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Roma a nervi tesi. Luis Enrique avvisa Totti «Gioca chi sta meglio»

(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) La utile frequentazione dei colleghi spagnoli ci ha portato in dote una definizione di Luis Enrique che a Barcellona è in voga tra gli addetti ai lavori: raro como un perro verde. Tradotto: strano come un...

Redazione

(Gazzetta dello Sport - M.Cecchini) La utile frequentazione dei colleghi spagnoli ci ha portato in dote una definizione di Luis Enrique che a Barcellona è in voga tra gli addetti ai lavori: raro como un perro verde. Tradotto: strano come un cane verde.

Tutto questo per i suoi integralismi fisico-disciplinari. Ecco, poco più di un mese di Roma hanno già trasformato il cucciolo di allenatore che in ritiro si lasciava coccolare dai tifosi in un tecnico teso, pronto a mostrare la mascella al mondo per dire: qui si fa a modo mio.

TOTTI COME TUTTI Nessuna sorpresa. La Roma ha fatto questo effetto a molti. Ciò che è più sorprendente invece è che, dopo il ko dell'andata contro lo Slovan Bratislava, la squadra corra il rischio di non partecipare alle coppe europee. Se a questo si aggiunge la gestione maschia dei casi Totti (non titolare all'andata) e Borriello (impiegato e perciò incedibile ad una squadra che fa le Coppe), il quadro è completo. Ma la domanda è la solita: stavolta Totti ci sarà?

L'impressione è che sia in bilico più o meno come Okaka, con dei riverberi psicologici facili da immaginare. A tutti, poi, è parso evidente la differenza emotiva con cui lo spagnolo parla di De Rossi («non posso che parlarne bene») rispetto al capitano. Segnali?

I PIU' PREPARATI «Io sceglierò sempre i più preparati — dice lo spagnolo — e li decido in base a come si allenano. Questo è il mio modo di lavorare e non lo cambierò. Non mi faccio condizionare dalle voci. All'inizio i tifosi mi chiedevano: "Falli correre!". La cosa mi ha sorpreso, ma possono stare tranquilli: non so se vinceremo, ma io sceglierò sempre i più preparati. Il caso Totti? Sinceramente non vedo "disfunzioni", per me è importante l'obiettivo da raggiungere. Se poi ho un problema con un giocatore ci parliamo in faccia: per ora nessuno ha avuto niente da ridire. Capisco che chi non gioca possa risentirci, questa è una legge del calcio talmente vecchia che non sarò io a cambiarla». E a chi insiste aggiunge: «Chiaro che chi deve gestire un gruppo tratti le persone in maniera diversa, ma ciò che devono essere uguali sono le norme di convivenza e di comportamento. E questo l'ho sempre vissuto sulla mia pelle, giocando nelle migliori squadre di Spagna. Ad esempio la formazione la darò sempre un'ora prima della partita, proprio per rispetto dei giocatori. Poi se un calciatore chiama un giornalista, è un altro paio di maniche. Io non l'ho mai fatto».

POCHI GOL Sull'impiego di Borriello, che ha creato molti malumori fra la dirigenza, Luis Enrique è categorico. «Certo che sapevo che la società voleva venderlo, ma era uno a disposizione e quindi ho deciso di utilizzarlo. Il fatto che non possa essere utilizzato altrove non mi condiziona». E sugli arrivi col contagocce è netto: «Non so quanti arriveranno, ma sono talmente concentrato sullo Slovan, sul mio esordio all'Olimpico, il resto non mi interessa. Il 31 agosto vedremo se faremo una squadra da bassa classifica o da primo posto. Ora sono un po' preoccupato dal fatto che non segniamo, ma siamo migliorati». Titoli di coda in ordine sparso: «Mi sento sostenuto dalla società, siamo perfettamente in linea con i tempi, sono felice come il primo giorno. Poi nel calcio comandano i risultati: se vinco sarò un campione, altrimenti non varrò nulla». E il ringhio del cane verde, alla fine, sembra un po' più fioco