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Roma nel futuro

(Il Messggero – U.Trani) Questa notte custodisce il bello di un ricordo e di un sogno. Vincenzo Montella naviga fra passato e futuro.

Redazione

(Il Messggero - U.Trani) Questa notte custodisce il bello di un ricordo e di un sogno. Vincenzo Montella naviga fra passato e futuro.

 

Tra il suo gol che il 6 maggio del 2001, segnato al Delle Alpi e al fotofinish a van der Sar, e la panchina giallorossa che con le idee e i metodi può conservare pure nella prossima stagione. Ma il tecnico più giovane della serie A sa che ciò che conta è stasera: Roma-Juventus, un classico da scudetto negli anni Ottanta (e anche dopo) e adesso solo una partita per l’Europa, forse la piccola, con due squadre che devono ricrearsi per tornare in alto. Montella è discreto, non timido, nel salutare Mr. DiBenedetto che presto piazzerà la bandiera a stelle&strisie a Trigoria e che lo ha comunque elogiato, per il «wonderful job», per il meraviglioso lavoro: «Lo ringrazio per le belle parole spese e mi fermo qui. Ora, però, devo dar conto a chi c’è, a questa società, a chi è presente, a chi mi ha voluto. Poi, semmai, si parlerà del resto. In questo momento sono solo ipotesi, anche se probabilmente molto concrete». Fa, insomma, capire che crede nella conferma. Ma non dice se è stato chiamato dal bostoniano (dal suo entourage garantiscono che non c’è stato il contatto): sarebbe bastato un «no» per cancellare il dubbio che una telefonata ci possa essere stata. Ieri, dopo pranzo, ha avuto comunque rassicurazioni dall’avvocato Cappelli, uomo UniCredit. Conoscendo il suo carattere e la sua personalità, non si sente sotto esame. Nè ritiene che la sua conferma dipenderà dal piazzamento finale: «Sinceramente sono molto sereno e non ci penso davvero: se dovessi ascoltare tutte le chiacchiere si dice tutto e il contrario di tutto, anche cose in contraddizione tra loro. So che devo far bene per me, per la squadra, per la Roma per l’impegno che mi sono preso. Se arrivo al quarto posto, non è detto che sia confermato; così come se mi piazzo quinto non è scritto che non sia confermato. È la regola delle cose, si sa che è così. Quindi devo far bene e dopo si vedrà».

E stasera non è nemmeno l’ultima chiamata per entrare in zona Champions. «Otto gare sono poche e tante. E abbiamo lo scontro diretto; per me, quello vero è contro l’Udinese, sabato prossimo. Anche se non vinciamo contro la Juve potrebbe essere ancora tutto aperto. Prendere tre punti al Friuli può valere più un successo. Sarà quella la gara decisiva». Da più di sette anni, però, la Roma non batte la Juve. Era l’8 febbraio 2004: 4 a 0. «Vogliamo cambiare questa tendenza per puntare al quarto posto. Le due squadre giocheranno a viso aperto: anche la Juve dovrà entrare in Europa League. Sarà partita nervosa. Per il risultato e la rivalità tra le due tifoserie. Ci teniamo tanto, noi: la vittoria con la Juve vuol dire qualcosina in più». «Meglio se in questi giorni si è parlato poco della sfida. Ma i giocatori, loro sì, erano ben concentrati sull’avversaria» chiarisce Montella. Che avverte: «Sarei contento se mettessero in campo la stessa determinazione e la stessa lucidità che hanno avuto nel derby. Magari con un po’ più di qualità perché vedo che la squadra sta crescendo sotto questo punto di vista. Non ci sarebbero problemi». Anche per questo sta pensando di ripartire dalla formazione del derby, con Menez a destra. E sfruttando il grande momento di Totti: «Sta bene fisicamente e psicologicamente.

E ha una spinta in più perché fa gol con frequenza, arrivando a duecentouno. Vorrà festeggiare davanti ai suoi tifosi». La Juve è «organizzata, ma l’abbiamo studiata con tutte le possibili modifiche» e Aquilani «è molto maturato». Montella rivela che «ha un ottimo rapporto con Del Neri». Si diverte a spiegare perché: «E’ l’unico che mi faceva giocare sempre, a parte una volta che ero capocannoniere all’inizio e mi mandò in panchina». Ne approfitta per caricare l’escluso Borriello: «Nelle grandi squadre chi parte da fuori fa la differenza». Guarda allo spogliatoio di oggi, non a quello di domani. «Appena mi sono insediato, mi sono promesso di non farmi coinvolgere dai discorsi sui giocatori in scadenza. Se loro vogliono andar via, io devo pensare esclusivamente a quello che è meglio per la squadra da qui alla fine dell’anno». Il riferimento diretto è a De Rossi, coccolato e premiato con un quadro a Trigoria da un centinaio di tifosi, ma coinvolge anche Menez e Vucinic.