rassegna stampa roma

Roma ai raggi X

(Il Tempo – T.Carmellini) – La ferita è aperta… e fa male. Il deludente avvio di questa nuova Roma targata Luis Enrique lascia nell’aria diversi interrogativi. Molti sono gli stessi della vigilia, ancora senza risposta, ma il...

Redazione

(Il Tempo - T.Carmellini) - La ferita è aperta... e fa male. Il deludente avvio di questa nuova Roma targata Luis Enrique lascia nell’aria diversi interrogativi. Molti sono gli stessi della vigilia, ancora senza risposta, ma il ko con il Cagliari ne ha aggiunti di nuovi su un organico che fatica ad assimilare i movimenti e il sistema di gioco richiesti dal tecnico asturiano.

Il primo interrogativo ruota proprio al nuovo modulo per il quale questa rosa sembra poco adatta: sensazioni. Il 4-3-3 imposto da Luis Enrique non è di quelli abituali e nessuno dei giallorossi lo ha mai applicato. Ci vuole tempo per assimilare certi movimenti, per acquisire padronanza delle nuove posizioni in campo e aggredire gli spazi nel modo preteso dall’allenatore che ha in testa il «tiqui-taca» meravigliso applicato dal Barcellona di Guardiola: perché è evidente che il tecnico si ispiri a quello. Il problema però è proprio legato al tempo: e di quello Luis Enrique ne ha avuto poco per assemblare questo gruppo divenuto veramente tale solo a fine agosto e che, fortunatamente, ha giovato anche dello slittamento del campionato rimediando due settimane di tempo extra per lavorare assieme. Al discorso «tempo» si lega però anche un aspetto negativo. La domanda è: quanto tempo impiegherà la Roma per diventare quella macchina perfetta che al momento gira a meraviglia solo nella testa del nuovo allenatore? L’interrogativo è lecito e la risposta è praticamente impossibile, anche se già col Cagliari qualche passo avanti si è visto rispetto al nulla assoluto mostrato nel match di ritorno contro lo Slovan in Europa League.

C’è poi il discorso legato ai nuovi acquisti: undici in totale. Un mercato fantastico verrebbe da dire, quarantadue milioni investiti, tutti o quasi su giocatori molto giovani. Verissimo se si vanno ad analizzare le singole qualità, il talento nel suo complesso e la ventata di novità che Sabatini è riuscito a portare a Trigoria cambiando il planisfero dello spogliatoio giallorosso. Ma anche l’aspetto «nuovi» ha inevitabilmente il suo lato negativo. Sei acquisti messi dentro all’esordio in campionato (otto finali visti gli ingressi di Gago e Borini), forse troppi per una squadra che sta cercando ancora gli assetti giusti. Entrando poi nello specifico, delusione per le due novità offensive più richieste dal tecnico asturiano: Bojan e Osvaldo. I due provenienti dal calcio spagnolo hanno faticato ad entrare in sintonia con i tempi del campionato italiano ed hanno clamorosamente steccato alla prima uscita all’Olimpico. Così come non ha ancora convinto il nuovo portiere giallorosso Stekelenburg: lento e poco reattivo. Segnali incoraggianti invece per quanto riguarda Heinze (disinvolto in difesa), Pjanic (molto bene anche se dura solo un tempo nel quale però fa vedere di possedere numeri importanti) e José Angel che sarebbe stato il migliore a paletti dei suoi se non avesse commesso quelle due ingenuità che sono costate care a lui e alla Roma.

Positivi anche gli ingressi a partita in corso di Gago (diligente e preciso modello Baldini) e del giovane Borini: un ragazzo giovanissimo con una gran fame, tanta voglia di spaccare il mondo e che si è guadagnato una chance addirittura per giocare titolare sabato prossimo a San Siro contro l’Inter. Difficile, ma non impossibile. Dulcis in fundo la vecchia guardia. Quella «buona» continua a tenere in piedi anche la Roma targata Usa. Totti e De Rossi migliori in campo nella gara d’esordio in campionato contro il Cagliari, sembrano essere le linee guida sulle quali anche Luis Enrique costruirà il futuro. Il capitano dopo le polemiche delle settimane scorse e il chiarimento seppur parziale, ha fatto quanto aveva promesso: messe da parte le questioni personali, si è dedicato completamente alla squadra diventando grande uomo assist e confermandosi alla fine del match l’uomo più pericoloso dei giallorossi. Ha tenuto fino in fondo, è tornato dietro a difendere quando serviva e cercato di far decollare questa squadra ancora in fase di costruzione. Su De Rossi poco da aggiungere: sembra tornato quello di un tempo e con lui Luis Enrique va sul velluto. Tornato nel ruolo che predilige, potrebbe essere costretto anche a spostare il suo raggio d’azione vista l’infinita versatilità. E tra i «vecchi», aspettando un’altra chance di Cassetti, anche Borriello (così come Rosi) alla fine non ha fatto poi così male: comunque meglio dei due nuovi acquisti. Tutto da risolvere il nodo legato agli altri «vecchi» quelli che finora non sono stati utilizzati e che evidentemente Luis Enrique vede meno: o per nulla. Da Pizarro in giù in quel settore la Roma dovrà lavorare in futuro per favorire qualche trasloco indolore.