parte dalle retrovie ma a fine stagione si ritaglierà il suo spazio. La rosa - o per dirla come Luis Enrique la "plantilla" - non è completa, soprattutto in questo reparto. Un giocatore, un possibile titolare, arriverà. Appena sistemata definitivamente la questione portiere, Sabatini si metterà al lavoro. I nomi sul suo taccuino sono tanti, di certo per ora c’è solo l’identikit: sarà forte, con un carattere deciso e tanta voglia di sacrificarsi. Uno che, tradotto, si prende una maglia e non la lascia più. Tra centrocampo e attacco c’è Valerio Verre: piedi d’oro, giovanissimo, viene impiegato spesso da Luis Enrique come vice Totti nel 4-3-3. Tatticamente deve imparare tutto, ma su di lui si punterà. Nel frattempo giocherà con la Primavera (è un ’94) sotto gli occhi attenti di Luis Enrique e del suo staff che intendono monitorarlo giorno per giorno.

ATTACCO Totti punto fermo del tridente Avrà accanto Bojan e Borriello

Come per il centrocampo c’è un punto fermo. E si chiama Francesco Totti, perno centrale del tridente di cui Luis Enrique difficilmente farà a meno. L’attaccante centrale dovrà fare molto movimento, andare spesso indietro a prendersi il pallone e lasciare libero lo spazio anche per altri inserimenti. Di chi? Dei centrocampisti ma anche e soprattutto degli altri attaccanti. Che non sono esterni nel vero senso del termine, quanto piuttosto punte centrali che giocano un po’ più a lato. Ecco perché, aspettando Lamela, il tridente di partenza sarà formato da Totti, Borriello e Bojan. Quest’ultimo a sinistra, dove nelle amichevoli è stato impiegato Caprari che si è fatto apprezzare, e a destra l’ex attaccante del Milan. Sembra - e probabilmente è - questa la soluzione migliore per far convivere due bomber come Totti e Borriello, la scorsa stagione impiegati quasi mai insieme. Marco, in particolare, ha colpito tutti per la sua capacità di adattamento e per lo spirito con cui si è allenato in questo ritiro. Sembrava sul piede di partenza, molto probabilmente resterà e farà tanto parlare di lui. A suon di gol. Chi, invece, sembra invece con la valigia già pronta, è Mirko Vucinic. Andato via Menez, con ogni probabilità toccherà anche a lui lasciare Trigoria. Un peccato, perché nel 4-3-3 di Luis Enrique, vista l’enorme classe di cui dispone, poteva dire la sua in modo importante, come ha avuto modo di far vedere in qualche momento delle prime amichevoli giocate. Dovesse succedere un miracolo, e gli tornasse la voglia di restare, per la Roma sarebbe una fortuna. Altrimenti, se davvero andrà via, si tornerà sul mercato. Per prendere una punta giovane e rapida, probabilmente straniera.