(La Stampa S.Di Segni) - Qualcuno ha già suggerito a Mister Thomas DiBenedetto di far sbarcare all' Olimpico le «cheerleaders», le graziose sostenitrici degli sport americani.
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Roma americana. Unicredit e i tifosi hanno già scelto
(La Stampa S.Di Segni) – Qualcuno ha già suggerito a Mister Thomas DiBenedetto di far sbarcare all’ Olimpico le «cheerleaders», le graziose sostenitrici degli sport americani.
Dopo giorni di silenzi e vicende poco chiare, dopo la smentita dell'interesse di Aabar, dopo la conference call tra Unicredit, Rothschild e Rosella Sensi, l'offerta vincolante della mini-cordata Usa si è aggiudicata il timbro di idoneità: «È la più competitiva», informa Italpetroli. Il futuro a stelle e strisce della Roma passa ora per l'esame delle carte, con l'istituto di credito che ha chiesto agli statunitensi di fornire alcune integrazioni alla documentazione già presentata, così da poter avviare una vera e propria trattativa esclusiva.
Quattro giorni dovrebbero bastare a chi assiste gli americani per mettere a punto il fascicolo. Lo studio Tonucci è già al lavoro, le telefonate a New York dell'avvocato Mauro Baldissoni sono state fittissime nelle ultime ore: fonti finanziarie assicurano che si tratta di dettagli tecnici, per non dire formalità. Una di queste era l'autorizzazione a divulgare il nome del primo candidato a impossessarsi del club giallorosso: «La società statunitense DiBenedetto AS Roma LLC», recita il comunicato di Italpetroli. Quanto all'articolazione dell'offerta, il viaggio nella Grande Mela che i vertici della banca hanno affrontato una settimana fa e il rientro in Italia con un memorandum di intesa nella valigetta lasciano immaginare che non sarà difficile fare quadrato. Il negoziato potrebbe entrare nel vivo a partire da lunedì, l'esito di lì a breve. Il piano prevede la partecipazione di Unicredit sia in qualità di finanziatore, sia come socio di minoranza. «Si può fare», ha detto l'ad della banca Ghizzoni: 60% a DiBenedetto & Co., 40% a Piazza Cordusio. Che a sua volta girerà una quota ad un terzo soggetto italiano: l'impronta nostrana potrebbero darla il magnate della farmaceutica Angelini o la famiglia di costruttori Parnasi. Questi ultimi godono di ottimi rapporti con Unicredit, risponderebbero all'identikit del partner ideale per la futura realizzazione del nuovo stadio e si sono già detti disponibili qualora le condizioni si rivelassero adeguate. C'è di più: entrambi gli imprenditori soddisferebbero la sponda del Tevere che reclama un tocco di romanità.
La Capitale ieri è andata in tilt, come il sito ufficiale della società di Trigoria, come gli altri concorrenti che ambivano alla Roma: a spazzare momentaneamente dal tavolo le offerte di Angelucci, della Claraz SA (i lussemburghesi spacciati come Aabar), del fondo con interessi in Libia e della «folkloristica» cordata francese, non sono stati i petroldollari degli sceicchi, ma il piano industriale degli americani. Il rilancio del brand giallorosso è in cima ai desideri di DiBenedetto, che nell'ultima visita all'Olimpico notò l'assenza di un megastore, lo sfruttamento limitato dei tabelloni pubblicitari e quello dei palchetti d'onore. Mercoledì sera, nella Tribuna Monte Mario, mentre Totti e soci inciampavano sul Brescia, qualcuno già sventolava una bandiera a stelle e strisce. Nel frattempo, dalla Curva Sud montava il disappunto verso Giampaolo Angelucci, da molti indicato come l'unico avversario accreditato degli uomini venuti da Boston. Il popolo, per conto suo, aveva già scelto.
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