(Corriere dello Sport - A.Vocalelli) Dicono che la questione Roma sia al momento misteriosa. Nel senso che solo il tempo porterà la soluzione e, nel frattempo, bisogna avere pazienza, sfogliare le pagine e farsi una ragione di qualche passaggio incomprensibile.
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Roma, la “normalità” ancora più dei progetti
(Corriere dello Sport – A.Vocalelli) Dicono che la questione Roma sia al momento misteriosa. Nel senso che solo il tempo porterà la soluzione e, nel frattempo, bisogna avere pazienza, sfogliare le pagine e farsi una ragione di qualche...
Un giorno, vedrete, vi sarà tutto più chiaro. Insomma, non bisogna farsi troppe domande, non bisogna dubitare, non bisogna chiedere, ma soltanto aver pazienza e fiducia. Logico che lo dicano i dirigenti, canonico che lo invochi l’allenatore, suggestivo che la moda possa dilagare tra gli osservatori. Da che mondo è mondo, da che calcio è calcio, infatti, il dibattito è stato sempre alla base di tutto e in qualche caso - senza montarsi la testa - di qualche conversione che è risultata decisiva. Gli stessi tifosi sono in vigile attesa: encomiabili, sportivi, ma di sicuro non appiattiti su una verità precostituita. Solo chi è in malafede, infatti, può pensare che un processo di crescita possa passare attraverso il silenzio, la cecità, il tentativo di mettere la polvere sotto al tappeto. Tanto più se diventa palese, evidente, la contraddizione. Sono gli stessi che ieri si inchinavano di fronte ai Sensi, a rinnegare oggi quella famiglia che - tra alti e bassi, errori e colpi di genio - ha comunque diritto a un posto di primissimo piano nella storia della Roma. «Volevate un’altra campagna con Zamblera? » , dicono vergognosamente quelli che fino a ieri erano appunto appiattiti ai Sensi e adesso rinnegano il passato a costo di deformarlo. erché i Sensi, parliamoci chiaro, tutto sono stati tranne « quelli di Zamblera » . Ma piuttosto quelli che hanno regalato alla Roma il ciclo più importante e luminoso dei suoi 84 anni di vita. Insomma si può e si deve discutere di Roma, partendo dal presupposto che - come fanno giustamente i tifosi - è attraverso il dibattito che si cresce. All’esterno e all’interno, perché avere a cuore un’azienda, essere come si dice «aziendalisti», vuol dire avere il coraggio e sentirsi liberi di far conoscere la propria idea e non limitarsi, molto più comodamente, a negare qualsiasi tipo di problema. Diciamo allora, per sgombrare il campo dagli equivoci, che la Roma di oggi è un’ottima/ grande squadra, che tanto più dopo l’eliminazione in Europa League può puntare ai primissimi posti e, perché no?, anche a inserirsi nella lotta scudetto.
Non potrebbe essere altrimenti vista la base di partenza ( Juan, De Rossi, Pizarro, Totti, Borriello ecc.), vista la possibilità che è stata offerta attraverso alcune cessioni eccellenti (Vucinic e Menez su tutti), visto che Baldini e Sabatini sono due straordinari dirigenti, visto che Fenucci e l’avvocato Baldissoni sono fior di professionisti inseriti nei ruoli più strategici, visto che il budget messo a disposizione dalla banca e dagli americani è stato di tutto rispetto. Logico dunque che la Roma sia, lo ripetiamo, una grande squadra. Anzi che abbia due squadre importanti. Provate infatti a pensare a quale formazione avrebbe potuto mettere in campo Luis Enrique semplicemente con gli assenti di domenica: Lobont; Cassetti, Juan, Kjaer, Taddei; Pizarro, Gago, Simplicio, Lamela; Borriello e Borini. Non ci sono controprove, ma anche questa squadra lotterebbe tranquillamente ad alti livelli. Dunque, dov’è il problema? La sensazione è che ci sia una parola - «il progetto » - che stia portando un po’ fuori strada. In nome del progetto, infatti, è andato in scena ad agosto il più incredibile, imprevedibilie, balletto intorno a Totti. Mentre la Juve metteva Del Piero in giacca e cravatta in mezzo al campo per benedire il nuovo stadio, alla Roma si discuteva il ruolo del capitano. In campo e fuori. In nome del progetto, Borriello è finito fuori squadra a Bratislava: considerando quello che si è visto nella sua mezzora contro il Cagliari, viene da chiedersi perché. In nome del progetto è stata sacrificata una Europa League ampiamente a portata di mano: secondo voi all’Olimpico con lo Slovan, come sarebbe finita con un centrocampo formato da Taddei, Brighi, Simplicio e Perrotta, più Borriello e Totti in attacco? In nome del progetto è sparito Pizarro, a cui è stata addirittura offerta la lista gratuita, che fino allo scorso anno era insieme a De Rossi e Totti l’unico vero insostituibile della squadra. Sarà dunque una semplificazione banale e, per qualche violinista in cerca di ingaggio, anche oltraggiosa: ma non si potrebbe provare a sostituire la parola.
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