rassegna stampa roma

Roma affonda

(Il Tempo – T.Carmellini) Una sola parola: ridimensionamento. È il bilancio della sfida del sud che magari non sarà un vero e proprio derby, ma stabilisce le priorità di questo campionato.

Redazione

(Il Tempo - T.Carmellini) Una sola parola: ridimensionamento. È il bilancio della sfida del sud che magari non sarà un vero e proprio derby, ma stabilisce le priorità di questo campionato.

Il Napoli sfata un tabù lungo diciotto anni e vola via, la Roma resta la palo: malissimo. Senza gioco né idee la squadra di Ranieri rimedia la prima sconfitta casalinga stagionale (l'ultima risaliva al quel maledetto Roma-Samp dello scorso aprile) e conferma una netta flessione con un solo punto raccolto nelle ultime tre partite: un disastro che la spinge lontano anni luce da quello scudetto più volte sognato, ma soprattutto la allontana in maniera preoccupante da quel quarto posto che vale la Champions. Obiettivo minimo di una stagione ora davvero tutta in salita. Eppure è la Roma a partir meglio e portar dalla sua parte i primi venti minuti di una partita sempre briosa che rischia di incattivirsi almeno un paio di volte, specie quando Rosi e Lavezzi si rendono protagonisti di un poco lusinghiero scambio di sputi. Poi il Napoli cresce, anche perché sembra star meglio con le gambe, arriva sempre primo sul pallone e i giallorossi faticano. Dopo il sinistro di Vucinic al 16', sul quale De Sanctis chiude bene, il resto è più o meno solo Napoli. La squadra di Mazzarri parte per giocare di rimessa, sfruttando la velocità del suo tridente, ma si ritrova sempre nellà metà campo avversaria e Julio Sergio è chiamato più volte in causa non risparmiando le solite incertezze. Ma è bravo al 27’ a sdrairsi sul traversone al veleno di Maggio, così come sulla punizione a girare di Gargano dieci minuti dopo. I problemi per la Roma arrivano tutti o quasi dalla parte di un Riise ancora lontano anni luce dalla forma migliore, mentre dall'altra parte Rosi se la cava non male. In avanti un po' isolato Borriello, ma di palloni giocabili nel primo tempo gliene arrivano pochi davvero. La ripresa parte con il cambio annunciato di Ranieri che mette dentro Menez per Taddei, ma il francese non ha nemmeno il tempo di toccare il primo pallone che dall'altra parte del campo Juan commette l'errore fatale che conferma il suo momento no. Il brasiliano ha perso la serenità di un tempo e commette mille imperfezioni durante la gara fino allo sgambetto che manda in terra Hamsik e la Roma intera. Per Bergonzi è rigore e dal dischetto Cavani ammutolisce l'Olimpico (c'è un accenno di polemica per il doppio palo colpito dal napoletano, ma le immagini mostreranno come il gol sia regolare). E così, proprio l'uomo che doveva approdare nella capitale («ma te pare che me presento a Roma con Cavani» aveva detto in tempo insospettabili qualcuno), diventa il giocatore più prolifico della storia del Napoli: diciannovesimo gol stagionale e millesimo del Napoli in trasferta. Che peccato!

La Roma prova a reagire, alza il suo baricentro, ma non trova mai gli ultimi metri e mentre Totti si scalda per entrare inneggiato dalla Sud, il Napoli sfiora anche il raddoppio. Che arriva, inevitabile al 38' quando Lavezzi mette sui piedi di Cannavaro un gran pallone che il capitano del Napoli mette dentro: lì in mezzo c'è sempre lui. Cavani e sono venti: 2-0. La Roma finisce qua, forse è il momento di iniziare a pensare davvero al futuro, perchè per oggi tutte le bandiere americane apparse all'Olimpico tornano a casa arrotolate. I romanisti fischiano e chiedono alla squadra di tirar «fuori le palle», i napoletani intonano «o’ surdato ’nnammurato»... ed è giusto così!