Ha preso il via lunedì 21 maggio del 2018 l’aumento di capitale da 115 milioni di euro della Roma, che però permetterà a soltanto una ventina di milioni di denaro fresco di entrare nelle casse del club. Come scrive Carlotta Scozzari su 'Business Insider', l'aumento di capitale non risolverà i problemi finanziari. L’operazione era già stata approvata dall’assemblea degli azionisti di fine ottobre, che aveva concesso il proprio benestare.
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Roma, l’aumento di capitale da 115 milioni non basta. A luglio rischio crisi di liquidità
Come riporta il Business Insider, i problemi finanziari dei giallorossi non saranno risolti nonostante l'iniezione di nuovi capitali
Sbaglia chi pensa che l’aumento di capitale risolva tutti i guai finanziari della società giallorossa. Innanzitutto, occorre definire i problemi. Per farlo, basta dare un’occhiata al documento informativo da oltre 300 pagine sull’operazione, che spiega: “L’aumento di capitale si inserisce in un contesto di significativo deterioramento della situazione economica, finanziaria e patrimoniale del gruppo As Roma, caratterizzata, tra l’altro, da un trend reddituale negativo, da un deficit patrimoniale (a livello consolidato) pari a 129,3 milioni al 31 dicembre 2017, nonché da una situazione di elevata tensione finanziaria (al 31 marzo 2018, l’indebitamento finanziario lordo del gruppo ammonta a circa 270 milioni)”.
E in tale contesto l’aumento di capitale non è risolutivo. L’operazione mette in guardia il prospetto informativo:
“anche in caso di integrale sottoscrizione, non consente all’emittente”, e quindi alla Roma, “di superare la fattispecie di cui all’articolo 2446 del codice civile (riduzione del capitale sociale di oltre un terzo in conseguenza di perdite), nella quale la società versa al 31 dicembre 2017. Alla data del prospetto informativo sussiste altresì il rischio che un peggioramento significativo dei risultati negativi possa condurre a un ulteriore deterioramento patrimoniale tale da far configurare la fattispecie di cui all’articolo 2447 del codice civile (riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale)”;
“anche in caso di integrale sottoscrizione, non è sufficiente a far fronte al fabbisogno finanziario complessivo netto del gruppo per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo”. E questo perché “la stima di detto fabbisogno finanziario ammonta a 143 milioni e i proventi netti per cassa dell’aumento di capitale in caso di integrale sottoscrizione dello stesso ammontano a 20,4 milioni, tenuto conto che per la rimanente parte gli azionisti di riferimento si sono impegnati alla sottoscrizione solo mediante conversione in azioni dei versamenti precedentemente effettuati; pertanto, in esecuzione degli impegni degli azionisti di riferimento non perverranno alla società proventi per cassa”.
Il fatto è che gli azionisti di controllo americani guidati dal presidente James Pallotta, che hanno oltre l’82% del capitale della Roma, hanno già anticipato 90,5 milioni tramite il veicolo Neep e 3,6 milioni tramite la As Roma Spv llc, per un totale di poco più di 94 milioni, arrivando a coprire in questo modo praticamente l’intera quota di competenza dell’aumento. E poiché questo denaro è già stato versato, e verosimilmente utilizzato, anche in caso di successo dell’aumento, arriveranno nelle casse appena una ventina di milioni, insufficienti per coprire il fabbisogno finanziario. Ecco perché il documento informativo aggiunge che, “in assenza delle misure individuate a copertura del fabbisogno finanziario complessivo netto per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo, si prevede che il gruppo esaurisca le disponibilità liquide entro la fine del mese di luglio 2018″.
A elencare quali siano le misure pianificate per correre ai ripari è sempre il prospetto dell’aumento:
tanto per incominciare, si segnala la “possibilità di ricorrere a ulteriore indebitamento finanziario attraverso la sottoscrizione di contratti di finanziamento a medio/lungo termine con istituti di credito e/o la possibilità di usufruire di apporti da parte dell’azionista di riferimento”. Da ricordare che, fin qui, i soci statunitensi capitanati dal presidente Pallotta hanno sempre aperto il portafogli in caso di necessità; quanto però possa ancora andare avanti così non è dato sapere;
l’altra speranza per uscire dall’angolo è la partecipazione alla Champions League nella prossima stagione, appena confermata per il secondo anno consecutivo (dopo che la As Roma si è classificata al terzo posto della classifica di serie A). In particolare, il club calcistico capitanato da Daniele De Rossi conta sui “flussi di cassa operativi netti rivenienti dalle performance sportive che saranno eventualmente conseguite dalla prima squadra nel corso della partecipazione alla competizione Uefa Champions League nella stagione sportiva 2018/19, e dall’eventuale sottoscrizione di nuovi accordi di sponsorizzazione”.
