(Corriere dello Sport - G.D'Ubaldo) Ultimi colpi di coda prima dell’epilogo di una storia che non appassiona nessuno e comincia a stancare i tifosi della Roma.
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Roma, DiBenedetto rinvia
(Corriere dello Sport – G.D’Ubaldo) Ultimi colpi di coda prima dell’epilogo di una storia che non appassiona nessuno e comincia a stancare i tifosi della Roma.
Unicredit e il consorzio americano, che si sono impegnati a far sopravvivere il club giallorosso, da soci, in realtà continuano a litigare. Ci sono ancora tanti soldi in ballo e vicini al filo di lana, i due partner, che si sono promessi fedeltà con l’obiettivo comune del bene della Roma, cercano di curare i propri interessi. Le notizie di ieri sono queste: per il closing venerdì prossimo mancano ancora i tempi tecnici, è molto complicato arrivare alle firme, i legali degli americani sono disposti a lavorare anche nel week end; il comunicato di venerdì è un atto unilaterale, emanazione di Unicredit; DiBenedetto, fanno sapere i suoi collaboratori, sarebbe molto seccato (anche con i suoi uomini a Roma) e ha deciso di rinviare il suo ritorno nella Capitale, già fissato per domani. Ma domani saranno comunque a Roma i suoi due manager, Pannet e Barrow, entrambi nel board di Raptor Accelerator, che cercheranno di far quadrare i conti, puntando a una nuova rinegoziazione.
Fa discutere una cifra intorno ai dieci milioni. Unicredit però sembra orientata a non concedere altre proroghe: o si chiude venerdì, oppure potrebbe stracciare il pre- contratto del 15 aprile. Ma non sembra un ultimatum definitivo. Sabatini, arrivato ieri in ritiro, ha avuto assicurazioni dagli uomini degli americani che non ci saranno colpi di scena. LA LINEA -In questi ultimi giorni Unicredit ha scelto una linea dura, una tecnica di negoziazione. La valutazione che viene fatta per mantenere la Roma a livelli competitivi è una cifra che oscilla tra i 60 e gli 80 milioni, la banca condivide che è necessaria. Occorre fare un aumento di capitale superiore ai 35 cheerano stati previsti in un primo momento. Non si prevedeva questa necessità così impellente. Unicredit ha tenuto in vita la Roma, ci ha messo i soldi, da un anno a questa parte. Ora serve un progetto vero, che secondo le stime degli americani porterà la Roma a incassare di più, ma senza la ricapitalizzazione, non rientrerebbe neppure nelle regole del fair play. Gli americani accettano di aumentare i soldi da investire sulla società, ma vogliono uno sconto dalla banca. Vogliono pagare la Roma sessanta milioni e non settanta. E sono decisi a chiedere uno slittamento del closing. Unicredit è disposta a partecipare a un maggiore aumento di capitale, ma non a concedere sconti, su un accordo che è stato già sottoscritto. Nel giorno della conferenza stampa, DiBenedetto aveva confermato a Cappelli di essere disponibile ad arrivare al closing nei tempi previsti. E questa è la chiave del problema. LA DECISIONE -E’ stato bloccato il factoring, Unicredit non vuole più venire incontro agli americani. Dopo aver concesso il finanziamento, ha fissato il closing. In un vertice tra i manager della banca è stata presa anche una decisione: nella peggiore delle ipotesi, se dovesse saltare tutto, Unicredit andrebbe avanti da sola, cercando in un secondo momento un nuovo socio di minoranza. La banca chiederebbe di restare ai manager scelti dagli americani. DiBenedetto da Boston fa sapere che non intende mollare, non si tira indietro. Ci ha messo la faccia e anche un po’ di soldi, dai nove ai dieci milioni, insieme ai suoi soci. Ma rispetto agli accordi di New York c’è una differenza del passivo di bilancio di circa il cinquanta per cento. Ed è questo, in sostanza, che continua a far discutere. L’accordo non può saltare, al closing in un modo o nell’altro ci si arriverà. Ma come riusciranno a convivere i due partner nella pancia della Roma?
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