rassegna stampa roma

Roma e Spagna, si ricomincia

(Il Romanista – F.Bovaio) – Luis Enrique è davvero una scommessa, non solo per la Roma, ma per l’intero calcio italiano, che con i calciatori e gli allenatori spagnoli non è che abbia mai avuto un grandissimo feeling.

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(Il Romanista - F.Bovaio) - Luis Enrique è davvero una scommessa, non solo per la Roma, ma per l’intero calcio italiano, che con i calciatori e gli allenatori spagnoli non è che abbia mai avuto un grandissimo feeling.

Diverso, ad esempio, il discorso con gli atleti di lingua spagnola, intendendo per tali i sudamericani, brasiliani esclusi. Argentini, urguguaiani, cileni e compagnia cantante hanno da sempre invaso il nostro calcio, anche per la vicinanza di molti di loro alla nostra terra per via dei legami di parentela che avevano con gli emigranti italiani di fine ’800 e inizio ’900. Dalla Spagna, invece, quasi nulla, specie in giallorosso, tanto che a memoria di giocatori provenienti da quel Paese ricordiamo Cesar Gomez e Luis Del Sol, del quale è stato ampiamente trattato su queste pagine nella settimana pasata grazie ai ricordi dell’impareggiabile Darwin Pastorin e ai resoconti dell’altrettanto bravo Massimo Izzi. Centrocampista dai piedi vellutati e dall’ottima corsa, ebbe il solo difetto di arrivare in giallorosso nello scambio con la Juve che portò i tre gioielli Capello, Spinosi e Landini in bianconero provocando la rivolta della gente romanista, che a quei talenti così giovani si era affezionata davvero. Nei suoi anni nella Capitale, però, Del Sol ebbe comunque un buon rendimento, tanto che indossò anche la fascia da capitano in più di una occasione. Diverso, molto diverso, il discorso per Cesar Gomez, improponibile difensore centrale acquistato negli anni di Zeman dal Tenerife. Era legnoso, bravino di testa, ma assolutamente inadatto al nostro calcio, dai ritmi molto più alti rispetto alle sue limitate capacità. Fece poche apparizioni in prima squadra (per fortuina) e finì presto nel dimenticatoio, anche se la Roma continuò a pagarlo lautamente fino alla scadenza naturale del contratto. Poi di lui si persero le tracce e secondo una delle tante leggende metropolitane che spesso ammantano di mistero anche la nostra città finì col fare il venditore di automobili. Nessuno ha mai saputo se questa storia fosse vera oppure no. Di certo c’è che quelle poche partite o spezzoni di gara che giocò con la Roma lo fecero entrare di diritto nel gruppo delle più grandi bufale di mercato prese dalla società giallorossa nei suoi ottanta e passa anni di storia. In quell’anno arrivò a Roma anche Ivan Helguera, giocatore dalle grandi doti, ma non adatto al gioco di Zeman. Ha poi dimostrato le sue qualità al Real Madrid. All’inizio scrivevamo che Luis Enrique sarà una scommessa non solo per la Roma per l’intero calcio italiano e ora vi spieghiamo perché. Se andiamo a ritroso con la memoria scopriamo infatti che i pochi atleti iberici arrivati dalle nostre parti hanno spesso vissuto vita breve da protagonisti o da gregari. Ripensiamo, per esempio, a Martin Vasquez, gioiello con il numero dieci sulle spalle che fece sognare la Torino granata o a Victor, torello di centrocampo della Sampdoria sempre di quegli anni. E gli allenatori? Uno dei pochi spagnoli arrivati in Italia è recente, Rafa Benitez, esonerato dall’Inter a metà campionato. Insomma, Luis Enrique dovrà invertire questa tendenza proprio con la Roma, provando a farla giocare bene e a vincere attraverso schemi e piedi buoni. La scommesse è ardua, ma può essere vinta. Confidiamo in lui e in chi l?ha scelto.