rassegna stampa roma

Roma alla conquista dell’America

(Il Romanista – F.Paniccia) – L’ emittente satellitare di informazione americana Foxsports ha tracciato le linee della nuova Roma con un servizio dettagliato, passando anche per le parole di chi questa vicenda l’ ha seguita dall’...

Redazione

(Il Romanista - F.Paniccia) - L’ emittente satellitare di informazione americana Foxsports ha tracciato le linee della nuova Roma con un servizio dettagliato, passando anche per le parole di chi questa vicenda l’ ha seguita dall’ origine.

Gli italiani sono sempre stati affacinati dagli Stati Uniti. Naturalmente non è stata una grande sorpresa che ci fossero grandi aspettative su Thomas DiBenedetto, da quando il businessman di Boston ha accettato di acquistare la Roma questa estate. Un americano atipico. Spaventati dalle novità e dall’incertezza, i sostenitori giallorossi erano scettici. Che cosa aveva portato il club a prendere una tale decisione? Perché Di Benedetto avrebbe scelto di fare un "all in" alla sua prima mossa invece di giocare sicuro e affidarsi a nomi più affermati? Enrique aveva da poco annunciato che stava lasciando la sua prima squadra allenata nella sua carriera, la squadra riserva dei vincitori della Champions League. «Il motivo per cui abbiamo scelto Enrique è simbolico», ha spiegato il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini. «Lui rappresenta la discontinuità. Enrique rappresenta un’idea di calcio che vorremmo seguire, che si impone oggi attraverso la Spagna e il Barcellona, una specie di calcio, che è un po barocco, ma molto efficace. Enrique costituisce una novità assoluta, una decisione coraggiosa e provocatoria che farei di nuovo». «Non sto portando una rivoluzione, solo buon senso e pragmatismo. In altri paesi queste cose sono già state fatte, quindi perché non in Italia» ha detto a ’La Repubblica’ il direttore generale Franco Baldini. Sconsiderati o no, è grazie alla Roma che stanno tentando di cambiare la cultura dominante in Serie A ,dove si dice ancora che i risultati vengono prima di tutto. Un’indicazione di come Enrique vuole il gioco della Roma si può ricavare facendo un rapido sguardo alle statistiche del Barcellona B della scorsa stagione. Secondo Opta, in media il possesso palla è stato pari a cirica il 65%, con una media di 546 passaggi a partita - dati superiori persino a quelli del Real Madrid in prima divisione. Ma la serie A e la Roma sono tutt’ altra storia. Per fare un esempio di questa rivoluzione, si parte dai giovani della Roma Campione d’Italia del campionato Primavera, si alleneranno la prima squadra a fianco sullo stesso programma e con lo stesso sistema (basato sul 4-3-3)per promuovere la comprensione tra i giocatori del Cantera Romana che fare il salto per diventare un titolare con il club in Serie A non è impossibile. E con l’arrivo di giocatori come Bojan Krkic e José Angel, rispettivamente da Barcellona e Sporting Gijon, due under-21 spagnoli, così come la firma del giovane e talentuoso fantasista Erik Lamela, il discorso di un BarçaRoma o giallo-grana non fa una piega. vola basso. Come allenatore, la cosa più semplice sarebbe stata seguire il suo corso di successi con il Barcellona B, e aspettare pazientemente la fine dell’era Guardiola, per poi prenderne il posto in prima squadra. Ma questo non è lo stile di Luis Enrique. Ha bisogno costantemente di una nuova sfida e la Roma, forse, è quella più grande . Ci vorrà pazienza, soprattutto con una squadra che, dopo le partenze di Philippe Mexès, Jérémy Menez e Mirko Vucinic, è in piena transizione. Si dice che ’Roma non fu costruita in un giorno’, un modo di dire che Di Benedetto usa particolarmente, ma con l’Ironman delle Asturie come allenatore le fondamenta hanno un aspetto più robusto.