(Il Tempo - T.Carmellini) - Dominare, esprimere un bel gioco e mostrare una crescita costante, non basta per vincere le partite: serve metterla dentro e soprattutto non distrarsi mai... nemmeno a tempo quasi scaduto.
rassegna stampa roma
Roma, che peccato
(Il Tempo – T.Carmellini) – Dominare, esprimere un bel gioco e mostrare una crescita costante, non basta per vincere le partite: serve metterla dentro e soprattutto non distrarsi mai… nemmeno a tempo quasi scaduto.
La Roma torna sconfitta da Genova al termine di una partita dominata per lunghi tratti e che dovrà servire da lezione alla squadra di Luis Enrique che cresce dal punto di vista del gioco, ma non ancora da quello psicologico e continua a concedere troppo agli avversari. Il tecnico asturiano punta sulla linea verde: i tre attaccanti lì davanti fanno di media vent’anni e la mancanza di esperienza a tratti si vede tutta. Un dinamismo forsennato, la Roma spinge e pressa per buona parte del primo tempo, soffre solo qualche ricaduta dopo lo sprint d’avvio, rischia davvero in una sola occasione (diagonale di Merkel al 29’), ma per il resto sembra avere la partita in mano. Sembra, perché alla spinta offensiva, ai gol sbagliati da Borini prima e Gago poi, fa da contraltare il contropiede micidiale innescato dal Genoa: terminale offensivo il solito Palacio. L’argentino fa tutto perfetto, porta via Heinze dal centro e serve Jankovic che in mezzo all’area ha tutto il tempo di stoppare il pallone e trafiggere Stekelemburg. Ma Burdisso dov’era?
L’uno a zero non cambia la Roma che chiude la prima frazione in avanti e nella ripresa sembra averne ancora di più. Si gioca praticamente a una porta con la squadra di Malesani chiusa lì dietro che si difende con tutti gli uomini lasciando il solo Palacio sulla linea di centrocampo. Al pressing infruttuoso della Roma va aggiunto poi un approssimativo Gervasoni: e siamo generosi perché non vogliamo credere nella malafede del fischietto. Perché tira fuori il giallo per Seymour solo nella ripresa? La Roma avrebbe potuto giocare in superiorità numerica per un tempo intero. Luis Enrique cambia, mette dentro tutta la roba offensiva che ha: Osvaldo per Lamela, Greco per Pizarro e poi nel finale anche Borriello per Perrotta e difesa che passa a tre. La Roma ci crede, non ci sta a perdere una partita dominata e alla fine arriva almeno il gol del pareggio. Ci pensa proprio l’ultimo entrato Borriello (81’) a rianimare una palla già morta che Borini deposita in rete. Finita? Macché, c’è ancora il tempo per la beffa finale che consegna alla Roma una brutta sconfitta (3ª in campionato, 4° anno di seguito a Genova), complice anche Stekelenburg. Il gol di Kucka è troppo: sconfitta immeritata, ma il calcio è così e sabato c’è il Milan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA