(Corriere dello Sport-A.Polverosi) Nella vittoria della Roma a Cesena, la prima in serie A, si può scorgere anche un segno del destino, una spinta per credere in un’impresa: se una squadra vince in trasferta, dopo aver giocato senza brillantezza e con poche idee, con un autogol a un minuto dalla fine,
rassegna stampa roma
Roma, colpaccio nel finale
(Corriere dello Sport-A.Polverosi) Nella vittoria della Roma a Cesena, la prima in serie A, si può scorgere anche un segno del destino, una spinta per credere in un’impresa: se una squadra vince in trasferta, dopo aver giocato senza...
autogol nato dalla posizione di fuorigioco di Adriano prima e di Simplicio dopo, se questa squadra si porta a casa i 3 punti, può pensare allo scudetto, perchè la stella che la guida è una buona stella. Non ha giocato bene, però qualcosa ha creato. Un’occasione da gol (straordinario il vecchio, inossidabile Antonioli di fronte al suo ex compagno Totti), una sventola di Vucinic uscita di poco nel primo tempo, un gol sempre di Vucinic giunto un attimo dopo che il guardalinee Nicoletti (lo stesso del patatrac del gol) aveva alzato per errore la bandierina (il montenegrino era in linea con Von Bergen) e una traversa di Borriello nella ripresa, da dove è partita l’azione del gol. Di sicuro la Roma ha fatto più del Cesena che si è preoccupato solo di controllare il tentativo di gioco degli avversari. A quel ritmo, e senza l’obbligo di impostare la manovra, giocatori come Parolo e Lauro non hanno avuto troppi problemi. Il Cesena era votato quasi esclusivamente al contenimento degli attacchi (anche se definirli tali in molti casi è un eccesso) della Roma. Arrivava da due vittorie e un pareggio, si pensava a una squadra piena di energie e di ottimismo, invece ha osato poco. Seguendo una strategia difensiva, ha abbassato Giaccherini e Jimenez sulla linea di centrocampo, così da riempire il settore centrale con un bel po’ di bianconeri. Sotto questo profilo, il lavoro dei romagnoli è stato efficace perchè in quella zona di campo la Roma non ha mai trovato spazi. Ma il rischio è che alla fine, quando davanti ti trovi quel cast di attaccanti, un gol prima o poi lo prendi. E allora, addio strategia. LE SCELTE DI RANIERI - Aveva pensato di mettere Menez dietro a Totti e Vucinic, ma non c’era armonia nella manovra d’attacco. Sia il francese che il montenegrino attaccavano con iniziative personali che si frantumavano sulla solida e massiccia ( anche come densità) difesa romagnola. Totti tornava a giocare da centravanti, soprattutto tornava a giocare da titolare, ma il capitano era sempre ai margini dell’azione, mai un colpo decisivo, mai un lampo di luce. E quando Vucinic, con un pallonetto stupendo, l’ha messo davanti ad Antonioli, ha sbagliato un gol clamoroso. Cassetti a destra spingeva con insistenza, tantochè Ficcadenti ha dovuto cambiare gli esterni, spostando Giaccherini, più dinamico di Jimenez, per frenarne un po’ gli attacchi; Perrotta dava ritmo e intensità, ma solo lui attaccava l’area avversaria, perchè De Rossi e Simplicio restavano bloccati; Vucinic ogni tanto illuminava la scena. Ma la manovra, intesa come insieme, sgorgava a fatica, un po’ involuta, con un incedere claudicante. POI BORRIELLO - Dopo i famosi 4 minuti di Marassi, per restituire spazio e dignità al capitano (squalificato mercoledì prossimo nel derby di Coppa Italia), Ranieri aveva portato Borriello in panchina. E lì ce l’ha lasciato anche all’inizio del secondo tempo, nonostante le difficoltà evidenti di Totti. Se già nel primo tempo era un’impresa avvicinarsi alla porta, nel secondo è diventato quasi impossibile, anche perchè il Cesena restava sempre più frenato con i suoi esterni. Basta un dato per capire la ripresa dei romagnoli: il primo tiro in porta è arrivato al 32' con Parolo. Il 36' è stato il momento decisivo. Ranieri ha tolto Vucinic e Menez, lasciato in campo Totti, inserito Borriello e Adriano e schierato l’attacco col tridente, il capitano a destra, il brasiliano a sinistra e il miglior attaccante della Roma di questo momento, vale a dire Marco Borriello, al centro. Una luce, seppure fioca, si è accesa nell’attacco romanista visto che con l’ex milanista sia Von Bergen che Pellegrino dovevano faticare. Un fallo di mano di Colucci ha portato alla punizione decisiva. L’ha battuta De Rossi per la testa di Burdisso, poi cross- ponte di Totti per Borriello che si è alzato in aria, ha controllato la palla nonostante la pressione di Lauro e mentre cadeva l’ha girata a rete: traversa. Adriano era in vantaggio su tutti perchè, seppur di poco, era in fuorigioco, nonostante questo non ha trovato di meglio che calciare su Antonioli, deviazione del portiere, sulla palla è giunto Simplicio, quasi sulla linea di fondo e anche lui in fuorigioco quando Adriano aveva battuto a rete: il cross dell’ex palermitano è stato maldestramente girato nella sua rete da Pellegrino.Così la Roma ha risposto all’Inter, alla Juve e alla Lazio, è rimasta nella scia dello scudetto e torna da Cesena con una certezza: ha attaccanti formidabili, Vucinic, Menez, Totti e Adriano, però ora la punta da cui non può prescindere è Borriello. Ranieri lo sapeva, ma la gestione di tanta ricchezza lo ha portato a commettere un errore. Che difficilmente ripeterà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA