(Corriere dello Sport-A.Ghiacci) Cinque assist e la sensazione che con lui la Roma avesse fatto un grande affare. Questo fino a ieri sera. Dopo la partita con il Lecce si è aggiunto il gol,
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Roma che salto
(Corriere dello Sport-A.Ghiacci) Cinque assist e la sensazione che con lui la Roma avesse fatto un grande affare. Questo fino a ieri sera. Dopo la partita con il Lecce si è aggiunto il gol,
il primo con la maglia della Roma, arrivato dopo una serie lunghissima di passaggi, ben 18 (sporcati dal tocco di testa di Oddo sul cross di Rosi). Miralem Pjanic, ancora lui, ancora uno dei migliori tra i giallorossi. Era lì, al minuto venticinque del primo tempo, in mezzo all’area, a un passo dalla porta difesa dall’ex romanista Julio Sergio. Era lì, al posto giusto nel momento giusto. E non ha sbagliato, depositando in rete, con il piatto sinistro, l’ottimo assist di Taddei. Ha finalizzato un’azione tipica del calcio che Luis Enrique, ha in testa, quello che chiede ai suoi nel lavoro quotidiano, giorno dopo giorno: il possesso-palla che si sviluppa soprattutto sulla trequarti avversaria, il continuo cambio del fronte d’attacco in attesa dell’imbucata giusta. E’ andata proprio così: De Rossi per Taddei, al centro per Pjanic, gli ultimi due passaggi della serie di diciotto, e il gol. «Felice davvero per la prima rete, l’aspettavo» ha detto Pjanic. Poi, il professionista che è in lui: «Ma ciò che conta più di tutto il resto è il risultato della squadra» .
SODDISFAZIONE - Pjanic cresce, con lui il centrocampo a tre completato da Gago e De Rossi. Proprio loro che nelle ultime due settimane avevano lasciato Trigoria per gli impegni con le loro nazionali. E se il centrocampo di una squadra funziona, il lavoro è già a metà dell’opera. «Abbiamo giocato bene - ha detto il bosniaco - tra la nostra prestazione e quella del Lecce non c’era un solo gol di differenza ma tre o quattro» . E forse uno dei problemi di ieri sera è dovuto proprio al fatto che per quanto creato, la Roma ha segnato poco, soltanto due gol. Fino a quando la partita non è diventata difficile e il rischio del gol del pareggio leccese era dietro l’angolo. «E’ vero - conferma Pjanic - la sfida non era difficile per noi, ma con tutte quelle occasioni buttate al vento alla fine abbiamo rischiato» . Dopo le fatiche con la Bosnia e il sogno di qualificazione al prossimo Europeo abbandonato per il ko pesante subito contro il Portogallo, Pjanic era di nuovo in campo: «E’ stata una settimana dura, ma ora sono felice per la vittoria. Problemi fisici dopo tante partite? No, il tecnico mi ha sostituito soltanto per un po’ di stanchezza. Io, De Rossi e Gago siamo complementari. Inoltre più passano le settimane, più ci conosciamo e più diventa facile giocare insieme» .
QUALITA’- La sua partita è finita a metà ripresa, quando Luis Enrique lo ha sostituito con Greco. Poco prima di lasciare il campo però, un bel regalo, proprio a uno dei due compagni di reparto. Il tocco prima del gol del raddoppio di Gago è ancora di Pjanic: un esterno destro veloce a eludere il pressing della difesa del Lecce. Una prestazione, quella del giovane bosniaco, fatta come al solito di grande sacrificio e tocchi geniali, quelli che Totti definì «in grado di far fuori l’avversario all’ultimo istante, quando nessuno se l’aspetta più» . Tecnica allo stato puro, questo è Miralem Pjanic. Giovane e esperto allo stesso tempo, già ampiamente rodato sia in Champions che a livello di nazionale. Il tutto a soli ventun’anni. E allora sì, rieccola la sensazione: la Roma, investendo gli undici milioni di euro finiti nelle casse del Lione, l’affare l’ha fatto eccome.
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