(Gazzetta dello Sport - M. Cecchini) - Se il calcio è anche un gioco di specchi che riflette la condizione umana in qualunque campo si espliciti, è bello trovare comunanze interpretative tra i fermenti politico-culturali della Russia ottocentesca e la rivoluzione calcistica che la Roma sta portando avanti.
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Roma al primo pit stop. Luìs Enrique chiede pazienza
(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) – Se il calcio è anche un gioco di specchi che riflette la condizione umana in qualunque campo si espliciti, è bello trovare comunanze interpretative tra i fermenti politico-culturali della Russia...
Il concetto di base del resto è solo uno: il bisogno di tempo. «Il mondo uscente non lascia eredi, ma una vedova incinta. Sarà necessario che scorra acqua sotto i ponti fra la fine dell’uno e la nascita dell’altro» . Lo scriveva preoccupato un secolo e mezzo fa lo scrittore moscovita Alexander Herzen e pensiamo che a questa idea possa associarsi anche l’asturiano Luis Enrique, che prova a far da levatrice ad un bimbo dal dna modificato.
I tonfi col Paris Saint Germain (3-0) e i balbettii con l’Innsbruck (vittoria per 1-0, gol di Caprari), in fondo, non hanno fatto altro che dare materia ad un concetto che si è dato per scontato ma finora solo in maniera virtuale: il bisogno di pazienza. Certo, i primi sussurri da spogliatoio raccontano di un Luis Enrique più accigliato di quanto trasparisse dall’ufficialità per i tempi di apprendimento delle sue idee, ma adesso preferiamo porre l’accento sul volto bello di questo ritiro: il feeling innegabilmente scattato tra un tecnico giovane, lo spogliatoio e dei tifosi che hanno doti infinite tranne una: la pazienza. Adesso, forse, è il momento di crescere tutti quanti.
LA DIFESA - Rosi più concentrato Taddei fa l’apprendista. I dubbi sono al centro È il reparto che l’occhio impietoso da tv ha genericamente messo sotto processo. Ma non occorrono avvocati di chiara fama per sentenziare come la difesa sia il reparto più lontano dal suo assetto definitivo. La porta attende un padrone (Stekelenburg), e per il suolo di vice sarà ballottaggio tra Curci (coccolato da Tancredi) e Lobont (giudicato più esperto dagli spagnoli). Se la fascia destra è appaltata in avvio a Cassetti, la bella novità è che c’è un Rosi finalmente concentrato e pronto per una squadra a trazione anteriore. A sinistra le cose si fanno più complicate perché, se è vero che Josè Angel ha buona corsa, l’attitudine difensiva non sembra enorme. E il riciclato Taddei è ancora un apprendista difensore. Heinze? Sulla fascia occorre birra, e forse da centrale ormai rende meglio. A proposito, urge il recupero di Juan — a Riscone sempre ai box — e soprattutto buone notizie da Burdisso. Tra domani e sabato dovrebbe essere a Roma e proverà a non operarsi all’anca. Se però i segnali non fossero positivi, c’è da incrociare le dita, visto che i meccanismi difensivi paiono ancora incerti. E i tre schiaffi presi dal Psg sono lì a dimostrarlo.
IL CENTROCAMPO - Bene Viviani e Greco. Ma occhio al dualismo tra De Rossi e Pizarro Nel gioco di Luis Enrique, il movimento senza palla e il pressing in fase di non possesso rendono la condizione fisica fondamentale. Neppure quest’anno si è visto il fondo: il nuovo staff ha puntato sull’intensità, più alta rispetto all’era Ranieri. Anzi, persino in misura maggiore rispetto a quanto i giocatori hanno potuto dare in questo periodo. Detto che Viviani e Greco sono piaciuti, che Perrotta e Brighi sono l’usato sicuro anche da incursori, che il mercato dovrà portare un nuovo acquisto polivalente, resta il rebus legato al centrale davanti alla difesa. Come da programma, quel ruolo dovrà toccare a De Rossi, ma ci sono segnali di come si stia riproponendo il dualismo dello scorso anno con Pizarro. Finora il cileno è stato allargato ad intermedio, col risultato di far scendere il suo rendimento in modo notevole. Riproposto da regista (contro l’Innsbruck) il suo apporto migliora, anche se — rispetto alle esigenze del tecnico— cerca troppo il lancio lungo piuttosto che la manovra palla a terra. Visto che De Rossi è un totem inamovibile, Pizarro può essere una delle scommesse (o dei motivi di tensione) della prossima stagione. Urge chiarezza.
L'ATTACCO - Totti vicino alla porta garantisce gol e assist, Borriello parte esterno. Da Verre a Totti, la fascia di età compresa dall’attacco della Roma offre soluzioni di ogni tipo. Segnalato come anche il tecnico si sia rassegnato senza drammi alla partenza di Vucinic (cosa che porterà anche ad una «new entry» ), il tridente di partenza darà spazio a tutti. Se Caprari è un baby da far crescere con attenzione, il giovanissimo Verre è stato impiegato (bene) soprattutto da centrale «alla Totti» . Ruolo che fa gola a molti, a partire da Bojan, che vorrebbe ricalcare i movimenti di Messi. Sul capitano inutile spendere parole: giocando vicino alla porta può fare gol e mandare in rete i compagni. Diversa invece è la soluzione tattica scelta per Borriello. L’ex milanista nelle ultime prove è partito a destra, posizione da cui può convergere e utilizzare il sinistro (suo piede preferito) per calciare da fuori area. Risultati? Positivi, anche perché lui è uno di quelli meglio predisposti al pressing richiesto da Luis Enrique. E Lamela? In attesa di scoprirlo, l’argentino viene descritto in grado di ricoprire tutte le posizioni d’attacco come Bojan. Ma un avviso ai naviganti è d’obbligo: l’allenatore vuole anche sacrificio in copertura, altrimenti gli equilibri saltano
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