A riguardo, si potrebbe pensare che le entrate di quasi un centinaio di milioni (diritti tv più premi più botteghino) arrivate dalla Champions, dove quest’anno la Roma è riuscita a conquistare la semifinale (non accadeva dalla stagione 1983/1984) poi persa contro il Liverpool, possano avere permesso al club di risollevare i conti. Non è così. E lo spiega sempre il documento sull’aumento di capitale: “Dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto l’andamento economico del gruppo è stato significativamente influenzato dai ricavirivenienti dalle vittorie ottenute negli ottavi di finale nella doppia sfida con lo Shakhtar Donetske nei quarti di finale, con l’Fc Barcellona, che hanno permesso la qualificazione alle semifinali della competizione disputate contro il Liverpool Fc, dalla sottoscrizione della partnership pluriennale con la compagnia aerea Qatar Airways, e dalla cessione dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive del calciatore Emerson Palmieri, che hanno determinato un incremento significativo dei ricavi complessivi del Gruppo, rispetto a quanto conseguito nei primi sei mesi dell’esercizio 2017/2018. Detto incremento non è comunque sufficiente a fronteggiare la crescita dei costi e pertanto l’andamento reddituale del gruppo dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto è in linea con la previsione della perdita d’esercizio e consolidata per l’esercizio 2017/18″.
“la cessione di asset aziendali disponibili, e in particolare dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori, in continuità con quanto avvenuto negli ultimi esercizi”. In altri termini, la società punta sul calciomercato.
Non bastasse, il prospetto elenca tutta una serie di fattori che potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione:
“incertezze connesse alla vicenda MediaPro relativa alla vendita dei diritti radiotelevisivi, i cui proventi rappresentano una delle principali fonti di ricavo”;
“l’esito sfavorevole delle procedure di controllo avviate dagli organi competenti in relazione al mancato rispetto dell’accordo transattivo sottoscritto con la Uefa (nel maggio 2015) a seguito dell’accertata non conformità a determinati requisiti stabiliti dalla cosiddetta Financial fair play regulation”;
“la decadenza dal beneficio del termine nel caso di mancato rispetto delle clausole previste dal contratto di finanziamento sottoscritto con Goldman Sachs international e Unicredit, o in conseguenza di un eventuale deterioramento del rating assegnato al contratto di finanziamento da Standard & Poor’s”.
Insomma, sintetizza il prospetto informativo, “anche l’eventuale integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale non è sufficiente ai fini del mantenimento della continuità aziendale dell’emittente e del gruppo As Roma, occorrendo a tal fine che siano poste in essere e che abbiano buon esito ulteriori azioni volte a contrastare il deterioramento patrimoniale e la situazione di tensione economico–finanziaria”.
Ed è vero che, per la garanzia della prosecuzione dell’attività aziendale, il consiglio di amministrazione della società giallorossa, guidato dall’ad Umberto Gandini, conta sul sostegno degli azionisti americani e sul calciomercato; ma è altrettanto vero – riconosce il prospetto informativo – che “alla data del prospetto informativo non vi è certezza del buon esito di tali azioni, anche tenuto conto della circostanza che tali azioni richiedono il coinvolgimento e l’assenso di soggetti diversi dall’emittente”.
In attesa di capire quale strada seguirà l’As Roma per riportare i conti in sicurezza, l’assemblea dei soci del 16 aprile 2018 ha preferito prendere tempo, decidendo di differire all’assise che in autunno approverà i numeri di bilancio al 30 giugno del 2018 “l’eventuale adozione, ricorrendone i presupposti, dei provvedimenti previsti dall’articolo 2446 comma 2 del codice civile, che prevede che ‘se entro l’esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l’assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate’. Pertanto – mette in guardia sempre il prospetto informativo – permane il rischio, ove il gruppo conseguisse un risultato significativamente peggiorativo rispetto a quello atteso, di una riduzione fino all’eventuale azzeramento del valore di tutte le azioni, comprese le nuove azioni emesse in sede del presente aumento del capitale sociale”.
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