rassegna stampa roma

Roma, fischi su Vucinic e Menez

(Corriere dello Sport – R.Maida) Boston, abbiamo un problema. Anzi, molti problemi. Prima di tutto, sal­vo miracoli, mancheranno i soldi della Champions League.

Redazione

(Corriere dello Sport - R.Maida) Boston, abbiamo un problema. Anzi, molti problemi. Prima di tutto, sal­vo miracoli, mancheranno i soldi della Champions League.

E poi questa Roma non è da aggiustare. E' da ricostruire pezzo per pezzo. Ieri, come ai tempi dei gladiatori, l'Olimpico ha additato i primi colpevoli di una stagione tremenda: Vu­cinic e Menez. Contestati e fischiati, non tanto e non solo per gli errori sotto porta quanto per un atteggiamento freddo e svogliato. Ma il distacco tra i tifosi e la squadra è generalizzato. DiBenedetto and friends si dovranno impegnare a fon­do per guadagnare fiducia, seguito, sti­ma. INDIFFERENZA - Per ora, di vagamente americano, c'è solo la dedica scelta dallo speaker dell'Olimpico per il gol del mi­gliore: «The king of Rome is not dead» , il re di Roma non è morto. Che poi è una citazione molto popolare tra gli internau­ti romanisti, perché estratta da una tele­cronaca anglofona del derby che aveva raccontato al mondo la rinascita di Fran­cesco Totti. Per il resto, a parte qualche bandiera statunitense che striava qua e là le tribune semivuote dello stadio e uno striscione minuscolo di benvenuto, lo zio Tom e i suoi ambiziosi soci non sono mai stati tirati in ballo dal tifo giallorosso. Erano convitati di pietra: in molti pensa­vano a loro ma non hanno avuto la vo­glia, o la forza, di invocarli. E' stato, al­meno in apparenza, un sabato di campio­nato come tanti altri, nonostante la svol­ta arrivata dagli Usa un grappolo di ore prima dell'inizio della partita contro il Palermo. BENEDIZIONE? - La gente, curiosa ma an­che un po' scettica dopo lustri di indiscre­zioni disattese, ha risposto evidentemen­te all'appello di Montella, che aveva chie­sto ai giocatori e di conseguenza all'am­biente di pensare soltanto al presente e alla corsa a un posto in Champions, da ieri diventato lontanissimo. E nella nor­malità di un pomeriggio primaverile an­che lo sviluppo della partita ha seguito regole già sperimentate. Rosella Sensi era in tribuna d'Onore con il marito Mar­co Staffoli a cantare l'inno, stavolta da ti­fosa e basta se consideriamo il 15 aprile 2011 come la data dello storico addio del­la famiglia alla proprietà della Roma. Il pubblico ha incitato la squadra a non fer­marsi dopo il blitz di Udine. E quando ha segnato Totti, ha celebrato in coro la per­la numero 204. Ma quando Menez, lan­ciato a rete al millimetro e al millesimo ancora da Totti, ha sbagliato la centesi­ma palla della sua serata, ha improvvisa­to un concerto di fischi. E quando Vuci­nic ha spedito in curva una promessa di gol, ha provato un esercizio collettivo di mani nei capelli. Tutto già visto insom­ma, aspettando l'uomo che garantisce speranze: quel DiBenedetto che i roma­nisti non hanno ancora benedetto. DISASTRO - Eppure di lui, e più in genera­le di novità positive che addolciscano i risultati di questi giorni, la Roma ha un bisogno esagerato. L'attualità parla di un sesto posto a rischio per un possibile sor­passo della Juventus. David Pizarro, uni­co rappresentante dello spogliatoio a esternare il proprio malumore, è furi­bondo per questa sconfitta: « Abbiamo fatto diventare fenomeni quelli del Pa­lermo, che fenomeni non sono. Non è bel­lo perdere in questo modo contro un av­versario in difficoltà. Dobbiamo prender­ci tutti le nostre responsabilità. Quest'an­no avevamo una rosa importante, avrem­mo dovuto lottare per obiettivi importan­ti, invece siamo stati deludenti. Vedremo cosa succederà più avanti» . Non lo dice, Pizarro, però lo sa: sarà epurazione.