(Corriere dello Sport - G. D' Ubaldo) - Segnali di distensione tra Unicredit e consorzio americano. Si cerca una via d’uscita nella settimana del closing, anche se ci sarà da lavorare ancora per far quadrare i conti.
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Roma, confronto serrato
(Corriere dello Sport – G. D’ Ubaldo) – Segnali di distensione tra Unicredit e consorzio americano. Si cerca una via d’uscita nella settimana del closing, anche se ci sarà da lavorare ancora per far quadrare i conti.
NIENTE SCONTI - La posizione di Unicredit resta ferma: non si può rinegoziare l’accordo firmato a Boston il 15 aprile, niente sconti quindi, massima disponibilità, però a partecipare all’aumento di capitale. La banca ha fatto la sua parte e i suoi manager restano fiduciosi. «Non abbiamo nessun motivo per pensare che non si arrivi a una conclusione» , questo il pensiero dell’avvocato Cappelli, presidente della Roma, destinato a restare alla guida della società fino a quando i venti di guerra non si saranno placati e non si arriverà alla firma. Gli avvocati delle parti continuano a confrontarsi quotidianamente per limare una differenza che in questo momento è di 13 milioni. Ieri i manager finanziari di Pallotta (che ha dato input di non abbandonare il tavolo della trattativa), Pannet e Barrow hanno avuto una lunga riunione con il legale dello studio Tonucci, Mauro Baldissoni. Oggi è in agenda l’incontro con i legali di Unicredit con l’attuale presidente giallorosso Cappelli in testa. Si cercherà una via d’uscita, ma la banca è ferma sulla posizione di non concedere sconti. Semmai si potrà lavorare sui tassi di interesse del finanziamento, ma pur abbattendo i tassi, non si arriverebbe mai alle richieste fatte dagli americani.
SE SALTA L’AFFARE - Se l’operazione dovesse saltare la banca sarebbe disposta a gestire la Roma da azionista di maggioranza.«In ogni caso faremo la nostra parte, con l’impegno di assumerci responsabilità più importanti, ove fossimo costretti a farlo», ha riflettuto il presidente Cappelli. Con l’intenzione di confermare l’attuale management e con l’impegno di mantenere la Roma a livelli competitivi, nel rispetto del fair play finanziario. Dello staff dirigenziale scelto dagli americani resterebbero Fenucci e Sabatini, Baldini, apprezzatissimo anche dalla banca, dovrebbe far conoscere la sua posizione. Ai manager di Unicredit dispiacerebbe veder tramontare una soluzione per la Roma che sin dall’inizio hanno sempre ritenuto la migliore. Insomma, in questi giorni si lavorerà per arrivare ad un punto di incontro, anche se la data del closing potrebbe slittare, ma solo di un paio di giorni, per arrivare al 31, giorno della scadenza degli accordi siglati a Boston.
DIBENEDETTO ATTENTO -La Roma ha bisogno di una ricapitalizzazione urgente, per garantire la continuità aziendale. La prima, stimata in un primo momento in 35 milioni, è assolutamente insufficiente. Thomas DiBenedetto segue con attenzione la situazione da Boston, attraverso la minuziosa rassegna stampa che gli viene inviata per e-mail. Il manager americano è pronto a tornare a Roma poco prima della firma dei contratti, che non può slittare, se non di qualche giorno.
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